Crisi del vino? Ecco come vanno e cosa pensano le cantine cooperative

5 Mag 2020, 14:58 | a cura di
Viaggio tra le cooperative vinicole, dall’Alto Adige alla Sicilia, con fatturati in calo tra 20% e 40%, ma anche con qualche sorpresa positiva. La Gdo compensa il crollo dell’Horeca e l’online diventa una nuova frontiera. La vendemmia? Preoccupa, ma la parola distillazione è quasi tabù

Se c’è un messaggio che viene dalle cooperative italiane è resilienza: non solo nella capacità di sopportare i duri colpi all’economia in questi primi mesi di emergenza ma anche la volontà di trovare strategie, immediate e future, a tutela delle decine di migliaia di viticoltori che ruotano attorno a questo mondo.

Vino: congiuntura complessa pr le cantine cooperative

La cooperazione vale il 60% del vino italiano, un terzo di quello commercializzato all’estero, e ha forma cooperativa la gran parte delle aziende nella top ten dei fatturati di Mediobanca. Con il crollo del canale Horeca e il problema liquidità dovuto ai ritardi nei pagamenti e ai mancati incassi, gran parte delle cantine stima perdite tra 15% e 40%, mentre per altre il trimestre è addirittura positivo, grazie a un incremento delle richieste da parte della Gdo nazionale ed estera.

Negli stabilimenti si lavora a scartamento ridotto, tra turnazioni e smart working; il ricorso alla cassa integrazione appare limitato e i vertici aziendali non vogliono pensare a eventuali riduzioni del personale; l’online si rivela come una nuova frontiera da esplorare e si annunciano investimenti per potenziare questo canale. Le coop, inoltre, si preparano alla vendemmia e ad affrontare il problema della scarsa manodopera nei campi. L’incognita futura è la sovrapproduzione e i suoi possibili effetti sui prezzi del vino. Ma la distillazione di crisi – ovvero la trasformazione in alcol del vino in eccedenza - che Ue, Mipaaf e Regioni stanno per introdurre (e che le coop di Francia, Spagna e Italia hanno chiesto), sembra essere considerata dalle società come un'ultima spiaggia, quasi un tabù, perché a prezzi intorno a 35 centesimi al litro non sarebbe un vero ristoro e perché con essa il settore darebbe di sé un’immagine fortemente negativa.

Il sondaggio Tre Bicchieri tra le cooperative del vino

In questo sondaggio da nord a sud dello Stivale, il settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso, ha provato, da un lato, a misurare gli impatti sui bilanci economici e, dall’altro, a scoprire i progetti a breve e a lungo termine delle diverse cantine sociali. Ne è uscito un quadro variegato che, senza pretese d’esaustività, offre uno spaccato dell’Italia cooperativa di fronte al Coronavirus.

cantina vinchio vaglio serra

Piemonte

Nel cuore del territorio della Barbera d’Asti, la cantina di Vinchio Vaglio Serra conta 200 soci per 445 ettari vitati. Su un fatturato da circa 10 milioni di euro, il 40% arriva dall’Horeca, con un 20% dalla vendita diretta e un 10% dalla grande distribuzione. Il presidente Lorenzo Giordano racconta che il primo trimestre fino al 15 marzo è stato regolare con vendite e spedizioni di bottiglie e bag-in-box nella norma: “Il fermo dell’Horeca determinerà un calo del 3% circa, ma il vero colpo al bilancio lo attendiamo ad aprile. Nel frattempo, abbiamo scelto di avvicinarci alla nostra numerosa clientela, migliorando la logistica, tagliando del 50% i costi del trasporto. Questo ci ha consentito di consegnare anche piccoli quantitativi in tutto il nord Italia. Per ora stiamo andando avanti così”. La cantina produce in media 1,5 milioni di bottiglie e oltre 400 mila bag-in-box ma non pratica la vendita online: “Abbiamo oltre 30 mila clienti coi quali ci interfacciamo via mail e telefono. Per l’online penso ci organizzeremo in futuro”.

