Più che vittime del contagio, vittime della paura del contagio. Immersa in un clima psicotico da caccia all’untore da Covid-19 (Coronavirus), che ha trasformato la percezione del proprio vicino di casa e quella degli stranieri sul Belpaese, l’Italia si muove in una congiuntura che, se non governata, potrebbe avere le conseguenze di una crisi finanziaria. Inevitabili le ricadute sul tessuto imprenditoriale e sul Prodotto interno lordo derivanti da eventi e fiere cancellati (non Vinitaly per il momento, mentre alza bandiera bianca il ProWein di Dusseldorf che annulla e rimanda tutto al 2021), disdette in massa dei turisti, ristoranti semi vuoti, merci non consegnate, difficoltà o impossibilità logistiche, manodopera stagionale che si rifiuta di lavorare, ritardi, spese impreviste e mancati incassi.
Impatto globale
Attraverso turismo e trasporti, il Coronavirus impatterà sicuramente sull’andamento della crescita globale, secondo il Fondo monetario internazionale che, pur non sbilanciandosi su stime precise, ha affermato che rispetto alla previsione di crescita del 3,3% per il 2020, si potrebbe ipotizzare una flessione tra lo 0,1% e lo 0,2%. La capacità della Cina di contenere l’epidemia sarà determinante. Ma anche quella dell’Europa, dove la sfiducia generale può costare assai cara. La Banca d’Italia, intanto, stima un -0,2% sul Pil. E anche il mondo vitivinicolo non è esente dal contagio.
Colli Euganei: lavorare dentro la zona rossa
Lo sanno soprattutto a Vò, paese inserito nella zona rossa in provincia di Padova, dove nella via Marconi ha sede la Cantina sociale dei Colli Euganei, le cui attività si sono quasi fermate, così come quelle del laboratorio analisi del Consorzio di tutela dei Colli Euganei, nella Piazza Martiri, punto di riferimento per molte Dop del circondario che devono essere certificate. “La situazione è complicata” racconta Giordano Emo Capodilista, membro della giunta nazionale di Confagricoltura e imprenditore vitivinicolo nel padovano (La Montecchia) “perché abbiamo notevoli problemi pratico-logistici. Viviamo il paradosso per cui alcuni autotrasportatori, anche internazionali, non vogliono venire sui nostri territori a caricare e fare consegne per timore di essere messi in quarantena alle frontiere. E i problemi si stanno registrando soprattutto nel Mercato agroalimentare di Padova”, tra i primi dieci a livello nazionale per capacità commerciale, con oltre mille addetti impiegati.
Confagri invoca cabina interministeriale
Per l’esponente della Confagricoltura, è necessario affrontare il problema con una cabina interministeriale, senza allarmismi e tenendo conto delle necessità delle imprese: “Capiamo tutti la situazione ma occorre che le istituzioni la gestiscano con protocolli rigidi, che consentano a chi non è a rischio di poter comunque lavorare nelle aziende, in condizioni di massima sicurezza. Anche perché, se la situazione venisse gestita male, i danni potrebbero essere enormi per l’immagine non solo del nostro territorio ma di tutta l’Italia”.
Il Garda teme le ricadute sul turismo
Un rallentamento che si farà sentire su conti a fine anno, come è chiaro agli operatori dell’area gardesana, dove la consueta anteprima del Chiaretto è stata annullata. Qui, a preoccupare è soprattutto il crollo della reputazione generale di un intero territorio, come testimoniano le disdette piovute in pochi giorni su ristoranti e alberghi, da parte di una clientela prevalentemente nordeuropea. La stessa che alimenta circa il 25% dei ricavi del distretto della Doc Bardolino. Franco Cristoforetti, che guida il Consorzio di tutela, teme gli effetti dell’onda lunga della paura: “Siamo preoccupati perché il consumo dei nostri vini è fortemente condizionato dal turismo nell’area gardesana e nella provincia di Verona, dove ogni anno si registrano 14 milioni di presenze. Perdere il mese di aprile, compresa la Pasqua, in cui cadono le festività tedesche, sarebbe un danno. Abbiamo fiducia che le istituzioni possano contenere il contagio in un breve periodo”. E, a proposito di anteprima del Chiaretto annullata (“ha prevalso il buon senso”, ha detto Cristoforetti), il Consorzio sta già pensando a un’altra data per organizzare una due giorni, a cui i francesi del Tavel, annunciati ospiti, hanno confermato di voler prendere parte.
