e consulenza grafica del mondo del vino) trasforma Pollenzo nel palcoscenico ideale per la presentazione dei vitigni simbolo di questi terroir: il Pinot Noir (Borgogna) e il Nebbiolo (Piemonte).
Il progetto Le loro Maestà ha origine qualche anno fa per volere di Camillo Favaro, vignaiolo per vocazione e creatore dell'agenzia Artevino.
Dai suoi numerosi viaggi in Borgogna e dalla passione per questa terra e i suoi vini nasce nel 2012 il volume Vini e Terre di Borgogna, un racconto scritto a quattro mani con Giampaolo Gravina che presenta, attraverso un viaggio culturale e sensoriale, territori come la Côte d'Or, formata a sud dalla Côte de Beaune e a nord dalla Côte de Nuits, antica terra del Pinot Noir e dello Chardonnay.
La manifestazione già nel 2009 registrò un grande successo di pubblico e molta attenzione da parte di enoappassionati ed operatori del settore. Oggi, alla sua seconda edizione, riunisce nella cittadina del cuneense il 9 e 10 febbraio 50 prestigiose cantine piemontesi ed altrettanti vignerons di Borgogna con un programma di verticali, degustazioni e incontri per raccontare due delle più importanti zone dell'enologia mondiale.
Tanti i produttori e le cantine presenti. Tra questi le storiche maison come Confuron-Cotetidot, Eric de Suremain o le classiche aziende De Courcel, Chantal Remy e Chandon de Briaillese o i neo vignaioli della Borgogna Naudin-Ferrand, Arlaud e Emmanuel Giboulot. Il Piemonte si difende bene con Cavallotto, Brezza e Giacomo Fenocchio. Senza dimenticare Burlotto e Marchesi di Gresy. Ma poi ancora Massolino, Vietti, Sottimano, Germano Ettore, Conterno Fantino, Vajra, insomma i nostri "re mida" del vino nel panorama internazionale.
"Il Pinot Noir della Borgogna e il Nebbiolo del Piemonte sono due uve che si somigliano, ma sono anche conosciute come i due vitigni più nobili al mondo, capaci di esprimere meglio il terroir, giocando col colore, mai troppo scuro, e sull'eleganza della beva e degli aromi" spiega Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini d'Italia del Gambero Rosso, che presenterà sabato 9 in compagnia di Giampaolo Gravina un'imperdibile verticale di quattro annate di Clos de Tart e Monfortino.
La Borgogna rappresenta uno dei fiori all'occhiello del territorio francese, soprattutto per i suoi vini da invecchiamento. Stesso ragionamento può essere fatto se ci si sposta in Piemonte: il Nebbiolo è l'uva rossa più pregiata della nostra penisola, regala un vino morbido e fragrante come nei distretti d'Alba, nelle Langhe e nel Roero.
Sebbene i prodotti elaborati in queste zone siano notevoli, la Borgogna continua a mantenere un leggero valore di supremazia: "Il Piemonte si distingue per le sue eccellenze vinicole, ma forse manca un adattamento dei vini al gusto moderno e una maggiore consapevolezza nel lavoro di cantina. Quando si è cominciato ad utilizzare la barrique, ad esempio, c'è voluto un po' di tempo per imparare ad invecchiare il Nebbiolo, lo stesso avviene con le altre tecniche di maturazione e lavorazione" afferma ancora Gianni Fabrizio.
Un limite che la regione italiana può superare cominciando anche a dare più valore a determinate aree vitivinicole, distinguendole attraverso le denominazioni e le divisioni in sottozone. "Per riuscire ad ottenere una maggiore attenzione nel panorama vitivinicolo internazionale e un valore economico maggiore per i suoi vini" dice Gianni Fabrizio "il Piemonte avrebbe dovuto avviare delle specifiche classificazioni territoriali in modo da distinguere i cru e i terroir, come succede in Borgogna".
La classificazione in Borgogna risale a 200 anni fa quando i vigneti furono suddivisi in classi, in modo da determinare con precisione i dati da inserire sull'etichetta di ciascun vino. La prima classe è formata dai Grand Cru presenti nella zona della Côte de Nuits. Ognuno ha la propria appellation. Il nome del vigneto attesta in Borgogna l'appartenenza al livello più alto. La seconda classe i Premier Cru, porta il nome del comune di origine seguito dal nome del vigneto oppure semplicemente il nome del comune stesso seguito dalle parole Premier Cru. La terza classe detta Appellation Communale prevede semplicemente l'uso del nome del comune. Questi vini sono spesso definiti "village". Infine la quarta classe raggruppa vigneti situati in aree meno favorevoli anche all'interno di comuni famosi i cui vini possono fregiarsi solo del nome di Bourgogne.
"In Piemonte da due anni a questa parte si sono formulate delle menzioni geografiche aggiuntive alle denominazioni previste dalla Legislazione sui vini come una possibilità per indicare zone più ristrette all'interno della Denominazione stessa" informa Gianni Fabrizio "Purtroppo questo lavoro ha solo stabilito un elenco di nuovi nomi e non una gerarchia enologica o dei terroir. Sarebbe interessante operare la stessa distinzione elaborata in Francia anche in Italia. Purtroppo questo non è stato possibile a causa di interessi economici e di possibili malcontenti che si sarebbero creati. L'elaborazione di cru e di sottozone potrebbe essere un modo ideale e giusto per metterci a pari livello con la produzione enologica francese"
Nel frattempo mettiamo da parte le denominazioni e le possibili diatribe per presentarci il prossimo fine settimana al cospetto di sua maestà Piemonte e di sua altezza Borgogna.
a cura di Stefania Annese
05/02/2013