Gli obiettivi della cantina

L’obiettivo della Cantina di Vinchio è spalmare le perdite in 4 o 5 anni per consentire di tutelare il lavoro dei piccoli viticoltori e per proseguire nei progetti a tutela di territorio e paesaggio, come il sentiero naturalistico dei “nidi”. Nel frattempo, si guarda alla vendemmia e allo strumento della distillazione, con qualche distinguo: “Manderemo in distillazione una parte di Barbera non destinato all’invecchiamento. Ne stiamo discutendo in seno al Consorzio della Barbera d’Asti di cui sono vice presidente”, spiega Giordano, che aggiunge: “A 0,25-0,30 euro/litro non è un prezzo adeguato. Per questo, stiamo chiedendo alle istituzioni un sistema di integrazione al reddito. Il prezzo più corretto sarebbe intorno a 1 euro/litro”.

cantina di soave

Veneto

Cantina di Soave, gigante cooperativo da 35 milioni di bottiglie e 136 milioni di fatturato, con ben 2.300 soci viticoltori, ha appena rinnovato i vertici. Wolfgang Raifer, direttore generale che ha preso il posto di Bruno Trentini, non si aspettava certo di dover fare questi straordinari: “Il bilancio del trimestre è positivo, cresciamo di circa il 5% soprattutto a volume. Il trend è determinato dalla corsa agli acquisti in Gdo tra febbraio e metà marzo, ma poi c’è stato un rallentamento”. Sul canale moderno, ricordiamo che la cantina vende il 90% del confezionato mentre il 10% va in Horeca. L’export, che vale circa il 35% dei volumi, registra ordinativi costanti: “Nella Gdo estera abbiamo registrato addirittura un incremento”.

Incertezza per il bilancio di luglio

Tutto sommato, il primo cda virtuale tenuto recentemente ha registrato una discreta situazione: “Non ci sono problemi di incassi, né di mancanza di liquidità, ma è difficile fare una proiezione sul bilancio che si chiude a luglio. Di sicuro c’è molta incertezza sul futuro”, sottolinea Raifer, secondo cui una sfida importante sarà la gestione delle giacenze.

Dal lato dei soci viticoltori, secondo il dg, non ci sono rischi di una riduzione della base sociale: “A breve è impossibile, la crisi dovrebbe perdurare a lungo. Ricordo, inoltre, che veniamo da un periodo record, con remunerazioni a 13 mila euro per ettaro”. Infine, l’e-commerce, attivo sul brand Rocca Sveva dal 2017: “Abbiamo registrato in due mesi crescite in tripla cifra. Quindi, coglieremo i segnali che arrivano da questa congiuntura” conclude “per cercare di incrementare gli investimenti su questo canale”.

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Kellerei Kaltern. Foto Florian Andergassen

Alto Adige

“Una situazione mai vista”. Esordisce così Tobias Zingerle, ceo di Kellerei Kaltern, per descrivere gli effetti della diffusione del Covid-19. La cooperativa altoatesina (che produce 3,5 milioni di bottiglie con un fatturato da 22 milioni di euro) ha attivato la cassa integrazione a rotazione. A marzo il -35% di vendite rispetto a un anno fa ha portato il trimestre a -18%. “Il canale Horeca si è fermato” racconta Zingerle “noi siamo presenti anche in Gdo e siamo attivi online, canale in forte aumento ma con incidenze ancora basse sul fatturato. Anche l’estero è fermo: Stati Uniti, Germania, Olanda. Inoltre, l’enoturismo non darà il suo contributo almeno fino a fine maggio (la vendita diretta per questa coop vale il 15%; ndr) e la situazione è complicata dal problema degli incassi dai clienti Horeca”.

