Il vino italiano? Assolutamente “food-friendly” (adatto al cibo). Il plauso viene da Fiona Beckett, giornalista del Guardian e autrice di diversi sul cibo e il vino, che mette in evidenza le caratteristiche positive della produzione bianchista italiana. Un buon rapporto qualità-prezzo e il loro essere una compagnia complementare a tante ricette nostrane sono punti chiavi messi in rilievo.
Un semplice Pinot Grigio
«Non so quanti di voi comprino vino appositamente per accompagnarlo al cibo, ma gli italiani lo fanno e noi potremmo imparare qualche lezione da loro», scrive Beckett. «Se si assaggiano vini come il soave e il pinot grigio da soli, si potrebbe pensare che siano un po' insipidi e noiosi, ma sorseggiandone un bicchiere con un piatto di antipasti o di spaghetti alla carbonara, ad esempio, questi vini prendono vita». Un complimento un po’ ruvido, ma in fondo il vino più venduto all’estero è proprio il pinot grigio, spesso in una veste qualitativa piuttosto modesta.
Varietà autoctone e vini modaioli
«L'altra virtù dei bianchi italiani è che sono relativamente economici. Il prezzo medio del Verdicchio dei Castelli di Jesi della selezione di oggi -una piccola lista dei vini consigliati a fine articolo ndr-, ad esempio, è di soli 7,25 euro presso il Co-op (e un po' di più online)». L’autrice dell’articolo fa notare che oltre a pinot grigio, verdicchio e gavi stanno trovando interesse anche varietà e denominazioni meno note: Orvieto Classico e il «simil-chardonnay Grillo dalla Sicilia» (su cui nutriamo qualche dubbio...).
Non ultimo, ci sono vini che hanno «il loro fascino - in alcuni casi, come per il vermentino toscano o sardo, per esempio, sono più cari semplicemente perché sono alla moda, mentre in altri, come per i vini prodotti in regioni più montuose o vulcaniche come l'Etna, il costo riflette le condizioni di coltivazione più difficili e le basse rese».
I vini italiani visti dall’esterno
Alcol moderato, freschezza e un buon prezzo sembra essere la base per tutti i vini elencati. Eppure, il quadro che si delinea, anche se in superficie risulta positivo, ci raffigura come un buon compresso tra semplicità, prezzo basso e qualità discreta. Non certo una novità, ma lascia da pensare che in Italia c’è uno distacco netto tra le due categorie di cui si parla di più: i grandi mostri sacri che hanno fatto e fanno la storia dell’enologia italiana e quelli trovati nell’assortimento premium (e non) dei supermercati. I prezzi dei bianchi riflettono l’appeal internazionale giocato tutti sui rossi: basta vedere i vini nelle aste internazionali e i giudizi della critica. Specialmente quella statunitense sbilanciata ancora sui grandi rosso nonostante i consumi siano cambiati.