Che le banche eroghino liquidità, magari a chi dicono loro, fa parte del loro lavoro. Ma se si tratta di vino, il più sacro dei liquidi, la faccenda assume tutta un altro interesse. Soprattutto se siamo in California, terra di rossi decisamente importanti. E costosi.
Dal fallimento delle banche all'asta dei vini
La storia è raccontata dal Wall Street Journal. Tutto nasce dal fallimento di due banche californiane, lo scorso marzo: la Silicon Valley Bank e la First Republic Bank. Dopo il crac, la Federal Deposit Insurance Corp., l’agenzia indipendente che risponde al congresso di Washington e che monitora il lavoro delle banche per “mantenere la stabilità e la fiducia collettiva nel sistema finanziario nazionale”, ha messo le mani sugli asset delle banche andate a gambe all’aria, tra questi, una delle parti più pregiate erano le loro imponenti collezioni di vino. Che sono state messe all’asta per produrre liquidità buona per accontentare i creditori dei due istituti.
L'asta di vini
Ed è così che Frank Martell si è trovato a competere con altri appassionati per acquistare le due collezioni, la più pregiata, quella della SVB e la più modesta, quella della First Rebublic. Martell è il senior director della sezione che tratta i vini rari e preziosi della Heritage Auctions, una società con base a Dallas, in Texas, che ha in realtà il suo core business nelle monete rare e in altri ambiti di quell’universo che è il collezionismo. Ma Martell ha avuto il sentore dell’affare e ci si è buttato a capofitto. Dopo numerosi rilanci è riuscito a strappare alla concorrenza le 1.900 bottiglie appartenute alla SVB per circa 150mila dollari. Poi, non contento, si è accaparrato anche le 400 bottiglie della FR per altri 20mila dollari. Per 170mila dollari la Heritage ha messo le mani su bottiglie dal valore molto vario, che va dai 3 ai mille dollari. Ma tra esse ci sono molte dozzine di Bond, una leggendaria azienda della Napa Valley che offre un portfolio di grandi vini tutti a base Cabernet Sauvignon, espressione di differenti terroir e differenti cru, da Quella a Melbury, da Vecina a St Eden fino a Pluribus. Un’azienda talmente peculiare che chi richiede un’allocazione di vini deve impegnarsi a goderselo bevendolo, evitando le speculazioni. Chi dovesse rivendere il vino potrebbe essere tagliato fuori dalla clientela, per dire. Heritage potrebbe mettere all’asta già nel mese di settembre parte della collezione bancaria a Beverly Hills.
Il ruolo del vino per la Silicon Valley Bank
La Silicon Valley Bank era la sedicesima banca statunitense per volume di affari e fino a quando è stata in piedi è stata molto legata al mondo del vino della California, dell’Oregon e di Washington. La sua missione è sempre stata quella di finanziare le start-up tecnologiche e le aziende del vino di Napa e Sonoma, dalle più piccole fino a colossi come Opun One e Screaming Eagle. Si calcola che dal 1994 la SVB abbia erogato al mondo del vino 4 miliardi di dollari. Per questo il fallimento è stato vissuto con estrema preoccupazione dal mondo del vino statunitense. La SVB era anche un collettore di informazioni e dati unici, che fluivano ogni anno nel definitivo “State of the US Wine Industry”, una relazione periodica che faceva da bussola per mercato e investitori, curata da Rob McMillian, cofondatore della banca. Forse la divisione vino potrebbe sopravvivere al naufragio della banca venendo acquistata da un altro istituto specializzato in prestiti agricoli. Sarebbe una notizia per cui brindare. Magari con un Cabernet Sauvignon Bond offerto da mister Martell.