Buona la prima per l’Italia, che ha appena ospitato il sesto Forum Mondiale dell’Enoturismo dell’Organizzazione Mondiale del Turismo dell’Onu. Dal 19 al 21 settembre ad Alba si è dato appuntamento il gotha del settore: 8 ministri e oltre 500 delegati internazionali e stakeholder del mercato enologico per parlare di futuro. Prossima destinazione Spagna (La Roja), nel 2023.
Ma cosa è venuto fuori dall’incontro in Italia? Sicuramente la consapevolezza che le emergenze non sono finite e che, dopo lo stop legato al Covid, anche l’enoturismo dovrà fare i conti con la difficile situazione economica che caratterizzerà i prossimi mesi. Calmierare i costi sarà, quindi, una priorità. Per Zurab Pololikashvili, segretario generale dell'Unwto, tuttavia “Le urgenze del settore non sono cambiate, anzi si sono rafforzate, dopo la pandemia”. E sono “la sostenibilità, la riduzione dell'impatto climatico del turismo e la formazione. Prima di tutto” è il suo messaggio da Alba “bisogna investire nelle risorse umane”.
Enoturismo: il piano dell’Italia
Risponde alla chiamata di Pololikashvili, il ministro italiano del Turismo Massimo Garavaglia, che ha annunciato il Piano strategico per il settore. “Nel turismo enogastronomico” ha detto “abbiamo investito come Ministero 30 milioni di euro, raddoppiati da altri 30 milioni dalle Regioni. In questo modo, con 60 milioni di euro, siamo uno dei Paesi che investe di più sul settore”.
Tra gli obiettivi del Piano, quello di rendere l’enoturismo – che lo stesso Ministro ha definito “un turismo lento che corre veloce” - meno suscettibile agli shock esterni, che siano essi il Covid o i rincari, e quindi più stabile. “Per farlo” ha detto “ci vogliono organizzazione, strategia e partnership. L’enoturismo” ha concluso “è la porta di accesso per capire come si vive in un paese. Intercetta la sostenibilità che va comunque declinata in azione concreta, come ridistribuire i flussi turistici fuori dai normali percorsi e dalle normali stagioni”.
Le linee guida di Enit
A occuparsi delle nuove linee guida che andranno a confluire nel Piano annunciato dal Ministro, sarà l’Agenzia Nazionale del Turismo-Enit, con l’obiettivo di valorizzare i prodotti agroalimentari e vinicoli e la cultura agroalimentare con il brand Made in Italy. Quattro le ambizioni, rappresentate da altrettante parole-chiave, che il piano vuole raggiungere da qui al 2025, così come enunciate ad Alba dall’amministratrice generale Enit Roberta Garibaldi: “Preservare il patrimonio attraverso il turismo; sviluppare l’offerta, innovandola ed arricchendola; fare rete, per integrare prodotti e servizi turistici, connettere aree urbane e rurali; comunicare e promuovere, accrescendo l’attrattività e l’accessibilità dell’offerta italiana nel mondo”.
La stessa Garibaldi ha, poi, stilato una lista dei nuovi trend in fatto di enoturismo di cui tener conto per incrementarlo e per attrarre anche quella generazione Z, ancora tutta da conquistare e meno avvezza al vino. Si va dalla sostenibilità ambientale e sociale alla ricerca di esperienze uniche (glamping, trekking, yoga), fino a nuove offerte in linea con le più avanzate tecnologie.
Petrini: “L’enoturismo non rimanga in una bolla”
Criticità e sfide future, al centro dell’intervento di Alba del presidente di Slow Food Carlo Petrini che si è focalizzato in particolare sulla “povertà dei borghi” e sulla necessità di ripartire da quelli per rendere il turismo del vino un’esperienza davvero autentica.
“Nei piccoli borghi” ha sottolineato “non è rimasto più niente: nessun luogo di ritrovo o piccolo negozio. E, allora a cosa serve il turismo del vino senza la comunità locale? A chi opera nel settore bisogna parlare chiaro: non ha senso parlare ogni anno di incremento dell’enoturismo, se non se ne misura anche la qualità. E la qualità passa dalla salvaguardia di tutte le altre cose che col vino hanno a che fare”. Oltre alla comunità locale, anche il resto dell’agricoltura. “Il vino, negli ultimi 30 anni è diventata quasi una commodity, staccandosi dal resto del settore primario” ha continuato Petrini “Tuttavia, il fatto che sia diventata un’eccellenza non può giustificare il fatto che i territori si siano plasmati sulla monocultura: oggi, più che mai, la biodiviersità resta imprescindibile”. Lo è per salvare il Pianeta, ma anche, più semplicemente per riuscire a rivolgersi ai giovani che, come sottolineato da Petrini “è dei temi ambientali che vogliono sentire parlare e non della promozione fine a sé stessa”.
Da qui, il monito del fondatore di Slow Food a tutto il settore: “Se il turismo del vino si chiude in sé stesso, dentro a una bolla, morirà per asfissia”. Fare rete resta l’unica via per vincere la sfida.
L’Italia si candida ad ospitare The World’s 50 Best Restaurants
Dopo aver ospitato il Forum mondiale Onu sull’enoturismo, il Ministero del Turismo e Enit puntano a portare in Italia – a Torino - anche al The World’s 50 Best Restaurants 2024, l’evento che premia i 50 ristoranti migliori al mondo, che quest'anno si è tenuto a Londra. “Un evento mondiale, che rientra nella programmazione condivisa con il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia” dichiara l’ad di Enit Garibaldi “che rafforzerà sul lungo periodo il ruolo della cucina italiana nel mondo e l’identità e la riconoscibilità della Penisola a livello internazionale”.
a cura di Loredana Sottile
La versione completa di questo articolo è stata pubblicata sul Settimanale Tre Bicchieri del 22 settembre 2022
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