Chianti, Amarone e Prosecco. Ecco i vini che rischiano di più in caso di dazi statunitensi

14 Mar 2025, 12:56 | a cura di
L'analisi Nomisma per Cia-Agricoltori italiani indica anche Sardegna e Toscana come regioni più vulnerabili alle tariffe annunciate da Trump

L'elenco dei vini più a rischio coi probabili dazi negli Stati Uniti è presto fatto. A rivelarlo è la Cia-Agricoltori italiani, durante la decima conferenza economica, tenuta a Roma mercoledì 12 marzo. Si va dall'Amarone al Chianti, dalla Barbera al Friulano, dalla Ribolla al Prosecco. Tutti prodotti particolarmente esposti nell'eventuale guerra commerciale che da aprile potrebbe innescarsi tra Unione europea e Stati Uniti. Non solo, a perderci sarebbero anche il Pecorino Romano e il sidro di mele Made in Italy. Per questo motivo, secondo il presidente di Cia, Cristiano Fini, è necessaria «un'azione diplomatica forte», per non compromettere i traguardi raggiunti finora.

L'analisi dei vini made in Italy

Prima piazza mondiale a valore per il vino italiano, gli Stati Uniti totalizzano 1,9 miliardi di euro (dati 2024). L'analisi Cia, basata su dati Nomisma, parla di esposizioni più forti di altre a seconda delle bottiglie. A dipendere maggiormente dagli Stati Uniti sono i vini bianchi Dop del Trentino-Alto Adige e del Friuli-Venezia Giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i rossi toscani Dop (40%, con 290 milioni di euro), i vini rossi piemontesi Dop (31%, 121 mln) e il Prosecco Dop (27%, 491 mln). Si tratta di numeri importanti, sottolinea la Cia, che eventuali dazi potrebbero scombinare liberando la strada ai competitor: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano e al Merlot cileno.

"Un negoziato" con Trump

L’export agroalimentare negli Usa, ricorda l'associazione degli agricoltori, è cresciuto in dieci anni del 158%. «Oggi - ha spiegato Fini - gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024». Anche per l’olio d’oliva italiano gli Stati Uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani. I liquori sono esposti verso gli Usa per un 26% (con 143 milioni di euro di giro d'affari) mentre i meno esposti al mercato Usa risultano Parmigiano Reggiano e Grana Padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto dei due formaggi (253 milioni), così come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi di euro). Secondo la Cia, occorre un'azione del governo italiano che deve essere «capofila in Europa nell’apertura di un negoziato con il presidente Trump, visto che abbiamo anche più da perdere. Gli Usa, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare globale - ha rilevato il presidente Fini - e l'Italia è in testa alla classifica dei Paesi Ue, prima di Germania (2,5%), Spagna (4,7%) e Francia (6,7%)».

Pecorino romano

Pecorino Romano Dop

Sidro e Pecorino Romano

Con un valore di 109 milioni di euro nel 2024, il sidro ricava dal mercato statunitense il 72% del fatturato. Ed è, di fatto, il prodotto agroalimentare made in Italy più esposto in caso di dazi. Al secondo posto, c'è il Pecorino Romano Dop, per il quale gli Usa pesano per il 57% dell'export totale (per quasi 151 milioni di euro). Sidro e Pecorino Romano sono particolarmente ricercati dall'industria. L’apple cider è tra le bevande più popolari tra i millennial e il formaggio di pecora sardo è usato soprattutto per insaporire le patatine in busta. Con l'applicazione di dazi al 25%, il settore americano di chips e snack (che vale 2,5 miliardi) potrebbe «sostituire il Pecorino - avverte la Cia - con altri prodotti caseari più convenienti». Pertanto, nuove tariffe rischierebbero di «tagliare di netto il loro mercato, con quote difficilmente rimpiazzabili in altre aree geografiche».

cibi ultra-trasformati

Le regioni più esposte

Sardegna e Toscana sono considerate le due regioni italiane più vulnerabili in caso di guerra commerciale tra Ue e Usa. Il loro export agroalimentare è particolarmente esposto. In particolare, la Sardegna (dove si produce oltre il 90% del Pecorino Romano Dop) registra vendite per il 49% negli Stati Uniti, che pesano per il 74% sull’export dei prodotti lattiero-caseari isolani. Al secondo posto, per maggior esposizione negli Usa, si trova la Toscana (28% dell'export agroalimentare): l'olio è il più a rischio (42%) seguito dai vini toscani (33%). E negli Stati Uniti, fa sapere la Cia, finisce anche il 58% dell’export di olio del Lazio, il 28% della pasta e dei prodotti da forno abruzzesi e il 26% dell'export di vini campani. Tirando le somme, sono le esportazioni agroalimentari del Centro e Sud Italia a correre i maggiori rischi coi dazi di Trump.

Ultimi numeri
iscriviti alla newsletter
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram