"Giro del mondo con il Lambrusco", alla scoperta di abbinamenti inediti tra le bollicine emiliane e la cucina giapponese e cinese

13 Set 2024, 14:55 | a cura di
Il “Giro del mondo con il Lambrusco” fa tappa a Roma e a Milano in un ristorante giapponese e in uno cinese, dove per un mese intero si potranno testare abbinamenti insoliti e sorprendenti proposti in un menu degustazione ad hoc. Per l'occasione qui trovate un approfondimento sulle principali varietà del vino simbolo dell'Emilia.

Il Giro del mondo con il Lambrusco, organizzato con il supporto del PSR Emilia-Romagna, quest'anno taglia il traguardo della terza edizione, un'altra ottima occasione sia per sperimentare la versatilità delle bollicine emiliane, che si sposano perfettamente anche con le cucine internazionali, come quella giapponese e cinese, sia per ridimostrare che con  "Lambrusco" non si descrive un vitigno soltanto, ma una famiglia di vitigni molto diversi tra loro, legati da un filo conduttore di natura genetica, che porta a 6 denominazioni di origine controllata diverse e uniche.

Giro del mondo con il Lambrusco. I menu degustazione disponibili per un mese a Roma e Milano

Importante novità dell'edizione 2024 del tour: nei due ristoranti scelti quest'anno, Okasan di Roma e Ba Restaurant di Milano, i piatti che saranno proposti in abbinamento ai Lambrusco Doc di alcune cantine aderenti al Consorzio Tutela Lambrusco Doc durante una cena evento inaugurale ad inviti (rispettivamente il 19 settembre e il 24 ottobre), resteranno in carta per un mese intero come menu degustazione.

Siamo molto soddisfatti di ripartire con il Giro del mondo con il Lambrusco – spiega Claudio Biondi, Presidente Consorzio Tutela Lambrusco. Per noi si tratta di un’iniziativa importante perché ha come obiettivo quello di mostrare le diverse espressioni dei nostri vini e le loro potenzialità a tavola: è proprio grazie alla loro versatilità che le nostre bolle sono apprezzate in tanti Paesi al mondo.

Grazie alle numerose varietà appartenenti alle diverse denominazioni della famiglia dei Lambrusco con le loro specificità – da quelle più ricche di tannini a quelle con un’acidità più spiccata - ai diversi metodi di produzione impiegati in cantina e alle scelte enologiche dei produttori, i vini Lambrusco DOC possono essere facilmente abbinati non solo ai piatti tradizionali dell’Emilia-Romagna ma anche a specialità delle diverse cucine internazionali. Ci auguriamo che il pubblico possa apprezzare e divertirsi nel testare i menu e gli abbinamenti proposti. Per noi è fondamentale – conclude - che vengano comprese le potenzialità di un vino profondamente legato al territorio d’origine ma sempre di più proiettato oltre i confini nazionali, anche dal punto di vista degli abbinamenti in cucina.”

 

Il Lambrusco DOC nelle diverse tipologie

La prima cosa che salta all'occhio durante una degustazione con diversi Lambrusco è proprio la differenza dei colori. Se siete abituati a pensare questo vino emiliano come scuro e impenetrabile, beh, dovreste proprio ricredervi. Magari finora avete avuto a che fare solo Grasparossa di Castelvetro o Salamino di Santa Croce, ma anche con il Lambrusco Reggiano o un Grasparossa dei Colli di Scandiano e Canossa. Ma davvero non vi è mai capitato di trovare un calice di Lambrusco di colore rosso rubino brillante e limpido? Significa che non avete mai assaggiato un Lambrusco di Sorbara, molto più scarico nel colore rispetto ai cugini appena citati. Se poi a questa caratteristica data dalla natura, aggiungiamo quella data dalla tecnica di vinificazione, la palette si amplia ancora di più. Si perché queste uve, ovviamente, possono anche essere vinificate in rosato, e cioè con brevissime macerazioni sulle bucce; ecco che al viola impenetrabile e al rosso rubino, si aggiunge anche il rosa.

I territori del Lambrusco DOC

A questo punto però è doveroso fare un passo indietro perché di carne al fuoco ne abbiamo messa già tanta senza però fare quattro passi sul territorio, anzi...sui territori: anche qui la declinazione al plurale è obbligatoria. Il Consorzio Tutela Lambrusco, promotore di questa avventura grazie al contributo della nuova programmazione del PSR Emilia-Romagna, si occupa di valorizzare la produzione vinicola di due province, Modena e Reggio Emilia. All'interno di queste, ovviamente, il territorio non è omogeneo. La pianura che incornicia la via Emilia, infatti, si fa collina e alta collina man mano che ci si spinge verso l'Appennino: cambiano quindi le quote altimetriche, i suoli, le condizioni pedoclimatiche e ovviamente anche le tipologie di Lambrusco che vengono coltivate.

Abbiamo fatto un giro molto ampio per arrivare a quella che è la base della diversità del Lambrusco. Il "Lambrusco" dunque non esiste, perché con questa parola non si descrive un vitigno soltanto, ma una famiglia di vitigni, anche molto diversi tra loro ma legati da un filo conduttore di natura genetica. Alcuni li abbiamo già citati: il Lambrusco Grasparossa, coltivato nelle colline sia del modenese che del reggiano, il Salamino di Santa Croce, la cui culla è individuabile nell'omonima frazione del comune di Carpi, ma che viene coltivato anche nella pianura reggiana; il Lambrusco di Sorbara, tutto giocato su freschezza e acidità. Ma poi ce ne sono tanti altri: il Barghi, il Maestri, il Marani, il Montericco, l'Oliva, il Viadanese, il Benetti, il Pellegrino, il Foglia Frastagliata. Tutti, a vario titolo, rientrano nelle sei Denominazioni di Origine Controllata tutelate dal Consorzio (altro fattore che differenzia la produzione) che sono: Lambrusco di Sorbara Doc, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Doc, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Colli di Scandiano e di Canossa Doc, Modena Doc e Reggiano Doc.

