Un invito riservato solo ai grandi. È la prima volta che un vino italiano è ospite d'onore a Wall Street a presenziare il rito della campanella che apre il mercato azionario americano. Per i 50 anni della storica cantina, biologica e biodinamica da sempre, Emidio Pepe e una sua bottiglia di Montepulciano d'Abruzzo del 1964 sono stati ospiti d'eccezione al 'floor' di Wall Street. E dopo il suono della campanella, il presidente della New York Stock Exchange, Duncan Niederauer, ha iniziato e condotto personalmente un'asta benefica di questo raro Montepulciano del 1964 che alla fine è stato aggiudicato per 4.100 dollari da un broker newyorchese.
“Il nostro Montepulciano è presente a New York da ben 33 anni”, ha spiegato con un ottimo inglese ai broker di Wall Street la biondissima Chiara Pepe De Iulis, terza generazione di questa famiglia abruzzese, che a soli 21 anni è ora la responsabile marketing e vendite estero della Cantina Pepe. “Fu una signora che si chiama Lidia Bastianich a comprare e a servire per prima agli americani il Montepulciano di mio nonno. Quando Lidia aprì il suo primoristorante italiano a Manhattan, Felidia, fu il primo Montepulciano d'Abruzzo che inserì nella sua wine list. Ora i nostri vini, produciamo anche dei raffinati Trebbiano e Pecorino, sono nella wine list dei più famosi e stellati ristoranti di New York, Washington, Las Vegas e Los Angeles” ha aggiunto Chiara, la quale è bene ricordare assieme alla mamma Daniela e alla zia Sofia, raccolgono l'uva a mano, la diraspano a mano e poi con i piedi (usano degli stivali di gomma) la pigiano come ai vecchi tempi.ÂÂÂ
“Facciamo sempre così, da 50 anni, mio nonno non ha cambiato niente nel modo di fare vino. Più naturale di così” ci tiene a precisare Chiara. Anzi, è bene ricordare che la prestigiosa Cantina Pepe è l'unica in Italia e forse al mondo a non possedere botti di legno e barrique. Dopo la fermentazione in botti di cemento, circa due anni, l'invecchiamento avviene solo e soltanto in bottiglia.
Di più: il Montepulciano Pepe ha un altro record prestigioso che nessun vino italiano o francese può vantare a New York. È presente nella wine list di tutti gli otto ristoranti Tre Stelle Michelin di Manhattan. Anzi i ristoranti francesi Daniel e Jean George servono anche il Trebbiano Pepe. Mentre il famoso Eleven Madison dello chef Daniel Humm (al quarto posto della S. Pellegrino World's50 BestÂÂ Restaurants per il 2014) offre l'intera gamma della cantina abruzzese: Montepulciano, Trebbiano e Pecorino. “Ad essere precisi lavoriamo tanto anche con i ristoranti Tre Stelle di Ducasse, ma in Europa”, puntualizza Chiara.
Da Wall Street poi tutta la famiglia Pepe si è trasferita per i festeggiamenti al ristorante Del Posto (l'unico italiano negli Usa a poter vantare le 4 Stelle del New York Times), dove è stato presentato ai giornalisti e distributori americani la versione in inglese del libro scritto da Sandro Sangiorgi, Emidio Pepe, the man and his wines, Edizioni Porthos (Manteniamoci giovani è il titolo italiano).
Durante la presentazione del volume, Sofia Pepe, che da un paio di decenni affianca papà Emidio nei vari e sempre naturali processi di vinificazione, ha voluto rimarcare alcuni concetti fondamentali della Cantina Pepe. “Il nostro non è folklore, dove la vendemmia è rigorosamente tutta a mano e pigiamo l'uva ancora con i piedi. Con le macchine e specie con le pigiatrici il mosto diventa marmellatoso, la buccia si spappola, il verde cede tannini duri. A mano invece il chicco resta integro, fermenta quasi intero e il raspo non si rompe. Ecco perché abbiamo vini delicati e morbidi, che non filtriamo, quindi hanno una propria struttura, e che possono invecchiare anche 30-40 anni”, ha spiegato Sofia Pepe.
E in questi festeggiamenti newyorchesi il wine master Emidio Pepe, 82 anni portati maestosamente, è stato di pochissime parole, come è sua abitudine. Taciturno, ma sempre gentile e sorridente, ha ripetuto più volte: “Penso già alla vendemmia 2014, quest'anno ha piovuto tanto”.
a cura di Giorgio C. Morelli
In fotoÂÂ Sofia Pepe, Emidio Pepe Chiara De Iulis Pepe, le tre generazioni di vignaioli