Meno presenze anche in Valtènesi
Situazione complessa anche sul lato della Valtènesi. Il direttore del consorzio, Carlo Alberto Panont, descrive così gli effetti dell’emergenza: “Sono purtroppo già palpabili e riscontrabili nei bilanci delle nostre aziende. Le defezioni sul fronte dell'incoming tedesco, austriaco, inglese, svizzero per marzo e aprile stanno già creando effetti pesanti, che potrebbero diventare catastrofici se la crisi dovesse proseguire in questi termini”. L’auspicio è che l'intervento di salvaguardia fiscale previsto dal governo “venga allargato dalle zone focolaio a tutto il territorio nazionale, perché la bilancia commerciale di febbraio è già pesantissima e le prospettive rischiano di essere molto negative anche per i prossimi mesi”.
Le incertezze della distribuzione
L’imprevedibilità di un simile evento ha messo in guardia anche i distributori, come spiega Corrado Mapelli, chief operating officer del Gruppo Meregalli, leader nel segmento vini: “Per operare seriamente sul mercato è necessario una programmazione, sono necessarie costanti analisi di mercato, dei trend, dei consumatori, dei consumi. Quanto sta accadendo, essendo un qualcosa di imprevedibile, genera di conseguenza a noi distributori, ma in generale a tutta la filiera vino, parecchi disagi che, oltre ad essere evidentemente relativi a un calo dei consumi e, quindi, di vendite, lo sono anche per tutto quello che è il lavoro di back-office: impegni, ritiri, stock, logistica, target, obbiettivi, finanza”.
I timori per l'export
Giovanni Geddes da Filicaja, amministratore delegato di Ornellaia, teme in particolare effetti sia sul comparto del lusso a livello globale sia sulle vendite estere dei vini pregiati: “Verso l’Asia il 50% del lusso è acquistato dalla Cina, dove oggi rimangono chiusi per via del Coronavirus quasi tutti gli shopping center e i negozi mono marca. Di questi ultimi, solo a Hong Kong, ce ne sono 1.100, per cui la perdita è eccezionale”. Segnali di timida ripresa, invece, secondo l’export manager di Terre Cevico, Francesco Paganelli: “Tra gennaio e metà febbraio il mercato è rimasto fermo. Ma l’unica attività che ho fatto è stata l’acquisto di 20 mila mascherine che abbiamo spedito, in piena emergenza, dall’Italia alla Cina a tutti i nostri clienti. Un gesto apprezzato e inatteso, visto che ne erano privi”. Negli ultimi giorni, tuttavia, il clima appare cambiato: “Per il prossimo marzo abbiamo appena registrato nuovi ordini, richieste di sblocco dei container e pagamenti. Per la prima volta una buona notizia, da quando è scoppiata l’epidemia, che ci rende ottimisti. Il calo sui fatturati si farà sentire a fine anno (la Cina vale il 10% del mercato estero di Terre Cevico; ndr), ma sapremo come affrontarlo”.
Quali contraccolpi in Cina?
La Cina ha registrato nel 2019 un -10% per il vino in bottiglia (4,6 milioni di ettolitri). E la situazione del mercato è intricata, secondo l’Unione italiana vini. Nel gioco di incastri e nelle strategie globali, l’Italia potrebbe subire contraccolpi non tanto in questo Paese quanto sui mercati tradizionali. Lo spiega meglio il segretario generale, Paolo Castelletti, sottolineando come l’Australia, che da alcuni anni è cresciuta in doppia cifra in Cina, superando a valore anche la Francia, abbia alleggerito la pressione competitiva dall’altra parte del mondo, in Uk e Usa. E questo è stato un vantaggio per l’Italia. Tuttavia, gli australiani hanno rallentato la crescita (appena +3% nel 2019): “Se in Cina le cose andranno avanti con questo ritmo, e qui l’impatto del virus e la sua onda lunga potrebbero essere devastanti, c’è da attendersi che gli australiani tornino a competere nei mercati tradizionali”. Assieme a Cile e Usa ci sarebbero 3,2 milioni di ettolitri di surplus da riposizionare.