I numeri della cooperativa

La cantina conta 650 soci e gestisce 450 ettari, pari alla metà dei vigneti a Caldaro: “Non penso che perderemo soci, anzi è probabile che aumentino. Riteniamo che saranno più le aziende private a non prolungare contratti coi viticoltori. Inoltre, a Caldaro vige la regola che se un contadino locale chiede di entrare in cooperativa è sempre benvenuto”. La manodopera in vendemmia non preoccupa: la forza lavoro arriva dalle famiglie degli associati.

Per evitare sovrapproduzioni, è probabile che Kellerei Kaltern scelga di ridurre le rese per ettaro delle linee classiche ma non delle selezioni: “Stiamo studiando un ulteriore lavoro sulla qualità, trasformando un momento da negativo in positivo. Una cosa è certa: non intendiamo utilizzare la distillazione”, sottolinea Zingerle. Troppo bassi i ristori a 0,30 euro/litro considerando che, ad esempio, Schiava e Pinot bianco viaggiano rispettivamente a 2,2 e 2,8 euro/litro. Infine, la comunicazione: “Per le nuove annate in commercio stiamo producendo dei video da diffondere sui principali social network. In questo momento è fondamentale mantenere un rapporto stretto con i clienti”.

terre cevico

Emilia Romagna

Terre Cevico è tra le più importanti cooperative romagnole, con 200 addetti, 5 mila conferitori, ricavi di 167 milioni di euro, di cui 50 all’estero (primo esportatore italiano in Cina). Il presidente Marco Nannetti traccia un’analisi del momento: “Il trimestre è in sostanziale tenuta. Il fatto di essere sbilanciati sulla Gdo ci sta aiutando: il consumatore acquista più vini popolari con un occhio alla qualità-prezzo con brik e bottiglie tra 3 e 5 euro, mentre l’Horeca è crollato e l’estero si è contratto”.

Stare vicini ai consumatori

In momenti simili, per Nannetti, occorre “stare vicini al consumatore: lo stiamo facendo attraverso i nostri distributori e stiamo lavorando a un progetto per attivare le vendite online, che non era tra le nostre attività. Per quanto riguarda l’Horeca, stiamo sentendo i nostri clienti per capire come ripartire al meglio. All’estero, occorre progettare e investire per non perdere consumatori. Sappiamo, tuttavia, che tutti dovremo rinunciare a un po’ di margini”.

L’azienda ha messo a bilancio un incremento della pubblicità televisiva e sui social: “Non vogliamo parlare di crisi” sottolinea Nannetti “ma di ciò che di positivo il vino oggi ci può regalare”.

Ottimismo e prospettive

Con lo sguardo al futuro, non ci sono rischi per i dipendenti Terre Cevico: fino a metà maggio non è previsto l’uso di ammortizzatori sociali. La manodopera agricola in vista della vendemmia preoccupa relativamente: la cooperativa lavora 1,4 milioni di quintali di uve, di cui quasi metà frutto della meccanizzazione: “Molti impianti sono meccanizzati ma è chiaro che in collina ci sarà bisogno di operai”. E se la vendemmia verde è considerata “una proposta aberrante”, la distillazione non è da meno: “Non flagelliamoci” sottolinea Nannetti “chiedendo soldi per una distillazione di crisi ed evitiamo di fornire un’immagine negativa come di un settore che non sa reagire. Faccio notare che quei 5-7 milioni di ettolitri di vino di cui si chiede la distillazione sono pari ai quantitativi di vino prodotti col saccarosio di barbabietola da Germania, nord della Francia e altri Paesi nord europei. Ritengo che debbano usare i mosti concentrati rettificati e non lo zucchero e mi auguro che le istituzioni ne tengano conto per non danneggiare un’intera filiera”.

