"Situazione drammatica. Non c’è acqua, tagliamo l'uva per salvare le viti". L'allarme di Fausto Albanesi, vignaiolo in Abruzzo

3 Ago 2024, 14:31 | a cura di
La mancanza di piogge a Loreto Aprutino ha costretto il vignaiolo a tagliare i grappoli dalle vecchie viti, in modo da ridurre il carico di lavoro per la pianta e permetterle di salvarsi dal periodo siccitoso. Un altro segno del cambiamento climatico in atto

Allarme generale a Loreto Aprutino. Le temperature si alzano fino a 40 gradi e la pioggia non cade da mesi. «Qui stiamo tagliando l’uva dalle pergole di 52 anni per salvarle. Mai vista una cosa così in 25 anni. L’anno scorso avevamo limitato i danni al 20% più o meno, ma quest’anno se non cambia qualcosa la vedo male», dice Fausto Albanesi, vignaiolo e proprietario dell’azienda Torre dei Beati. Un’annata siccitosa, calda, che sta mettendo a dura prova la viticoltura italiana, segno di qualcosa che è cambiato nelle vigne e nel clima. «È una situazione che è iniziata l’anno scorso, in cui dopo una primavera con tante piogge tra aprile e giugno. Poi tutto si è fermata ed è arrivato un periodo caldo e asciutto. Recentemente abbiamo fatto degli scavi di profondità per sondare il suolo e abbiamo trovato una terra sfarinata, completamente secca. A questo si aggiunge anche un inverno inesistente e un autunno asciutto. Sulle montagne la neve è scesa tre o quattro volte, ma si è subito sciolta per via del caldo».

Soluzioni di emergenza

È in vigna, e in particolare nelle vecchie vigne, che gli effetti di questa condizione si fanno sentire maggiormente. «La cosa peggiore la stiamo osservando tra le viti di 52 anni, con impianti a pergola», dice Albanesi. «Sono vigneti con bassa densità di impianto, con una vite ogni 2 metri e mezzo, e vivono in una situazione di sofferenza atroce per la mancanza di acqua. Si trovano su suoli argillosi con pendenze al 5%, terreni che non sono scoscesi o drenanti, che trattengono bene l’acqua, e nonostante le radici sono a 3 metri di profondità, sono in sofferenza totale». Per salvarle Albanesi è costretto una riduzione «del carico produttivo». Nonostante si fossero nati grappoli sulla pianta, «molti li stiamo tagliando via in modo da dare il minimo lavoro alla vite. Un provvedimento che abbiamo dovuto prendere anche riguardo a vigne più giovani».

Si delinea un quadro nuovo, difficile, che mette in evidenza quanto il cambiamento climatico e la siccità (qui un approfondimento del Settimanale Tre bicchieri) incida sul modo in cui le piante vengono coltivate. «Attraverso una botte e una pompa a pressione, passiamo da pianta pianta a “iniettare” una decina di litri a 20 centimetri di profondità nel suolo. Come se portassimo acqua nel deserto agli assestati. Non so quanto sia efficace perché nelle vigne di cinquant'anni le radici pescano l’acqua a 3 metri non a 20 centimetri. Ma che possiamo fare? Non abbiamo impianto un’impianto di irrigazione perché queste viti non hanno mai sofferto e anche ad averlo non ci sarebbe acqua». 

Effetti del cambiamento del clima

«Quello che fa paura - aggiunge - è che se in altre annate calde come la 2017 le piante hanno resistito, quest’anno non sta andando affatto bene. C’è poi una situazione generale davvero difficile: stai all’aperto e ti bruciano gli occhi perché fuori ci sono 40 gradi. Negli ultimi 10 anni, poi, abbiamo registrato un raddoppiamento dei giorni in cui le temperature sono arrivate ad oltre 35 gradi». Salvare il salvabile, rispondere in fretta e cercare il più possibile di arginare i possibili danni. Eppure, non è solo una questione di clima, ma di come la viticoltura stia cambiando e debba cambiare anno dopo anno. «Nel 2022 è il periodo di caldo a fine luglio si è smorzato con pioggerelline sparse, le piante hanno recuperato, e sono arrivate a ottobre in forma. Noi Siamo abituati a grandine e tante ostacoli, ma neanche i viticoltori più vecchi si ricordano una cosa del genere». Fare viticoltura cosi è diventato molto complicato. «Continuiamo perché ci piace, per la passione, ma da anni sono saltati tanti schemi, e tutto è successo in modo molto rapido».

Un futuro incerto

Non manca in questo quadro, chi cerca di approfittarne. Pochi scrupoli e soluzioni facili un tanto al chilo che fanno leva sui nervi delle persone. «Una cosa che notato è che ci sono commercianti che chiamano in azienda promettendoti prodotti eccezionali contro siccità. Mi viene da ridere e chiedo loro se vendono acqua. Offrono prodotti a base di alghe, o altre sostanze senza fondamento scientifico. Un po’ come se fossero gli integratori che qualcuno prende per andare in palestra. La verità è che manca l’acqua,  l’elemento più semplice e importante». «Che tragedia -conclude Albanesi-. La parola resilienza non la amo, ma stiamo cerando in tutti i modi di resistere. È ancora presto per dire come finirà, ma devo dire che ho negli occhi le immagini di quelle piante cinquantenarie mai viste in quelle condizioni, boccheggianti».

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