Se la frase più utilizzata durante la pandemia è stata “nulla sarà più come prima”, a distanza di meno di due anni si può, invece, parlare di un ritorno al passato. Anzi al futuro, per dirla con il responsabile dell’Osservatorio Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini, che ha presentato a Roma lo studio su “Fine Wine e distribuzione in Italia: ritorno dal futuro?”, realizzato per l’Istituto Grandi Marchi.
Lo studio si è sviluppato sull’analisi delle vendite nella Gdo italiana e nel canale off-premise, dal 2019 ad oggi, con una suddivisione per categoria, denominazioni e fascia di prezzo. “È evidente che in questa ricerca la pandemia costituisce uno spartiacque determinante” ha spiegato Pantini “che ha determinato dei cambiamenti importanti nelle abitudini degli italiani, e non solo, sul fronte dell’acquisto dei vini e di altri prodotti. La nostra indagine sui consumatori italiani mostra però come ci sia un deciso ritorno, almeno per quanto concerne il segmento delle etichette di alta gamma, al canale Horeca e, al tempo stesso, come la crescita dell’e-commerce, dopo gli alti tassi registrati negli ultimi anni, si stia consolidando”.
Gdo: dopo l’exploit del 2020, crollano gli acquisti di vini d’alta gamma
A perdere – neanche a dirlo – è, invece, la Grande Distribuzione. La percentuale di chi acquista oggi fine wine in Gdo è più bassa di chi lo faceva durante il periodo più acuto della pandemia: 16,4% rispetto al 23%. Inoltre, secondo la survey di Wine Monitor, solo due consumatori su dieci ha dichiarato di spendere più di 10 euro a bottiglia in questo canale.
“Un rallentamento quello in Gdo legato in larga parte allo scatto verso l’alto nel periodo del Covid” rileva Pantini “Nel biennio pandemio, la Distribuzione moderna aveva, infatti, allargato il proprio assortimento verso vini di prezzo medio più elevato, con l’inserimento di brand che prima dell’arrivo del Covid erano principalmente venduti in enoteca o consumati al ristorante”. Insomma, nel 2020, il canale moderno ha costituito un importante supporto nella commercializzazione dei prodotti in connessione con le restrizioni causate dai vari periodi di lockdown, doppiata la boa degli effetti più pesanti della crisi pandemica i consumi dei fine wine si sono riposizionati nel loro alveo più tradizionale, ovvero quello dei consumi outdoor nella ristorazione. D’altronde, l’identikit dell’acquirente italiano dei vini in Gdo evidenzia la propensione a comprare vini in promozione e interesse minore nei confronti di brand famosi.
Horeca: acquisti a livelli pre-Covid
Torna al suo ruolo prepandemico il canale on-premise in tutto il mondo. Il cumulato gennaio-settembre 2022 del fatturato degli esercizi dell’Horeca (sia vino, sia food) mostra un benaugurante +47% per l’Italia, un +58% per la Francia e un +61% per la Germania, rispetto allo stesso periodo del 2021. E, per i fine wine, in particolare, gli acquisti in enoteca si posizionano nuovamente sui livelli del pre-Covid: se nel 2019 gli acquirenti erano il 21,5%, oggi siamo su una quota del 19,8%, dopo, però, la caduta a 13,5% del biennio dei lockdown.
A incidere su questa prevedibile ripresa, anche il ritorno dei turisti. In particolare, in Italia nei primi nove mesi del 2022 gli arrivi dall’estero sono praticamente raddoppiati rispetto ai primi mesi del 2021: 42 milioni di turisti stranieri contro i 20,7 milioni del 2021.
E-commerce: il consolidamento post pandemia
Se la Gdo è esplosa durante la pandemia, per poi crollare nel primo anno senza restrizioni, per l’e-commerce è andata diversamente: è vero che gli acquisti di fine wine online oggi interessano meno consumatori rispetto al periodo pandemico (2021-2021), ma sensibilmente superiore al 2019 (9,3% oggi contro 7,5% del 2019), a conferma di quanto la pandemia abbia accelerato un fenomeno, il cui trend di crescita è comunque destinato a consolidarsi anche nei prossimi anni.
Lo studio Nomisma Wine Monitor si è, in particolare, focalizzato sulle tre principali piattaforme italiane specializzate nella vendita online di vino (Tannico, Vino.com e Callmewine), il cui fatturato cumulato nel 2021 ha raggiunto i 94 milioni di euro, contro gli appena 11 milioni di cinque anni prima. Oggi le referenze presenti sono di oltre 11.700 fine wine, di cui il 58% italiani. Ma è interessante vedere cosa sta succedendo a livello di prezzo: rispetto all’assortimento, nell’aggregato delle tre piattaforme, i vini rossi si distinguono per una maggior presenza di referenze con prezzo a bottiglia superiore ai 50 euro (41% dell’assortimento in offerta). Nel caso di bianchi e spumanti, tale percentuale scende al 12% mentre per i rosè si evince un’incidenza del 3%.
Tuttavia, un confronto tra le referenze di vini d’alta gamma disponibili a novembre rispetto a sei mesi prima (aprile) per fascia di prezzo evidenzia una crescita significativa soprattutto nelle fasce fino a 50 euro a bottiglia, denotando alcune riduzioni per tipologia in quelle più alte: probabilmente, l’effetto “rallentamento economico” associato alla crescente inflazione ha indotto le piattaforme di vendita online a ricalibrare l’assortimento, incrementando le referenze di fine wine delle fasce di prezzo più basse.
a cura di Loredana Sottile
L’articolo completo è stato pubblicato
sul Settimanale Tre Bicchieri del 15 dicembre
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