cantina di solopaca uva

Campania

La Cantina sociale di Solopaca è uno dei punti di riferimento del distretto del Sannio: 600 soci e 1.100 ettari per un fatturato da 10 milioni di euro e 2,5 milioni di bottiglie prodotte, che valgono metà dei ricavi. Il 2019, fa sapere il presidente Carmine Coletta, si era chiuso con incrementi del 10% sia in quantità sia in valore, l’8% dei quali realizzati all’estero (Usa, Giappone, Germania). “Nel primo trimestre, il crollo verticale delle vendite a marzo in Horeca ha portato a un decremento del 25% nei ricavi. Ad aprile, ci aspettiamo un peggioramento e stimiamo un secondo semestre a -40%. Nel complesso” annuncia “il bilancio totale 2019/20 potrebbe subire un calo del 20%”. Per la cooperativa campana (tra i primi spumantizzatori della Falanghina) stanno resistendo la Gdo e la vendita a domicilio mentre l’online è letteralmente decollato negli ultimi due mesi, anche se non compensa le perdite.

I primi provvedimenti

Per ora, in azienda si è intervenuti con nuovi turni di lavoro e ferie, senza cassa integrazione per i 34 dipendenti: “Faremo tutti gli sforzi per mantenere il personale”, assicura Coletta. Difficile il rapporto con gli istituti di credito: “I fondi a disposizione sono prestiti, ma in questi casi ritengo siano necessari dei finanziamenti a fondo perduto, utili per acquistare prodotti come tappi, bottiglie o etichette e per pagare gli stipendi”.

Ci si prepara, comunque alla vendemmia: “C’è incertezza tra i soci ma aratura, trattamenti e manutenzione procedono regolari. La manodopera a Solopaca” sottolinea “è tutta locale e per gran parte la vendemmia è una festa di famiglia”. La distillazione non è all’orizzonte: “Non abbiamo, fortunatamente, problemi di sovrapproduzione ed eccedenze che la giustifichino. E, comunque, sarebbe brutto doverci arrivare”. Infine, la comunicazione: “Abbiamo attivato promozioni, commercio elettronico e investiremo sui social. Vogliamo dare il segnale di un’azienda viva, infondendo ottimismo”.

Puglia

I trecento soci della Cantina San Donaci sanno bene che gli effetti del Covid-19 saranno più forti nei prossimi mesi. Su questo concetto insiste Marco Pagano, presidente della storica cooperativa dell’area ionico-salentina, che annualmente produce 20 mila ettolitri di vino, metà imbottigliati e un 90% di confezionato venduto all’estero, prevalentemente in Gdo. “Rispetto al primo trimestre dello scorso anno registriamo un segno più, ma la situazione non può dirsi positiva, perché non sappiamo quando l’Horeca tornerà a regime e non sappiamo come andrà la stagione turistica. Certamente non è il caso di parlare di omicidio del comparto vino pugliese”.

Investimenti e strategie

Ogni anno, a San Donaci, si lavorano circa 30 mila quintali di uve: “Difficile per ora stimare i volumi 2020, ma dovremo fare attenzione e tenere conto che le grandi rese non ci fanno guardare in direzione della qualità. Questo, del resto, è un percorso che abbiamo già intrapreso da molti anni”. La cooperativa sta lavorando a migliorare la remuneratività dei soci, che in alcuni casi arriva a 60 euro/quintale. E sta investendo nell’online: “Quando è scoppiata l’epidemia avevamo il sito internet in cantiere” racconta Pagano “e ora abbiamo previsto investimenti sull’e-commerce e sulle vendite online, facendo tesoro dell’esperienza che questo momento di emergenza ci sta offrendo”.

cantine colomba bianca

Sicilia

Sono 2.500 i soci di Colomba Bianca, grande cantina del sud ovest della Sicilia, con sei i siti produttivi, 70 milioni di chili di uve lavorati all’anno e ricavi per 40 milioni di euro. Il 5% del vino prodotto viene imbottigliato e varca i confini per l’80%, dagli Usa alla Cina. Il 95% è vino sfuso, core business della cantina, grazie a strette sinergie con grandi imbottigliatori mondiali che rivendono alla Gdo. Il presidente Leonardo Taschetta racconta che la crisi da Covid-19 ha determinato una cassa integrazione e l’attivazione dello smart working: “In questo momento, con l’Horeca fermo, chi rifornisce la Gdo sta continuando a lavorare. Nel nostro caso, stanno andando bene le bottiglie nei supermarket esteri intorno ai 2 euro. Invece, si è fermata la filiera dello sfuso che finisce nella ristorazione”.

