Che non andasse tutto bene era chiaro da un po’. E non poteva essere altrimenti con l’Italia reduce da due vendemmie a 50 milioni di ettolitri, giacenze in aumento e tensione sui prezzi. Senza contare il rallentamento delle vendite in Gdo, non solo in Italia ma anche all’estero.
Tre Bicchieri aveva già fatto un giro di ricognizione a dicembre scorso (vedi storia di copertina “C’è troppo vino, Serve un piano per il vino italiano") sentendo i principali territori sotto pressione. Anche allora il responso era stato unanime: bisogna intervenire. Ma come? Intanto sono passati cinque mesi: tra tre mesi sarà di nuovo tempo di vendemmia e la soluzione non è ancora stata trovata.
I favorevoli alla distillazione di crisi
Il Tavolo di oggi, convocato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare su richiesta delle Commissione Ue per capire lo stato del settore, doveva servire proprio a questo: trovare una soluzione condivisa. Ma di condiviso c’è ancora poco.
L'ipotesi più concreta è quella della distillazione di crisi, ovvero la pratica, remunerata con i fondi pubblici, che permettere di trasformare in alcol il vino in eccesso e destinarlo ad altre produzioni (alcol etilico e, quindi, disinfettati comuni). La ratio è quella di non produrre vino in eccesso ed essere pagati propri per non farlo, in questo modo si toglierebbero i vini generici dal mercato per permettere ai vini di maggiore qualità di non subire la concorrenza di quelli di fascia più bassa.
Delle nove sigle di settore coinvolte dal ministro Francesco Lollobrigida, alcune sono d’accordo alla distillazione di crisi (tra queste, da quanto risulta al Gambero Rosso ci sarebbero Alleanza Cooperative e Coldiretti), altre invece hanno proposto soluzioni alternative. Anche perché quando venne applicata nel 2020 non trovò troppe adesioni.
Oggi a chiedere la distillazione anche alcune regioni particolarmente interessate dall’aumento delle giacenze: a Lazio e Puglia (che da mesi chiedono questa misura) si aggiunge anche la Campania che ha fatto richiesta al Ministero qualche giorno fa.
Uiv: “Distillazione di crisi non dreni risorse a promozione e investimenti”
Contraria all’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Sostegno per la distillazione è, invece, Unione Italiana Vini che, pur riconoscendo – e avendo ampiamente previsto – il particolare momento di difficoltà per il settore, ritiene che la misura tampone non possa penalizzare il settore drenando fondi strategici per la sua crescita. “Qualora si rendesse necessaria in alcune aree del Paese, la misura della distillazione dovrebbe invece poter contare su fondi regionali stanziati ad hoc”, sostiene l’associazione che ha evidenziato come sarebbe opportuno approfittare del tavolo per affrontare con occhio critico dinamiche, come la sovrapproduzione, che generano distorsioni anche in termini di remunerazione della filiera.
Secondo l’Osservatorio di Unione italiana vini, il dato di marzo sulle giacenze (60 milioni di ettolitri) è il più alto dell’ultimo quinquennio e rappresenta il 5,1% in più rispetto al pari periodo dello scorso anno. In Italia nell’ultimo triennio gli stock in cantina sono aumentati dell’11% a fronte di produzioni stabili sul periodo; se il trend rimane attuale, complici le vendite in calo, si rischia di arrivare alla prossima vendemmia con il maggior carico di giacenze degli ultimi 20 anni.
In Francia approvato piano di distillazione da 160 milioni di euro
Il problema della sovrapproduzione e dell’aumento dei costi non riguarda solo l’Italia. Tant’è che la Francia ha già approvato nei mesi scorsi un piano da 40 milioni di euro per la campagna di distillazione da avviare già in estate, con la possibilità di una seconda tranche in ottobre, fino ad un massimo di 160 milioni in tutto il 2023. Non solo. Il ministre dell'Agriculture et de la Souveraineté alimentaire Marc Fenseau ha aperto anche all’espianto dei vigneti e a una serie di altri provvedimenti per superare la crisi. In questo piano anticrisi, osservata speciale è la zona di Bordeaux, dove il Prefetto ha istituito un'unità di crisi e dove si stanno studiando piani di diversificazione agricola, ricambio generazionale e sradicamento sanitario per frenare la flavescenza dorata.