Annunciato più volte come l’anno della svolta, il 2013 si è rivelato come il peggiore dall’inizio della crisi. “Il Pil ha raggiunto quota 1.560 miliardi con un calo significativo sull’anno precedente, -0,4% in valore corrente e -1,9% a valore costante” ha detto il presidente uscente di Federvini Lamberto Vallarino Gancia, aprendo a Roma i lavori dell’assemblea annuale della Federazione. Nonostante la situazione oggettivamente difficile però “i settori produttivi rappresentati da Federvini (quindi vini, acquaviti, liquori, sciroppi e aceti; ndr.) hanno dimostrato una marcia in più”. La relazione, come di consueto, è stata un modo per misurare lo stato di salute del settore. Infatti nel 2013 il valore dell’export è stato per l’86,5% di vini e mosti (pari ad oltre 5,2 miliardi di euro, +7,3% rispetto al 2012), 6,1% liquori (368 milioni di euro, + 3,1% sul 2012), 3,9% aceti (238 milioni di euro, + 5,8 % sul 2012) e 3,4% acquaviti (207 milioni di euro, + 4,7%). L’Italia, con 20,8 milioni di ettolitri, si è confermato primo Paese produttore al mondo di vino destinato alle esportazioni, seguito da Spagna (18,1 milioni di ettolitri) e Francia (14,8 milioni di ettolitri). Calano invece i volumi complessivi dell’export di vini e mosti (compresi vini frizzanti, spumanti e liquorosi) verso i Paesi Ue, con un -4,6%, mentre il valore aumenta dell’8,8%. Molto positive le performance in Paesi quali Belgio, Francia, Lituania, Portogallo, Regno Unito e Svezia, ma anche trend molto positivi in Ucraina, Russia, Messico ed Australia. Si evidenzia un calo, invece, in Cina e Brasile a causa dei provvedimenti restrittivi all’ingresso delle produzioni comunitarie. Continua il successo degli spumanti, con esportazioni complessive in crescita del 13,7% verso i mercati Ue, pari a 372 milioni euro, +18,5% e a livello mondiale +13,5% pari a 716,5 milioni di euro (+19% sul 2012).
La Federazione rispetto all’obiettivo lanciato dal premier Renzi a Vinitaly quando indicò come traguardo i 7 miliardi di euro di export sostiene che è necessario riprendere il dibattito operativo perché è “un obiettivo non facile ma alla portata del sistema, se tutte le componenti faranno la propria parte”. Ma le difficoltà tecniche che l’export deve affrontare non sono poche. L'India, per esempio, il 12 marzo scorso ha improvvisamente cambiato le regole di presentazione, con conseguenti difficoltà se non veri e propri blocchi, in quanto non ha concesso dei tempi per adeguarsi alla nuova normativa. Positivo il giudizio sull’accordo commerciale bilaterale Ue-Usa. Federvini sostiene che “potrebbe portare rapidamente alla reciproca liberalizzazione daziaria sui due mercati e alla creazione di maggiori salvaguardie, proprio in tema di difesa dei marchi e delle indicazioni geografiche, temi sui quali i nostri settori da anni si battono per vedere compiuti dei passi in avanti”. In ogni caso si prevedono “vantaggi commerciali enormi per le imprese di ambo le parti e un incremento significativo del volume d’affari”. A fronte dei positivi risultati dell’export pesano i dati del consumo pro-capite ormai giunto sotto i 40 litri e l’aumento della pressione fiscale. Soprattutto quest’ultimo, una sorta di nervo scoperto, i cui effetti finiscono per essere controproducenti per un settore che dà lavoro ad oltre 1,2 milioni di addetti e genera un’entrata fiscale pari ad oltre 8 miliardi di euro (Fonte Tradelab 2013). “Abbiamo avuto tra la fine del 2013 ed inizio 2014 due decreti legge che, a fronte di alcune voci di spesa, portavano a copertura l’aumento delle accise sugli spiriti - grappa, amari, limoncello, aperitivi - e sui prodotti intermedi quali i vermuth ed i vini liquorosi, il Marsala fra tutti Questi interventi sono stati realizzati quando i settori hanno dovuto già fronteggiare tre aumenti di imposta, con un minacciato nuovo incremento dal 1 gennaio 2015”, ha sottolineato Gancia. Il problema è innanzi tutto quello dei consumatori che si vedono aumentare i listini con degli aumenti così ravvicinati e davvero difficili da spiegare e da comprendere. Al termine dei lavori, l’assemblea ha eletto Sandro Boscaini, presidente e amministratore delegato di Masi Agricola, alla guida della Federazione per il triennio 2014/2016, ratificando la scelta del Consiglio dello scorso 5 maggio. “Oggi l’export, nonostante la minor competitività dell’euro, costituisce un settore che funziona” ha dichiarato il neopresidente “Ma occorre ragionare anche su cosa accade all’interno del nostro Paese e fare leva, collaborando con le Istituzioni, sul valore del settore che rappresentiamo, che costituisce un tassello importante del Made in Italy e del mercato agroalimentare nazionale”.
a cura di Andrea Gabbrielli
Questo articolo è uscito sul nostro settimanaleÂÂÂ Tre Bicchieri del 19 giugno. Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, bastaÂÂÂ cliccare qui.