ra il giorno e la notte, che ha dato vita a vini ricchi di personalità. La stessa di quei produttori, pochi per la verità, che hanno deciso di sfidare le leggi del mercato, e a volte anche della natura, puntando su una produzione per ettaro molto bassa ma di qualità. Un vitigno difficile da coltivare e da affinare, sicuramente una nicchia per produttori e intenditori.
Roberto Berioli, presidente della "Strada del Vino Colli del Trasimeno"
Vinificato in purezza produce vini estremamente interessanti: ha un ampio profumo, colore rosso, sapori di mandorla amara, frutta secca, ciliegia, frutti a bacca rossa (lampone, amarena, prugna, mirtillo e fragola), talvolta floreali di violetta e rosa.
Insomma, quasi un fiore all’occhiello lungo la “Strada del Vino Colli del Trasimeno”, rappresentativa di un territorio di importanti produzioni nate non solo dal Gamay ma anche dal Merlot e dal Grechetto. La zona della DOC Colli del Trasimeno comprende i comuni di Castiglione del Lago, Magione, Paciano, Panicale, Passignano, Tuoro, e in parte quelli di Città della Pieve, Corciano, Perugia e Piegaro. Borghi di raffinata bellezza, puntellati da case di pietra e splendide piazze, ideali per gustare un buon calice della zona, magari in abbinamento a golose pietanze del posto; dal pesce di lago alla fagiolina (legume tipico della zona, molto piccolo e saporito, di forma allungata e di color crema), dalla la torta al testo farcita con erbette ai Travioloni (ravioli ripieni di ricotta e fagiolina).
Un mercato, quello della DOC Colli del Trasimeno che ora sta vivendo una seconda giovinezza (quasi raddoppiato il numero negli ettolitri di vino certificato dell’area, ovvero che ha chiesto e ottenuto la DOC negli ultimi tre anni: se nel 2009 erano circa 2000, nel 2011 sono diventati quasi 4000) e che si lega indissolubilmente alle ricchezze di un territorio ricco di storia e cultura. Non a caso, alcune produzioni di quest’area si richiamano idealmente alle gesta di personaggi legati alla tradizione come Boldrino Paneri da Panicale, famoso capitano di ventura, quasi un Robin Hood del Trasimeno, o Ascanio della Corgna, capitano, architetto e ingegnere militare che, con le sue gesta, tra il XVI e XVII sec, fece conoscere in tutta Europa questi luoghi.
Ma chi sono questi outsider che hanno deciso di puntare sul Gamay perugino in purezza? Ex manager in cerca di nuove sfide o più semplicemente giovani coraggiosi che hanno deciso di riscoprire le peculiarità di un vitigno secolare piantato dagli avi e ora diventato un unicum.
Simone Sacco, dell’azienda agricola Madrevite, a Castiglion del Lago è un imprenditore giovane e forse proprio per questo affascinato ancora di più dalla tradizione. Ha pensato bene di rendere omaggio a un personaggio di shakespeariana memoria. Nasce così la Bisbetica Rosè, un Gamay in purezza che cattura per i profumi floreali, fruttati di lampone e ciliegia. Ottimo come aperitivo e per accompagnare piatti di pesce e carni bianche. “La vigna vecchia del nonno ci ha dato l’ispirazione – spiega- e così abbiamo piantato nuovi cloni cercando di investire sulla tipicità del territorio. La nostra è una piccola produzione, 2500 bottiglie l’anno, ma che riscuote grande successo, specie nel Nord Europa”.
Carlo Corbacella, patron dell’azienda vitivinicola Duca della Corgna, ha deciso di ricominciare dal vino. E così, andato in pensione, da Ferrara si trasferisce a Castiglione del Lago. “Ho deciso di investire su questo vitigno tipico perché rappresentativo, più di altri, del territorio. Il Gamay è difficile; va concentrato in vigna per non perdere in qualità”. Un impegno che gli ha dato ragione. Sono due le interpretazioni di Gamay proposte dall’azienda : più fresco, croccante e varietale il Divina Villa Etichetta Bianca, più complesso e speziato l’Etichetta Nera (che affina in barrique). Entrambi ideali con carni bianche e selvaggina in genere.
Alessio Carrà ha invece abbandonato Milano 20 anni fa per la campagna umbra e a Panicale ha messo radici, in tutti i sensi. Il titolare de La Querciolana, ha rilevato una struttura appartenuta ai monaci benedettini. Completamente restaurata, si è trasformata in un' azienda agrituristica a conduzione familiare. “Un vitigno molto difficilie da vinificare – racconta- perché molto aromatico che può risentire di cambiamenti climatici repentini. Lo abbiamo trovato nell’azienda quando siamo arrivati e nel duemila abbiamo deciso di piantare nuovi cloni”. Il bello della sfida? Produrre 3mila bottiglie l’anno di Gamay Rosso dell’umbria IGT in purezza e conquistare così nicchie di estimatori, per lo più giovani e nel nord italia. Dal profumo delicato, vinoso e persistente, ha sapore sapido, armonico, asciutto. Ideale su primi piatti, carni, formaggi.
Michela Di Carlo
30/10/2012