Manodopera e online

Un mix di fattori che porta stimare l’impatto negativo sul bilancio d’esercizio che chiude a luglio tra il 15% e il 20%. E Taschetta guarda al futuro: “Per quanto riguarda le imprese ritengo che le misure finanziarie predisposte dal governo potranno aiutare a saldare i debiti, ma dal lato economico il vero problema è l’assenza di lavoro in tutti gli anelli della filiera”. Per la raccolta 2020, si dovrà trovare rimedio alla manodopera, soprattutto tunisina e rumena, che normalmente calca i terreni del trapanese in estate: “Non abbiamo problemi di capacità in cantina, ma non ritengo maturi i tempi per la distillazione di crisi, che andrà valutata a giugno ma soprattutto non andrà impostata alle cifre di 2,5 euro a ettogrado”. Anche per Colomba Bianca l’online rappresenta una nuova frontiera: “Dirigo da 25 anni questa azienda e da qualche anno discutevamo di questa opportunità. Ora è il momento di coglierla e nei prossimi mesi ci attiveremo. È il momento di investire” conclude Taschetta “perché è nostro dovere essere ottimisti”.

cantine di dolianova

Sardegna

Con 300 soci, 1.200 ettari e 4 milioni di bottiglie, Cantine di Dolianova è la più grande cooperativa sarda. Negli ultimi anni, ha investito notevoli risorse nel canale Horeca (che vale il 25% dei ricavi), arrivando a imbottigliare quasi tutta la produzione. E oggi che la ristorazione ha voltato di colpo le spalle, i piani vanno rimodulati: “Dall’11 marzo” racconta Massimiliano Farci, direttore commerciale “abbiamo patito perdite di fatturato del 20% e solo grazie alla Gdo, che per noi vale il 35%, abbiamo potuto attutire il colpo. L’estero ha tenuto bene anche a marzo, ma ora ad aprile e maggio si è fermato”.

Come ha reagito la cantina? Ha deciso di rafforzare i rapporti con la distribuzione organizzata e, all’estero, come in Finlandia, sta lavorando con i Monopoli per rifornire le enoteche: “Stiamo inviando produzioni anche in Germania nei circuiti cash&carry e, per salvaguardare i rapporti coi clienti del territorio, abbiamo potenziato il servizio di consegna a domicilio”. Per ora nessuna cassa integrazione ma solo nuovi turni lavorativi tra il personale.

Il futuro del mercato

Guardando al futuro, i vertici della coop guidata dal presidente Sandro Murgia intravedono un mercato diverso: “In Horeca” spiega Farci “riteniamo possibile la chiusura di alcune attività, mentre chi resta avrà necessità di riprendere a lavorare. Avremo più richieste di sconto sui vini e le cantine, con l’invenduto, dovranno giovare la partita sul prezzo più basso. Inoltre, i ristoratori chiederanno meno prodotti e una ulteriore dilazione delle forniture. Ne usciremo” aggiunge“se ci sarà collaborazione tra i vari attori. Vogliamo assolutamente mantenere la presenza nei ristoranti con cui abbiamo lavorato fino a ieri”. La vendemmia non spaventa, anche perché la cantina viene da tre raccolti sotto le medie: c’è meno vino in cantina. Mentre è tempo di sviluppare l’online: “Stiamo valutando seriamente” conclude Farci “di entrare in questo mondo con un nostro sito dedicato. A giorni potrebbero esserci delle novità”. Anche questo è un effetto del Covid-19.

a cura di Gianluca Atzeni

Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri del 30 aprile

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