Big mondiali di fronte al Coronavirus
Soffrono anche i big mondiali del vino e del beverage. A causa del calo dei consumi in Cina dovuta alla serrata di bar e locali notturni, Diageo (gigante britannico titolare di marchi tra cui Johnnie Walker, Smirnoff), stima perdite superiori ai 200 milioni di sterline (il 5% del fatturato 2019). I francesi di Pernod Ricard, che in questo mercato realizza il 10% dei ricavi, prevedono un -2% sulle vendite e -3% sugli utili 2020, ma conta di tornare a regime entro giugno, secondo quanto riferito dalla testata The drink business. La multinazionale Lvmh si è detta cautamente fiduciosa sul bilancio 2020. In difficoltà gli australiani di Treasury wine estates, che realizzano in Cina la gran parte degli utili, e che fanno -17% negli Stati Uniti, altro mercato di riferimento.
Rischio speculazioni sul made in Italy
La ministra per le Politiche agricole, Teresa Bellanova, teme le speculazioni sull’agroalimentare italiano. In maniera del tutto strumentale, fa sapere il Mipaaf, alcune catene della grande distribuzione europea stanno chiedendo garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall’Italia. Pertanto, molti prodotti sono bloccati. “Siamo al lavoro per scongiurare il blocco delle esportazioni. Non sono legittime e tollerabili” ha detto Bellanova “richieste di certificazione aggiuntive, perché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso gli alimenti e gli imballaggi”. Messaggio che la ministra ha lanciato indirettamente alla Commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, chiedendo un intervento, e che ha ribadito nel corso di un pranzo sociale al Mipaaf, promosso da Assoittica: “I nostri prodotti fanno bene, sono sicuri, possono e devono essere consumati in tutta tranquillità dovunque, in Italia e in Europa”.
Le misure del governo
Prime misure straordinarie per affrontare l’emergenza. Il Mipaaf ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni il decreto che autorizza le imprese agricole a ricevere un'anticipazione sulle somme dovute nell'ambito dei regimi di sostegno previsti dalla Pac per il 2020. Inoltre, un nuovo decreto straordinario della presidenza del Consiglio dei ministri prevede altre misure: sospensione dei pagamenti dei tributi e delle ritenute fiscali e dei contributi previdenziali obbligatori per chi risiede negli 11 Comuni della zona rossa tra Lombardia e Veneto; via libera alla cassa integrazione in deroga per le aziende non coperte da sistemi di integrazione al reddito, che comprende anche le aziende agricole; trasformazione della cassa integrazione da straordinaria in ordinaria; indennizzi per gli autonomi, compresi gli agricoltori. La ministra Bellanova ha sottolineato che occorre continuare a garantire i controlli qualitativi e sanitari dei prodotti agroalimentari, assicurando a tutto il personale che fa i controlli gli strumenti adeguati; escludere i mercati alimentari, compresi quelli per la vendita diretta degli agricoltori, dal novero delle manifestazioni vietate; garantire logistica e trasporti essenziali al settore agricolo.
Fiere e manifestazioni
Anteprima Chiaretto a Lazise (Verona), Live wine a Milano, Festival del potatore a Castelnuovo Berardenga (Siena), Lazio prezioso (Roma), la presentazione della candidatura Unesco per la Cerca del tartufo a Roma, sono alcuni tra i prossimi eventi di marzo saltati per l’emergenza sanitaria. All’estero, non si terranno la grande fiera del vino di Chengdu (in Cina), il Foodex (in Giappone), il Prowine Asia 2020 e Fha-food & beverage (a Singapore). Anche il Gambero Rosso ha sospeso le date del Tre Bicchieri a Hong Kong (27 maggio) e Pechino (1 giugno). In compenso, saranno anticipati il Tre Bicchieri a Mosca (3 giugno) e a San Pietroburgo (5 giugno). E poi la notizia più dura: l'annullamento (non si posticipa, si annulla) del ProWein di Dusseldorf!
Date confermate per il momento per la Fiera di Guangzhou (Cina) e per Vinitaly (Verona 19-22 marzo): “Il mondo del vino italiano già in passato ha dato un segnale positivo di svolta” ha sottolineato il dg Giovanni Mantovani “e noi siamo persuasi che l’emergenza rientrerà consentendoci di organizzare la manifestazione”.
a cura di Gianluca Atzeni
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 27 febbraio 2020
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