Da un lato le cooperative, con la Francia su tutte, e dall'altro gli altri sindacati vitivinicoli europei. Il tema degli espianti divide comparto vino dell'Ue, riunito a Bruxelles in occasione del primo meeting del Gruppo di alto livello, mercoledì 11 settembre. Sul tavolo, i metodi e gli strumenti per affrontare le sfide future, con la Commissione Ue chiamata ad ascoltare le esigenze delle imprese, in vista delle conclusioni del Gruppo attese per i primi mesi del 2025 e della conseguente proposta di riforma che proprio la Commissione dovrà elaborare sulla Pac post-2027, entro la prossima estate. Numerose le sigle presenti: dal mondo cooperativo a quello dei piccoli agricoltori (Copa-Cogeca), dalla filiera del biologico a quella dell'industria vitivinicola (come Ifoam e Ceev), passando per le associazioni dei vignaioli indipendenti (Cevi), le regioni viticole (Arev) e le federazioni che tutelano le denominazioni d'origine (Efow). Per tutti la parola d'ordine di fronte alla crisi generalizzata è stata sostegno, a difesa dell'export, contro l'aumento dei costi e il calo dei consumi. Ma sul tema dell'estirpo dei vigneti, le posizioni in questa prima riunione sono rimaste distanti, soprattutto tra agricoltori e cooperative (Copa-Cogeca), da un lato, e industriali vitivinicoli (Ceev), dall'altro.
Il no del Ceev all'estirpo
In un'Europa che è prima produttrice ed esportatrice di vino al mondo, con 3 milioni di occupati, il settore vitivinicolo - alle prese con gli obiettivi di sostenibilità ma attualmente in crisi per il combinato di un calo dei consumi e per gli effetti della crisi climatica - gioca un ruolo fondamentale. Il Ceev (che riunisce le industrie maggiormente internazionalizzate, col 90% di quote) ha ribadito la necessità di un piano di sostegno alla promozione e allo stesso tempo di misure per controllare i volumi. Ma con un secco rifiuto dell'estirpazione dei vigneti, ha avvertito il presidente Mauricio González-Gordon, in linea con quanto ribadito in Italia l'Uiv alla vigilia dell'incontro. «C'è bisogno di gestire il potenziale produttivo per migliorare l'equilibrio tra produzione e domanda», ha sottolineato il segretario generale Ignacio Sánchez Recarte. Il Ceev, di fatto, ha chiesto alla Commissione di usare la misura della vendemmia verde come unico meccanismo per controllare i volumi e si è detta contraria alla introduzione eventuale di un sistema generalizzato di estirpo dei vigneti: «L'uso eventuale di fondi pubblici per tale misura dovrebbe essere sottoposta a condizioni molto rigide».
Le priorità degli industriali vitivinicoli dell'Ue
Sono sei i punti prioritari illustrati dal Ceev alla Commissione, durante il Gruppo di alto livello: la semplificazione amministrativa in particolare in materia di Ocm promozione e comunicazione; l'aggiornamento dell'Ocm vino e delle regole di etichettatura in chiave digitale; vendite a distanza per favorire l'e-commerce; regolamentazione (produzione ed etichettatura) dei dealcolati; definizione dei principi e delle regole di comunicazione sul vino sostenibile; rafforzamento delle misure di sostegno all'export e riduzione delle barriere tecniche al commercio. «In un quadro di grande incertezza servono politiche europee strutturali e di ampio respiro. Ogni euro di valore aggiunto generato dalle imprese della filiera vino - ha dichiarato Albiera Antinori, presidente del gruppo vini di Federvini, che aderisce al Ceev - crea 4,1 euro di ricchezza nell’intera economia. Ciascun occupato attiva 5,8 occupati nell’intera economia nazionale».
Per le cooperative l'estirpazione temporanea è necessaria
Diversa la posizione delle cooperative che, a inizio anno, tramite il Copa-Cogeca avevano presentato a Bruxelles un piano per un espianto a tempo e con incentivi. In Europa, soprattutto in Francia, ci sono troppe situazioni di fallimento che riguardano imprese vitivinicole, come ha spiegato Lodovic Roux, vice presidente del Copa-Cogeca, con società che hanno urgenza di eliminare gli impianti. Pertanto, gli estirpi diventano una «soluzione inevitabile» alla crisi di mercato e sovrapproduzione. A spingere per l'adozione nella Pac è soprattutto la Francia, dove è in corso una campagna straordinaria di estirpi con centro principale Bordeaux. Si tratta di una misura straordinaria e definitiva (con 150 milioni di euro la Francia attende il via libera della Commissione Ue per poter eliminare circa 37mila ettari di vigneto). Ma se tale meccanismo entrerà nella Pac dovrà essere temporaneo. Ed è questo che chiede il sindacato cooperativo europeo, che parla anche di meccanismi di flessibilità. Di fatto, il mondo cooperativo europeo non lo esclude come aiuto per uscire dalla crisi. Ai prossimi appuntamenti sarà uno tra i temi da limare e discutere.
La crisi dei consumi di vino
Qual è stata la posizione di altre sigle del meeting? Il Cevi (che rappresenta i viticoltori indipendenti), con la vice presidente Matilde Poggi ha rifiutato l'estirpo, ha chiesto più sostegno all'export e una massiccia sburocratizzazione. L'Arev (che riunisce le regioni vitivinicole) si è detta contraria a un'estirpazione massiva dei vigneti europei, puntando su promozione, agricoltura di precisione e nuove tecniche genomiche. Un appello alla Commissione Ue a salvaguardare il sistema dei vini a denominazione d'origine è arrivato dall'Efow, che riunisce le federazioni dei vini Dop e Igp europei. Il presidente Riccardo Ricci Curbastro ha ricordato come circa l'80% delle aree vitivinicole europee sia dedicato a produrre vini a Ig e che il settore sta affrontando cali strutturali nei consumi (soprattutto rossi) per cambiamenti nelle dinamiche di mercato e sfide climatiche che stanno destabilizzando il sistema.
Efow chiede di fermare i nuovi impianti
Efow (che riunisce le denominazioni d'origine del vino) ha puntato su un supporto agli operatori in difficoltà con misure di mercato ad hoc e sul rafforzamento del sistema di autorizzazioni per gestire al meglio le risorse, consentendo agli Stati membri di vietare i nuovi impianti (percentuale 0%, rispetto all'attuale 1% annuo) e ai Consorzi di vietare nelle proprie aree geografiche gli impianti per vini non a Ig, in caso di rischio sovrapproduzione. Focus anche sui vini dealcolati con il no ai dealcolati a Ig e alle modifiche ai regolamenti che consentono ai vini parzialmente dealcolati di essere etichettati come vini a basso contenuto alcolico. Per Ricci Curbastro è necessario «allineare la produzione alle richieste del mercato, assicurando che i vini a Ig continuino a remunerare equamente i produttori». Ma non sono mancati dei messggi all'esecutivo di Ursula von der Leyen sul rapporto alcol-salute: «Il supporto della Commissione Ue al settore vino è necessario per combattere l'abuso degli alcolici non certo il loro consumo».