È morta Daniela Quaresima, la vignaiola marchigiana dall'anima rock sempre in viaggio

29 Feb 2024, 17:57 | a cura di
Un'infanzia legata al vino, un importante pezzo di vita vissuto a Dublino e il lavoro alla Marca di San Michele. È scomparsa all'età di 54 anni una delle vignaiole più apprezzate nel comprensorio dei Castelli di Jesi

"Vorremmo custodire la nostra terra, farla esprimere restando lontano da tutto ciò che non le fa bene e non ci fa bene, concetto questo da estendere a tutto: dalla chimica alla sfruttamento intensivo di risorse e persone, delle sopraffazioni, alle ingiustizie». Sono le parole di Daniela Quaresima conservate in un'intervista su Zero.eu che leggiamo con nostalgia dopo aver appreso della scomparsa della vignaiola di Cupramontana. Quaresima è morta all'età di 54 anni, l'annuncio è stato dato dalla mamma Jolanda, Alessandro, Simona, i nipoti Lorenzo e Maria, Anna, Pietro e Beatrice. Nel 2006, insieme ad Alessandro e Beatrice Bonci ha fondato La Marca di San Michele, una cantina molto apprezzata tra gli appassionati, un'azienda imprescindibile nel panorama dei Castelli di Jesi. Una vita vissuta tra Dublino e un vigneto nelle Marche, l'animo punk, la passione per il basso e le percussioni, i setter inglesi e la fotografia.

Nonno Lello e il vino

La sua è stata un'infanzia legata al vino, un'esperienza viscerale e sanguigna legata alla terra marchigiana in cui è nata e da cui a 19 anni se ne è andata per altre mete irlandesi. «Entrambi i miei nonni facevano il vino, attività comune per chi abitava in un piccolo centro rurale come Cupramontana». Uno in particolare, nonno Lello, quello paterno: «Viveva per il suo vigneto, la sua cantina, il suo nettare e la sua fisarmonica», ha raccontato a novembre 2022. Per Quaresima nipote, il nonno è stato un maestro nell’arte di fare il vino. Ed ecco un ricordo: «In tempi di vendemmia, con l’acqua fino alle caviglie, mi faceva stare con lui in questa cantina illuminata solo con una lucina e io ero felice perché potevo tirar tardi anche durante i giorni di scuola. Ero con il nonno e non mi poteva succedere nulla e voleva dire che sarei andata a letto prima dopo la scuola».

Con lui ha cominciato ad assaggiare il vino ancora prima di sedere sui banchi di scuola. «Non era peccato, non era grave, si faceva e basta», raccontava. La sua famiglia gestiva anche una trattoria insieme ai nonni materni. «Siccome mio padre non era contento di mandarmi all’asilo dalle suore, mi portava sempre con lui a comprare capponi, conigli e dell’altro vino dagli amici del nonno», raccontava nella stessa intervista.

Una figlia di Cupramontana

Una volta aperta la sua cantina, nel 2006, ha lavorato con grinta, viaggiando tra Italia e Irlanda, insieme ad Alessandro e Beatrice. Sostenitori convinti di un approccio etico al mondo agricolo, fin dall'inizio ha intrapreso la strada di una stretta fedeltà ai principi biologici, tradotta con tanto lavoro in vigna e poche, essenziali, pratiche enologiche in cantina. No erbicidi, no pesticidi, no fertilizzanti. Vendemmia a mano in cassetta e fermentazioni con lieviti indigeni. In questo modo ha fornito alcune delle più belle interpretazioni del cru San Michele, libero di esprimere con precisione il timbro del territorio e la valenza del millesimo. «Se nasci a Cupramontana, anche se poi te ne vai a vivere sulla Luna, il Verdicchio ti segue ovunque. Quindi siamo cresciuti facendo vino e con il terrore della grandine (anche se tanto a San Michele non grandina mai), il pensiero delle rese, i traffici notturni… insomma tutto questo fa parte di noi», raccontava.

I vini de La Marca di San Michele raccontano fedelmente la fibra robusta infusa dal famoso cru San Michele di Cupramontana, a circa 400 metri di quota. Preziosi per libertà espressiva con cui scatenano l'energia sapida di verdicchio e montepulciano, per il connubio di complessità e scorrevolezza d'altri tempi. Liberi da schemi, li abbiamo apprezzati per energia e un tratto autentico di notevole fascino: «Vogliamo custodire la nostra terra, farla esprimere, restando lontano da tutto ciò che non le fa bene e non ci fa bene, concetto questo da estendere a tutto; dalla chimica alla sfruttamento intensivo di risorse e persone, delle sopraffazioni, alle ingiustizie, al fascismo celato e non, alla musica che ci intossica».

Ricordiamo Daniela Quaresima come una persona riservata e gentile, ci stringiamo nel ricordo chi l'ha amata.

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