Il progetto
Prendete 16 visionari, le loro storie e le loro idee, aggiungetele a piccole dosi nella stessa giornata, poi mescolate le loro visioni del mondo, usando due conduttori per amalgamare e contaminare il tutto. Otterrete così il think tank per il futuro sostenibile del vino. È quello che è successo in Valpolicella – a San Pietro in Cariano – lo scorso 18 maggio, per la prima Giornata SalvaTerra, l'evento nato dall'incontro tra le Tenute SalvaTerra e il Gambero Rosso, per ripensare al mondo del vino in modo nuovo rispetto al passato.
“Il vino racchiude tanti aspetti della realtà attuale” è stato il commento di Roberto Giacobone ad delle Tenute SalvaTerra“ma troppe volte è conservatore e chiuso in sé stesso. Per questo, abbiamo pensato a una Giornata per rileggere e modificare – lì dove necessario - le fasi che lo caratterizzano”. “Il nostro nome” gli ha fatto eco il ceo del gruppo Paolo Fontana “porta in sé delle responsabilità nei confronti del territorio e dell’italianità in genere. Il nostro modello di business parte da un concetto molto semplice: territorio, persone, vino. All’interno di questi mondi ci sono tantissimi elementi che devono entrare in connessione: se mai diventassero un unico grande cerchio avremmo raggiunto l'obiettivo. Ma intanto la strada è stata intrapresa: il futuro non è eterno”.
“Non possiamo sempre guardare nello specchietto retrovisore” ha concluso il presidente Gambero Rosso Paolo Cuccia “il Gambero Rosso è una realtà che vive di futuro, esplorando il pianeta da Taiwan a Vancouver, per capire cosa accadrà in termini economici da qui ai prossimi anni. Forti di questa esperienza, oggi possiamo affermare che una delle sfide più importanti si chiama sostenibilità, un fronte in cui siamo impegnati da tempo e che oggi è decisivo, non solo per ilsostegno all’ambiente, ma anche per lo sviluppo economico di tutto il mondo vitivinicolo”.
Primo ring: valore ed etica
Ma entriamo nel vivo degli incontri. Quattro i ring nel corso della mattinata dedicati a quattro temi diversi (valore-etica; sostenibilità sostenibile; tempo e connessione), guidati dalla giornalista di Repubblica Licia Granello. Con un interrogativo su tutti: cos'è la sostenibilità e come la si può rendere qualcosa di più di una semplice parola con cui riempirsi la bocca?
Per lo chef Massimo Bottura non ci sono dubbi: “Sprechiamo 1,3 bilioni di tonnellate di cibo ogni anno. Nutrire il Pianeta (il claim è quello di Expo di Milano; ndr), quindi, non significa produrre di più, ma sprecare di meno”. Da qui la sua idea, nata proprio in occasione di Expo 2015, di creare i refettori: luoghi solidali, dove vengono serviti oltre mille pasti al giorno preparati da chef volontari e offerti gratuitamente ai più poveri, un progetto in collaborazione con associazioni di volontariato e grandi design. Oggi siamo a quota sei (Bologna, Milano, Rio de Janeiro, Londra, Modena e Parigi), ma sono già in programma nuove aperture da Torino agli Usa. Un'idea molto concreta e sostenibile, a cui ha partecipato anche Maurizio Riva (imprenditore di Riva 1920), con la donazione di alcuni tavoli, nati dal recupero del legno. Attività che da sempre contraddistingue la famiglia Riva, insieme al coinvolgimento in progetti solidali (come quella con la Comunità di San Patrignano) e all'affiancamento alle nuove generazioni: “Ritengo molto importante stare vicino ai giovani” è l'idea di sostenibilità di Riva “Quando parlo con loro voglio che sentano un pugno allo stomaco”.
