non è stata una passseggiata e il rischio è la perdita definitiva di dieci anni di lavoro se non facciamo le cose giuste. Ci abbiamo messo dieci anni e ora non possiamo permetterci di sbagliare.
Dieci anni non sono troppi in un mercato che corre sempre più veloce?
Ricordo che uno dei promotori è stato anche mio padre Giacomo e ricordo i tanti ostacoli che abbiamo incontrato in sede di Comitato nazionale vini. Ora li abbiamo superati.
E adesso?
Ora questa Doc Sicilia bisogna farla funzionare. E' importante mettere nelle mani dei produttori uno strumento nuovo: la promozione del brand Sicilia. Finora, i produttori si sono avvantaggiati del lavoro dell'Istituto Vite e Vino con iniziative come il Padiglione Sicilia al Vinitaly, che ci ha consentito di cambiare passo; poi sono venute le grandi fiere Prowein e Vinexpo che ci hanno dato visibilità internazionale. Ma quello che davvero non abbiamo ancora fatto è un lavoro sul brand.
Quali sarannio le prime mosse del Consorzio?
Il primo obiettivo è l'estero, dove la Sicilia deve essere ancora più forte. Spingeremo sui grandi mercati: Stati Uniti e Canada dove i consumi pro capite sono importanti e la possibilità di spesa per il vino è alta. In Quebec, ad esempio, la Sicilia è conosciuta e apprezzata; mentre in Ontario siamo molto deboli. Oltre a Svizzera e Russia, dobbiamo puntare sui mercati asiatici: siamo in Giappone e bisogna lavorare di più sulla Cina, dove spero che non ci siano in futuro problemi di dazi sull'import a causa della crisi economica.
Chi manca all'appello nella nuova Doc?
Per ora nessuno. Impegno e adesione dei produttori saranno tanto più ampi quanto meglio lavorerà il Consorzio.
Non sarà facile far convivere le diverse anime produttive.
L'attuale Cda è espressione degli enti promotori, Assovini, Confagri Sicilia, Coldiretti, Cia, Fedagri, Agci e Lega Coop Ma dopo la dichiarazione di produzione del 15 gennaio 2013 ci saranno libere elezioni. In modo che la governance sia espressione dei produttori. E il voto peserà in proporzione alle produzioni rivendicate.
A breve si riapriranno i termini di iscrizione. Che cosa accadrà?
Con 32mila ettari e 10mila viticoltori rappresentiamo un terzo della produzione regionale. Ci aspettiamo un ulteriore aumento, ma se gli ettari rivendicati saranno anche solo 20mila per noi l'obiettivo è raggiunto. Ricordo che la Sicilia è di fronte a una grande trasformazione: l'anno prossimo non potremo più distillare le produzioni o destinarle ai mosti concentrati come si è fatto per tanto tempo e sono stati persi 8.500 ettari negli ultimi sei anni. Allora ci resterà solo il mercato e questa Doc sarà la vera cartina al tornasole. Il Consorzio nasce per questo e per garantire il giusto reddito ai viticoltori, anche con progetti comuni.
Per esempio?
La possibilità di poter fissare un centesimo in più a bottiglia per elaborare progetti a vantaggio di tutti.
E' ottimista sulla riuscita di un progetto così ambizioso?
Certo. Non possiamo fallire per tanti motivi. Né per la Sicilia, né per l'Italia del vino. Se non funzionasse questa Doc sarebbe un colpo molto serio alla credibilità di tutto il sistema.
Gianluca Atzeni
18/06/2012