«È necessario sfoltire il panorama delle denominazioni con politiche ragionate, attraverso accorpamenti o anche, laddove i numeri siano davvero scarsi, a cancellazioni». Va dritto al punto il presidente di Unione Italiana Vini Lamberto Frescobaldi che, nell’inaugurare l’anno accademico dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, si è focalizzato sullo scottante tema della riorganizzazione delle Dop.
Sette Doc da sole fanno metà dell'imbottigliato
«Oggi su circa 400 tra Doc e Docg attive, solo 7 hanno imbottigliamenti sopra i 500mila ettolitri», ha proseguito, «e rappresentano oltre la metà del volume totale. Il sistema Dop-Igp nel complesso mostra tassi di volume imbottigliato insoddisfacenti rispetto al rivendicato di partenza. Una riorganizzazione darebbe al settore la possibilità di convogliare energie e risorse nella ricerca e nella promozione, perché i tempi per il settore vino stanno cambiando a una velocità insostenibile»
La replica di Cotarella
Non si è fatta attendere, la replica del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella che, sul tema, dello sfoltimento cerca di frenare: «Abbiamo certamente tante denominazioni, talmente tante che io diverse non le conosco nemmeno» ha detto ad Askanews «Il problema però non è tanto il numero quanto il fatto che certe denominazioni non sono valorizzate quindi si possono anche eliminare ma prima dobbiamo vedere se non sono valorizzate perché non lo meritano o perché non lo meritano le persone che lavorano in queste denominazioni».
Sottozone e criteri più stringenti
Il tema non è nuovo. Il Gambero Rosso ne aveva parlato lo scorso anno, dopo la presentazione del Rapporto di Valoritalia. Tra le soluzioni indicate dalle associazioni di categoria, ci sarebbe la trasformazione delle denominazioni più piccole e meno rappresentative in sottozone di quelle più grandi. Se questa prima ipotesi dovrebbe partire dal basso, quindi dagli stessi consorzi, ce n’è un’altra, proposta da Unione italiana vini che, invece, dovrebbe passare dalla modifica del Testo unico del vino, ovvero l’adozione di criteri più stringenti e oggettivi per i vini a denominazione, in modo da impedirne la proliferazione futura. Basterà a risolvere il problema?