Secondo ring: sostenibilità sostenibile
Un vero pugno allo stomaco - di quelli che servirebbero ogni giorno - è stato l'intervento della direttrice dell'Istituto Ramazzini di Bologna Fiorella Belpoggi: “Noi ricercatori non siamo dei visionari con una visione bucolica del futuro. Sappiano che oggi avremmo tutte le possibilità per arrivare prima rispetto alle emergenze: perché, invece, dobbiamo finire per rincorrerle?”. Una di queste emergenze è legata al tanto contestato glifosato, l'erbicida più utilizzato in agricoltura, il cui uso è stato consentito dall'Ue fino al 2022. Proprio la scorsa settimana, Belpoggi è stata a Bruxelles per esporre i rischi legati al suo utilizzo. La risposta dell'Efsa? “Il glifosato, usato nelle giuste dosi, non è un pericolo per la salute”. Ma dalla Giornata SalvaTerra la ricercatrice ha portato avanti la sua battaglia: “I limiti si fanno a tavolino: chi ha studiato se sono davvero quelle le giuste dosi?” Non solo. La sua denuncia si è allargata anche ad altre preoccupanti consuetudini:“Oggi sono tantissimi i prodotti immessi sul mercato e giudicati meno pericolosi dei precedenti, ma cosa succede con quelli originari? Dovrebbero essere banditi da tutto il mercato e invece gli si abbassa semplicemente il prezzo o li si manda nei Paesi in via di sviluppo. E non si considera che, in un mondo globalizzato, sono tutti prodotti che in qualche modo ritornano comunque sulle nostre tavole”. E, poi, arriva il suo monito, che è anche un'indicazione per il futuro: “Fino a ora, gli economisti hanno lavorato da soli. Bisognerebbe, invece, lavorare insieme e riportarli al benessere dell’uomo, alla salute. Loro parlano di soldi, ma forse non calcolano la cosa più importante: la vita umana, che è una sola. Se sbagli, non puoi più tornare indietro”.
Tra questi economisti, c'è anche Gunter Pauli, il creatore della blue economy che ha provato a spiegare in modo semplice su cosa si fondi la sua filosofia: “Come possiamo aspettarci che il mercato passi da un'economia tradizionale a un'economia verde quando questo implica di pagare di più? Questo significherebbe che è solo per i ricchi. Come possiamo, invece, ottenere qualcosa che è buono per noi tutti, ma anche per l'ambiente? È questo l'obiettivo della blue economy: salvarci dall'attuale mondo della sostenibilità dove ciò che è buono è costoso e, quindi, non alla portata di tutti. Abbiamo bisogno di cambiare il modello di business. Ricordando che oggi per essere competitivi è necessario essere sostenibili, ma per essere sostenibili è necessario essere competitivi”.
Terzo ring: tempo
Altro incontro, altro tema. Quando si parla di tempo è bene ricordare che in italiano lo stesso termine indica quello che in inglese è tradotto da due parole: “weither” (meteo) e “time” (durata). Tempo come condizione atmosferica, ma anche tempo come qualcosa che passa. Due concetti che, mai come oggi, appaiono correlati tra loro: mentre cambia il tempo, c'è sempre meno tempo da perdere.
Alla Giornata SalvaTerra ce lo ha ricordato il climatologo Luca Mercalli: “L'ultimo decennio è stato il più caldo degli ultimi 2 mila anni. Nel 2013 la scienza ha detto a Parigi che, se non si interviene subito, entro fine secolo si arriverà a 5 gradi in più. Saremmo di fronte a quella che non possiamo neppure definire catastrofe, ma ignoto. Significa che ci sono solo cinque gradi tra il benessere e la morte. Con gli accordi di Parigi, si era ipotizzato di restare entro l'innalzamento di 2 gradi, iniziando da subito a diminuire le emissioni. Ma ormai quel treno è perso. Il prossimo è quello dei 3 gradi, abbassando le emissioni in 12 anni. Se dovessimo perdere anche quella possibilità, avremmo firmato la condanna a morte dei nostri figli e nipoti”. Parole molto forti, ma se il tempo finisce, finiscono anche le rassicurazioni. “Forse con i nostri grafici non siamo stati bravi a comunicare questa situazione di emergenza” ha continuato Mercalli “allora adesso non resta che affidarci ad altre forme di comunicazione”.
Può l'arte, essere una di quelle? Torniamo, così, al tema della contaminazione, presupposto e allo stesso tempo punto di arrivo della Giornata SalvaTerra. A rappresentare il mondo dell'arte, è intervenuto Paolo Bettinardi, ceo di Cracking Art, il marchio, nato nel 1993 da un gruppo di artisti, come progetto di recupero della plastica. Il suo è il “tempo della chiocciola”, uno degli animali più realizzati dal gruppo. “Per noi la plastica è un materiale amico, perché può essere riciclato: non solo riutilizziamo la nostra stessa plastica, ma ricicliamo anche quella che viene da altri oggetti”. In più, il gruppo ha trovato anche un modo per essere sostenibile in campo artistico: “Con le nostre installazioni – rigorosamente fuori dai musei, quasi a fare da connessione tra i luoghi tradizionali dell'arte e chi altrimenti non li frequenterebbe – abbiamo iniziato a finanziare il restauro di monumenti di arte antica. L’arte contemporanea che finanzia l’arte antica. Tutto quello che facciamo è restituire”. All'arte, alla società, allo stesso ambiente.