Lambrusco DOC. Le denominazioni tutelate dal Consorzio

Lambrusco di Sorbara DOC

Il territorio d'elezione di quest'uva va ricercato nella pianura centrale modenese, soprattutto nella porzione compresa tra i fiumi Secchia e Panaro, che rappresenta una sorta di “zona classica”. Siamo nella zona a nord di Modena, dove i terreni sono prevalentemente sabbiosi. È già questo uno dei motivi per cui il Lambrusco di Sorbara è caratterizzato da questa grande acidità. Di colore rosso scarico, dai profumi di piccoli frutti di bosco, è vibrante e molto fresco.

Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC

La morfologia della denominazione è un po' particolare perché include una zona pianeggiante (a sud della via Emilia), sino ad arrivare alle prime colline dell'Appenino Tosco-Emiliano. Quindi abbiamo una diversità importante all'interno della stessa denominazione che comporta anche una variabilità dal punto di vista dei terreni: abbiamo zone più sciolte e morbide, ma anche componenti ricche di argilla, soprattutto nella zona più alta. Il vitigno ha un grappolo spargolo e dalla buccia resistente; il vino che ne viene prodotto è scuro, spesso caratterizzato da una presenza tannica decisa, il frutto che emerge ricorda la mora e il mirtillo; la sfumatura di mandorla ne defi nisce i contorni.

Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC

Santa Croce è una piccola frazione della città di Carpi: sembrerebbe essere partita da qui la diffusione di questo vitigno (la cui forma allungata del grappolo ricorda un salame, e quindi il nome) verso la pianura modenese, svalicando anche in quella reggiana. I terreni della denominazione sono di matrice alluvionale: sabbie, limo, argille, depositi che si sono formati nel corso dei secoli grazie al lavoro dei fiumi e delle alluvioni. Sono terreni molto fertili che uniti alla vigoria del vitigno portano le viti ad essere davvero molto produttive. L'acino del Lambrusco Salamino è piuttosto scuro; il vino che ne deriva è carico di colore. Potremmo definirlo il più “democratico” tra i Lambrusco, senza l'acidità spiccata del Sorbara e il tannino del Grasparossa. È l'equilibrio quello che emerge nei Salamino di Santa Croce, sempre fragrante e succoso, nelle migliori versioni venato anche da sottile sapidità.

Lambrusco Reggiano DOC

Il Reggiano è una denominazione che crea un prodotto finale generalmente molto armonioso. Per la sua realizzazione si possono utilizzare molte varietà di lambrusco ma ce n'è una che la fa un po' da padrona rispetto alle altre: il Salamino. Con caratteristiche diverse rispetto a quello del modenese: innanzitutto sono diversi i suoli, qui spesso ghiaiosi, in grado di restituire un prodotto molto bilanciato tra acidità, componente tannica, e un frutto fragrante. La possibilità di utilizzare tanti lambrusco non è una mera trovata commerciale: piuttosto si rifà a una tradizione agricola del passato quando nelle vigne non veniva piantata quasi mai una sola tipologia. Oggi i produttori comunque tendono a vinifi care varietà in purezza, spesso addirittura delineando dei veri e propri “cru”.

Lambrusco Colli di Scandiano e di Canossa DOC

Si torna in collina, ma stavolta nella provincia di Reggio Emilia. La zona è caratterizzata da boschi,  seminativi in cui si incastonano i vigneti. I terreni sono di diversa matrice: le prime alture sono perlopiù argillose, ma, man mano che si va in alto il suolo si fa più sciolto e povero; le rese sono piuttosto basse rispetto ai Lambruschi di pianura. La varietà più coltivata da queste parti è il Grasparossa, il lambrusco di collina per eccellenza tanto che dà vita anche a una tipologia della denominazione (la Colli di Scandiano e Canossa Lambrusco Grasparossa, con il Grasparossa min. 85%). Ma non è solo zona di Lambrusco: sta sempre più tornando in auge anche la spergola, vitigno a bacca bianca che in collina ha il suo habitat naturale.

Lambrusco Modena DOC

È una denominazione che praticamente abbraccia tutta la pianura modenese e le prime colline che la separano dagli Appennini. Come nel caso della Doc Reggiano, anche qui i vitigni sono molti; i vini tutelati dalla Doc quindi possono essere anche di sostanziale diversità, si va dai Lambrusco più scuri, a base di Grasparossa o Salamino, a quelli più chiari realizzati col Sorbara; sono tante le possibilità off erte dalla denominazione e ogni marchio le declina secondo la propria sensibilità.

Finito? Non proprio. A tutto quello che abbiamo raccontato dobbiamo aggiungere che il Lambrusco può essere prodotto con diverse metodologie produttive. Può essere frizzante, grazie alla rifermentazione in autoclave, ma può anche essere Spumante, sia metodo Charmat, sia Metodo Classico (tipologia sulla quale stanno scommettendo diverse aziende). E ancora, può essere rifermentato in bottiglia senza sboccatura, i cosiddettì "ancestrali", anello di congiunzione produttivo con il passato contadino che ha dato i natali a questo vino oggi famoso in tutto il mondo.

> IL PROGRAMMA DEL TOUR GIRO DEL MONDO CON IL LAMBRUSCO

Il Consorzio Tutela Lambrusco e il Gambero Rosso ricordano che il consumo responsabile di alcolici è un consumo moderato e consapevole, del tutto compatibile con la vita personale e sociale delle persone.

Bevi bene, bevi responsabile.

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