Dall’ultimo censimento Istat a oggi, secondo una ricerca dell'Anci-Associazione nazionale dei comuni italiani, negli ultimi sei anni sono andate via dai piccoli Comuni (al di sotto dei 5mila abitanti) quasi 74mila persone. Lo spopolamento è un fenomeno da cui quasi nessuna area agricola può dirsi immune e anche le più prestigiose e conosciute, come i Comuni della Val d'Orcia patrimonio Unesco, ne soffrono o resistono con fatica. L'invecchiamento della popolazione, il calo demografico e la fuga verso le grandi città, dove ci sono più servizi e maggiori opportunità di lavoro, è difficile da contrastare ma non impossibile. Anche perché l'appetibilità turistica dei borghi, cioè del 69,8% dei Comuni italiani, continua ad aumentare secondo un'indagine del Centro studi turistici di Firenze e della Confesercenti.
Nel 2017, i 22 milioni di arrivi e i 95 milioni di presenze (vale a dire il numero degli arrivi moltiplicati per i giorni di permanenza) segnano rispettivamente +19,5% e +9,6%, rispetto al periodo 2010-2017. Si tratta di una mole imponente, metà italiani e metà stranieri, richiamati da cultura, natura, enogastronomia, varie forme di trekking.
Punti critici
Serve uno scatto in avanti nella qualità della relazione tra cittadini-utenti, operatori e servizi sanitari, soprattutto per i più anziani. È questo l'appello-proposta firmato da Anp (Associazioni pensionati) e Cia (Confederazione italiana agricoltori) e illustrata a Roma, nel corso del convegno “Sanità e servizi sociali nelle aree rurali”. "A oggi" ricorda l'Anp "circa sette milioni di italiani si indebitano per pagare cure e servizi sanitari. Nelle zone rurali, poi, bisogna superare una doppia difficoltà che coinvolge, non solo i servizi, ma anche le infrastrutture. Per questo è necessario costruire una rete assistenziale tra Ospedali, servizi distrettuali come Case della Salute e Poliambulatori e medici di famiglia, con il coinvolgimento delle associazioni presenti nella comunità locale”. Sottolinea il presidente nazionale Cia, Dino Scanavino “Serve ridare alle aree interne la dignità che meritano, non solo dal punto di vista dei servizi socio-sanitari, ma anche a livello di opportunità, di accesso alle nuove tecnologie, di mobilità".
Esperienze esemplari: i monelli dell’arte e il Museo del vino di Donnas
Dal 2016 il Museo della Vite e della Viticoltura di Donnas è affidato alla gestione dell'associazione "I monelli dell'arte", che ha come missione l'inclusione e l'integrazione nella vita sociale di ragazze e ragazzi diversamente abili. I visitatori hanno l'opportunità di essere accompagnati nel museo da guide ormai esperte che spiegano la storia, gli attrezzi e tutto quanto riguarda la cultura materiale della produzione del vino di Donnas. L'esperienza, grazie alla sensibilità degli amministratori del Comune e delle famiglie, che a turno seguono i propri figli e fratelli, è stata giudicata ampiamente positiva e poi proseguita anche successivamente. Il Museo è ubicato nelle cantine dell'asilo Anna Caterina Selve, fatto erigere in onore della madre dal commendatore Federico Selve a beneficio della popolazione di Donnas. I locali hanno ospitato dal 1971 al 1976 la sede delle Caves Coopératives de Donnas. Ristrutturate nel 2003 dal Comune di Donnas, oggi ospitano il Museo.
Museo del Vino e della Viticoltura - Donnas - via Roma 97 – 0125 807096 | www.donnasvini.it/museo.php
La proposta delle Città del Vino
In questo quadro, il ruolo propositivo delle 480 città che fanno parte della Associazione nazionale delle Città del Vino (CdV), è importante e diversificato in base alle specificità dei territori. Nella recente Convention d'autunno, svolta in Sardegna, le CdV hanno ripreso il tema delle detassazione delle pensioni e delle agevolazioni fiscali (riduzioni della tassazione sui rifiuti e delle imposte sugli immobili) per chi decide di trasferirsi nelle aree a rischio spopolamento, soprattutto di Sicilia, Calabria, Molise, Basilicata e Sardegna.