Quarto ring: connessione
Si può mettere in connessione il globale con il locale e viceversa? L'importante è sognare in grande. Come hanno fatto Marco Gualtieri, l'ideatore di Seed&Chips e Pietro Pensa, il sindaco di Esino Lario. Il primo è riuscito a portare a Milano niente popò di meno che Barack Obama, il secondo è riuscito a portare ben mille delegati dell'incontro annuale di Wikipedia – Wikimania – nel suo paesino di 700 anime. Cosa rimane di quelle esperienze, fortemente volute da questi due veri visionari?
“Oggi” dice Pensa“a Esinio Lario, dove non arrivava neppure internet, abbiamo una rete gratuita wifi che ci invidiano nelle più grandi e sviluppate città italiane. Tutto realizzato in tempi record e con pochissime risorse”. A Milano, invece, grazie a Gualtieri, Seed&Chips è diventato un appuntamento annuale di riferimento, frequentato soprattutto dalle giovanissime generazioni. “Non possiamo parlare di giovani senza portarli al nostro tavolo” ha voluto sottolineare Gualtieri “per questo ci siamo dati delle regole precise: tutte le nostre conferenze sono aperte da teenager; per ogni innovazione presentata c'è uno speaker sotto i 30 anni; abbiamo creato un momento denominato 'give me five', in cui i grandi leader si ritrovano su uno sgabello faccia faccia con uno startupper. È questa la contaminazione che ci piace. Sostenibilità non è solo marketing: è un obbligo sociale che deve coinvolgere tutto”.
Nuove e vecchie generazioni, locale e globale, scienza e arte, ricerca ed economia. Tutti attori complementari di un unica grande rappresentazione, che si chiama futuro sostenibile.
La tavola rotonda
Se provocazione e contaminazione sono state le due parole chiave che hanno guidato l'incontro, l'opinionista e conduttore della seconda parte della giornata, Marco Mojoli, ne ha introdotta un'altra: baratto. “Baratto di conoscenze e competenze: il mondo del vino è all’avanguardia per quel che riguarda il suo rapporto con la natura, ma sui nuovi linguaggi e la comunicazione ha bisogno di prendere spunto. Dobbiamo sempre raccontarcela tra noi o guardare verso l’esterno? Fuori non c’è solo un’economia blu, ma anche un intero oceano blu di nuovi consumatori che vogliono connettersi con questo mondo. Diamo come precondizione che siamo tutti favorevoli alla sostenibilità, ma cosa c’è dopo, oltre questa presa di coscienza?”
C'è il fare. Il mettere in atto parole e intenzioni. C'è, ad esempio, il bilancio del bene comune dell'oste visionario Michil Costa: “È una teoria sviluppata dall'economista austriaco Christian Felber. Ci diamo dei punteggi su ogni aspetto della gestione: dalla carta che utilizziamo, al personale che assumiamo, fino alle materie prime che compriamo. È una cosa che ci fa vivere meglio e vorremmo che tutti lo facessero per stare bene a loro volta. Significa ricercare il giusto, fare meglio di quello che il consumatore si aspetta, fare bene le cose anche senza che nessuno ti veda. Non esistono scorciatoie”.
C'è il lavoro sul paesaggio dell'urbanista Anna Marson, che negli anni alla Regione Toscana si è confrontata – a volte anche scontrata – col mondo vitivinicolo. “Bisogna lavorare in prospettive” ha detto “il ciclo finanziario di un vigneto non va oltre i 20 anni: guardare al qui e all'oggi serve a poco”. Per farlo, bisogna prima di tutto tenere presente il contesto di appartenenza: “Il vigneto da solo non è paesaggio. Lo è il sul rapporto con le altre colture, le pendenze e le contropendenze che garantiscono sicurezza contro i problemi climatici, le strade che lo attraversano”. Ma purtroppo la ricerca di questa armonica bellezza, non sempre è contemplata dalla nostra viticoltura, come ricorda la stessa Marson: “Purtroppo, l'Italia è famosa per i paesaggi del passato, ma stenta a trovare i suoi paesaggi del futuro. Colpa anche delle istituzioni che non sempre si dimostrano all'altezza. Ma ame piace immaginare che i nostri prodotti, un giorno, potranno avere la capacità di presentarsi al mondo attraverso l’immagine del contesto in cui vengono fatti”.
C'è anche l'esperienza di Catia Bastioli, ceo di Novamont che, partita dal mondo della chimica, è arrivata al concetto di rigenerazione, rigenerandosi a sua volta, con l'ideazione di prodotti innovativi, come il sacchetto biodegradabile. “Invece di fare cattedrali nel deserto, dobbiamo creare ponti. Capire quali cono le risorse dei singoli territori e utilizzare le stesse ferite per creare innovazione”, è questo il suo concetto di sostenibilità.
