Gli annunciati dazi Usa sui vini europei favoriranno le cantine statunitensi? «Non credo che sarà così. Penso, invece, che ci sarà un aumento dei prezzi su tutta la linea. Se avremo quattro anni così, sarà come andare incontro a un periodo di enorme inflazione». Parola di Zev Rovine, importatore e distributore a New York che, nell'articolo di Eric Asimov sul New York Times riassume così il pensiero comune (vedi anche intervista al distributore Diego Faccioni), dopo la rielezione di Trump come presidente degli Stati Uniti. Insieme al tycoon, infatti, sono tornati i timori del settore agroalimentare. Ma non solo di quello italiano. A lanciare l'allarme è, infatti, la stessa industria del vino Oltreoceano, convinta che dazi sui vini importati porteranno più problemi che benefici.
Trump e il reciprocal trade act
«L’Europa dovrà pagare un prezzo molto più grande», ha detto il neo presidente repubblicano, in uno degli ultimi comizi in Pennsylviana, annunciando che con il "Trump reciprocal trade act” ci sarebbe stata un’applicazione di dazi di almeno il 10% per tutti i prodotti importati dall’Europa, tra cui il vino. Il tycoon ha affermato che i dazi avrebbero portato beneficio alla produzione americana, «ma molti economisti ed esperti commerciali hanno sostenuto che potrebbero essere particolarmente dannosi per il commercio statunitense del vino» scrive Asimov.
Le conseguenze dei nuovi dazi
I dazi potrebbero danneggiare diverse aziende statunitensi del settore che vanno dagli agricoltori, produttori, importatori, distributori, negozi e ristoranti e compagnie di trasporto. Molte di queste di piccole dimensioni e a conduzione famigliare. «Il business americano delle bevande alcoliche è legalmente vincolato ad un sistema a tre livelli» spiega Ben Aneff, presidente della Us Wine Trade Alliance. «Ad esempio un produttore di vino deve vendere a un importatore, che a sua volta deve vendere a un distributore, che poi vende a un rivenditore o a un ristorante. Per ogni dollaro speso per il vino europeo queste imprese imprese statunitensi guadagnano 4,52 dollari. Facendo del vino un prodotto estremamente importante per le piccole aziende».
Aumento dei prezzi, diminuzione del consumo
I dazi sui vini importati potrebbero comportare anche un conseguente aumento del prezzo dei vini nazionali. I distributori, infatti, potrebbero seguire questa strada per compensare la perdita di profitti sulle merci straniere. Una mossa che potrebbe avere una ricaduta a livello della ristorazione. I ristoranti sono «ecosistemi determinati da forza lavoro, affitto e costi del vino e del cibo. Se una di queste variabili va fuori equilibrio, un altro dovrà essere aggiustato. Si potrà vedere meno personale o ingredienti di qualità inferiore per il cibo» ha detto Grant Reynolds, proprietario di un’enoteca e due wine bar a New York.
I vini francesi e italiani non saranno sostituiti da quelli locali
Oltretutto contrariamente a quanto prefissato da Trump e secondo molti, non favoriranno il consumo del vino di produttori locali. Probabilmente porteranno ad una minor disponibilità e varietà di vini ed «è ingenuo pensare che le persone sostituiranno di punto in bianco vini francesi o italiani», ha detto Rainia Zayyat, Wine director del ristorante Bufalina ad Austin, in Texas. Secondo la wine director non è pensabile uno spostamento delle scelte dei consumatori in questo senso, proprio per la natura stessa del vino di essere un prodotto di un territorio, un vitigno e uno stile produttivo legato a una precisa parte del mondo.
Tra i possibili scenari di questo boomerang legislativo c’è anche quello di un possibile e ulteriore diminuzione del consumo di vino a favore di altre bevande alcoliche. «Speriamo che l'amministrazione in arrivo pensi a questo e arrivi a una decisione diversa. Non pensiamo che ci sia molto spazio per ulteriori aumenti di prezzo» ha detto Oliver McCrum della Oliver McCrum Wines & Spirits.