"Noi abbiamo tante case abbandonate in centro storico che potrebbero interessare nuovi residenti italiani e stranieri" ha detto Giovanni Antonio Sechi, vicesindaco di Usini (Sassari) "Il nostro Comune si impegnerebbe con la Regione Sardegna per preparare bandi finalizzati al recupero del centro storico a fini abitativi e per sensibilizzare i proprietari verso un mercato degli affitti equo e calmierato”. Aggiunge il suo collega del Comune di Sorso (SS), Giuseppe Morghen, coordinatore regionale delle Città del Vino della Sardegna: "Pensiamo che le agevolazioni fiscali per gli anziani che decidono di venire a vivere nelle aree interne sia una buona idea e un significativo aiuto per i nostri territori, che oggi soffrono anche a casa dell’abbandono e dell’emigrazione”. Floriano Zambon, nuovamente eletto presidente dell'Associazione nazionale delle Città del Vino, invitando il governo a riflettere sull’idea della defiscalizzazione delle pensioni, segnala anche altre possibilità, quali "l'utilità degli strumenti urbanistici (piani regolatori), la riscoperta e la valorizzazione dei territori con l'enoturismo e il favorire la nuova tendenza del ritorno alla terra dei giovani. Il vino continua a essere un naturale aggregatore che, nonostante tutto, continua a svolgere questa funzione ma è necessario fare alleanze con altri prodotti dell'agroalimentare, con l'obiettivo di mantenere saldo il legame delle persone con i territori".
L'esempio di Guardia Sanframondi
Quello degli incentivi è sicuramente una possibilità anche se a decretare il successo del Comune beneventano di Guardia Sanframondi - che insieme ad altri 4 municipi del Sannio (Castelvenere, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso) diventerà la “Città del Vino Europea 2019”, dopo Marsala e la zona del Prosecco Superiore – è stato altro. All'inizio solo qualche straniero isolato, che ha scoperto il bel centro storico antico, il panorama sui vigneti, il prezzo conveniente delle case. Poi il passa parola e il tam tam su Internet, ha fatto il resto. Ora in un paese di 5mila abitanti, sono quasi 350 i nuovi arrivati da Scozia, Regno Unito, Germania, Usa, Canada, Nuova Zelanda e altri Paesi, dei quali almeno 200 hanno acquistato casa. Così, nel 2017, la città ha potuto contare su 56 residenti in più, completamente integrati nel contesto locale. Tra di loro, pittori, scultori, grafici, artisti, che qui hanno trovato un posto bello, accogliente e tranquillo.
“A tutti i nuovi arrivati" ciracconta il Sindaco di Guardia Floriano Panza "mettiamo a disposizione un ufficio stranieri in lingua inglese per un primo orientamento sul territorio e su ogni aspetto del quotidiano: dal permesso di soggiorno alla richiesta di residenza o cittadinanza". Il risultato? "Grazie agli stranieri venuti a vivere qui" continua il sindaco"il nostro Comune in pochi anni si è rivitalizzato, socialmente ed economicamente. La loro presenza ci ha portato anche a migliorare i servizi di connessione a Internet. Oggi si può navigare liberamente in tutto il Comune ed entro dicembre sarà disponibile una banda ultra larga che consentirà di navigare a 1 Giga in download in 3mila case e in 10 edifici pubblici”.
E ora, le terre del Sannio Falanghina con i Comuni di Guardia Sanframondi, Castelvenere, Sant’Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso sono al lavoro per condividere il regolamento intercomunale di Polizia Rurale, discutere i Piani urbanistici comunali (Puc), interagire con il Sannio Consorzio Tutela Vini e con le scuole (d'arte, alberghiere, agrarie, ecc.) distribuite nel territorio. Obiettivo, migliorare la vivibilità del territorio, contrastare la tendenza all'abbandono, incrementare la capacità di attrazione.
