La loro esistenza non è ancora formalizzata, ma i vini dealcolati stanno già diventando il nuovo terreno di frizione tra il governo e le aziende del vino italiano. Come riporta durante il Vinitaly in corso a Verona l’Osservatorio Federvini, curato da Nomisma e TradeLab, nel 2024 il mercato Usa vede crescere i volumi di vino dealcolato (+16%) e i valori dei consumi fuori del bar o del ristorante (+52%).
Rispetto al 2022, i vini no alcol crescono anche in Germania (+6% a volume e +17% a valore): in particolare, lo spumante dealcolato raggiunge i 60 milioni di euro di vendite. E in Italia?
Sì ai dealcolati
Nell’ultima intervista al Gambero Rosso, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha alzato le barricate: guarda «con sospetto» chi vede nei dealcolati una «nuova fetta di mercato» e promette che da parte sua «non ci sarà nessuna incentivazione» alla promozione di questi prodotti.
Così, mentre il ministro dice ai produttori cosa devono produrre, le imprese vogliono fare il loro mestiere e guardano con curiosità alle nuove opportunità di business. «Non possiamo ignorare i segnali che giungono dal mercato. L’Italia, attualmente in un’impasse normativo, è in una situazione di svantaggio: è importante permettere alle aziende di intercettare e soddisfare le scelte dei consumatori producendo in Italia questi nuovi prodotti così da mantenere nel nostro Paese tutto il valore aggiunto creato.
Francia e Spagna, ma anche Germania e Austria già stanno avanti», accusa Micaela Pallini, presidente di Federvini. Poi sottolinea: «Se non puoi fare il prodotto non ti puoi nemmeno sedere al tavolo di chi fa le regole. Inoltre, non possiamo apportare al prodotto i miglioramenti che verrebbero dalla ricerca».
Decreto promozione subito
Nel frattempo non si chiude ancora la querelle sugli Ocm che Gambero Rosso ha seguito passo dopo passo negli ultimi mesi. Da un lato, infatti, Il vino italiano si conferma leader per il trend nell’export: l’Osservatorio Federvini rileva che nel 2023 le esportazioni dell’Italia (-0.8% in valore e in volume) hanno tenuto molto meglio di Francia (-2,8% a valori e -9% a volumi) e Spagna (-3,2% a valori e 4,1% a volumi).
Dall’altro lato, però, il governo non fa abbastanza per la promozione del comparto. «È necessario emanare quanto prima il decreto sulla promozione Ocm vino nei Paesi terzi introducendo quei miglioramenti tanto attesi dal sistema delle imprese affinché la misura possa dispiegare al meglio i suoi effetti», chiede a gran voce Pallini. Quindi rincara la dose: «la logica burocratica richiede troppa carta non necessaria, l’oggetto di questi bandi non sono le penne per gli uffici pubblici».
Rischio alert in etichetta
Almeno su un punto, però, Lollobrigida riceve un apprezzamento. “Siamo contenti del parere circostanziato formulato dal Masaf contro l’iniziativa adottata dal Belgio”, dice Pallini.
Dopo l’Irlanda anche il Belgio ha varato, appena una settimana fa, una legge che prevede l’obbligo di introdurre indicazioni degli effetti sulla salute del consumo di bevande alcoliche sulle etichette dei prodotti, mettendo così vino e alcolici sullo stesso piano delle sigarette.
«L’impegno del settore per tutelare i minori non è in discussione, ma così c’è il rischio di colpire le etichette e di scivolare verso un inutile proibizionismo”, conclude Pallini, proprio mentre l’Osservatorio di Federvini ricorda che il vino italiano genera un valore aggiunto pari a 14,8 miliardi di euro e attiva diverse filiere con un effetto moltiplicatore di 4,1 per il Paese. Significa che per ogni euro di valore realizzato dalle imprese vitivinicole si ricavano 4 euro a vantaggio dell’economia nazionale. Un patrimonio che va assolutamente tutelato.