C'è il lavoro sostenibile che Lavazza mette in pratica da 4 generazioni e 123 anni. “Da sempre il nostro marchio viene utilizzato per portare avanti progetti solidali con diverse organizzazioni internazionali” ha spiegato il vicepresidente del gruppo Marco Lavazza “a questo si aggiunge il nostro impegno per spiegare ai contadini delle piantagioni di caffè come lavorare meglio nel rispetto dell'ambiente. Un approccio sostenibile soprattutto per loro che vedono, in questo modo, aumentare il prezzo del loro prodotto e il valore del loro lavoro”.
Il mondo del vino
Fortemente rappresentato, all'interno della Tavola Rotonda, anche il mondo del vino nei suoi diversi aspetti e nelle sue diverse provenienze geografiche.
“Il nostro è un Paese meraviglioso” ha voluto ricordare il giornalista del Gambero Rosso Marco Sabellico “La natura ci ha favorito, siamo una portaerei al centro del Mediterraneo col clima favorevole (fino a ora), un patrimonio che non siamo ancora riusciti a distruggere, e dei cervelli eccelsi che, però, troppo spesso, vanno a lavorare fuori. Eppure basterebbe poco per mettere tutto questo a circuito. Ognuno di noi, nella propria giornata impiega energie incredibili nella risoluzione di problemi personali o lavorativi: se ne dedicassimo solo il 10% alla comunità potremmo trovare più velocemente delle risposte alle sfide di questi tempi”.
Il presidente di Masi Agricola Sandro Boscaini ha posto l'accento sulla contaminazione tra la viticoltura e gli altri mondi: “Nel vigneto ci vuole contaminazione e visione del futuro. Per questo, occorre investire tanto: il nostro è stato il primo gruppo a quotarsi in borsa. Allora ci dicevano che eravamo pazzi, ma noi avevamo capito che per fare meglio avevamo bisogno di contaminazione. In questo caso, del mondo della finanza: non bisogna restare isolati. Abbiamo bisogno dell'enologo, dell'agronomo e anche del mondo della finanza”. Quel che si dice agire localmente, ma progettare globalmente.
Come sta facendo anche il gruppo Lunelli, con un progetto di conversione al biologico, che sta coinvolgendo non solo i propri vigneti, ma anche quelli dei conferitori: “Creare benessere e sicurezza per il territorio è la nostra migliore gratificazione” ha spiegato il presidente di Cantine Ferrari Matteo Lunelli “Anche per questo, abbiamo creato un protocollo sostenibile, dimostrando che la sostenibilità si può fare, non solo in aree vocate, come il Sud Italia, ma anche in Trentino. E il territorio sta rispondendo con entusiasmo. Quello che rimane un punto interrogativo è se, oltre alla crescente attenzione da parte del consumatore, ci sarà mai un ritorno economico. Nel nostro caso possiamo comunque permetterci di andare avanti, nella consapevolezza che comunque, in futuro, la vera competitività passerà dall'essere green”.
Altra visione spostata in avanti è quella della realtà Ceraudo in Calabria. “Quando, negli anni '80, mio padre si mise a fare biologico tutti credevano fosse un pazzo” ha raccontato Caterina Ceraudo, enologa e chef nell'azienda di famiglia “immaginatevi quando decise di investire nella ristorazione: un ristorante gourmet in Calabria? Un'idea completamente folle”. Eppure, oggi i vini della cantina, così come il ristorante Dattilo (capitanato proprio da Caterina), sono delle realtà conosciute e quotate in tutto il mondo. “Col tempo ci sono state tante rivincite personali – non ancora economiche – che hanno portato, in un territorio martoriato come il nostro, qualcosa di nuovo: la speranza”.
E la speranza è, infatti, il messaggio che è arrivato forte e chiaro dalla Giornata SalvaTerra. Ma una speranza fatta di uomini, stimoli, idee e soprattutto voglia di fare. “Nel mondo del vino” è la conclusione di Mojoli “abbiamo passato fin troppo tempo a raccontarci il passato: 'qui passò il conte tal dei tali', 'questo vino è stato il preferito dell'imperatore X', e così via, ma adesso è arrivato il momento di guardare in avanti”.
Lo ha ribadito anche il sondaggio lanciato via social, proprio nel corso della Giornata. Alla domanda: “Cosa è meglio per il mondo del vino: innovare o conservare?”, la risposta, scelta dal 90% dei votanti, non ha lasciato adito a dubbi né alibi per il lavoro futuro: la parola d'ordine è innovare. Ed è, quindi, in quella direzione che va ri-disegnato il futuro. A partire dal prossimo appuntamento - il secondo - con la Giornata SalvaTerra: a maggio 2019, sempre in Vapolicella.
a cura di Loredana Sottile