Il progetto di Chambave
A una latitudine molto più a nord, il comune di Chambave (Aosta) e altri limitrofi, stanno portando avanti progetti per recuperare sia i vecchi vigneti sia i muretti secco che caratterizzano il paesaggio locale. Stefano Carletto, coordinatore delle Città del Vino valdostane, sostiene che "Il grosso dell'attività è di concerto con i partner, Cervim e Regione Valle d'Aosta, con cui ci muoviamo per incentivare i viticoltori e soprattutto le nuove generazioni, per il mantenimento dei vigneti, con l'obiettivo di rafforzare il legame con il territorio". Non solo. Per farlo il progetto prevede anche la nascita di un Centro per la promozione dei prodotti locali dove, spiega Carletto"si può fare didattica e tramandare ai giovani le attività tradizionali: da quelle casearie alla filiera dei cereali e della segale, alla produzione del pane, mettendone in luce anche le potenzialità economiche. Da qualche anno, poi, abbiamo riportato alla luce la tradizione valligiana dello zafferano e ora siamo una decina di coltivatori sparsi per la Regione. La continuazione di queste forme di agricoltura eroica riaffermano la nostra identità storica e sociale, rinsaldano il rapporto tra il territorio e la comunità".
Il rilancio di Morro d'Alba
La storia recente di Morro d'Alba - poco meno di 2.000 abitanti - nasce dal rifiuto, a seguito di un referendum svolto nel 2017, di unificarsi con il Comune di Senigallia. Secondo Alessandra Boldreghini, assessore alle Attività produttive, turismo, cultura e forme associative: "Gli effetti dell'unificazione sui vini Lacrima di Morro d'Alba e Verdicchio, sarebbero stati negativi e avrebbero influito sulla possibilità di rimanere nella zona Classica di produzione". Le azioni attuali sono incentrate sulla affermazione dell'identità locale, dal rilancio del territorio come meta turistica, alla promozione dei vini e delle attività enoturistiche collegate, a partire da un censimento dell'esistente. "Stiamo cercando di creare le condizioni" precisa Boldreghini "per destagionalizzare l'offerta: dall'ingresso nei Borghi più belli d'Italia a una proposta turistica di tipo esperienziale (eventi, trekking, colorare la lana, degustazione nelle aziende, mostre mercato, accoglienza dei camperisti, b&b). Tutte attività per supportare le attività produttive e di accoglienza di Morro". Lo spopolamento si combatte anche così.
La case history Montalcino
Storia opposta – rispetto a quella di Morro d'Alba - per Montalcino, patria del Brunello (per un amplissimo servizio trovare in edicola il nostro mensile di novembre, con tanto di copertina dedicata). Qua, infatti, l'unificazione con il Comune di San Giovanni d'Asso, terra del tartufo bianco, è passata a larghissima maggioranza. E il sindaco Silvio Franceschelli ha promosso, insieme agli imprenditori locali, la nascita del Distretto Rurale di Montalcino, il marchio d'eccellenza Montalcino e ora la Scuola laboratorio di arti e mestieri legati all'agroalimentare (norcini, casari, macellai, ecc.), che sorgerà a San Giovanni d'Asso. Il territorio ilcinese, ricco di prodotti di eccellenza, dal Brunello di Montalcino (2100 ettari) ai tartufi, dai salumi ai formaggi pecorini, dall'olio extravergine (sono 995 gli ettari di oliveto) allo zafferano, dal miele (è il primo comune per produzione in Italia) al farro (il 70% della produzione nazionale nasce qui) ai cereali e altro ancora.La particolarità, diversamente da altre località, è che buona parte della produzione, trasformazione e confezionamento, avvengono in loco. Grazie alla scuola sarà possibile tramandare dei mestieri in grado di dare continuità alle attività, altrimenti destinate a scomparire, proprio per mancanza di personale specializzato: un grave danno per la cultura materiale locale e una perdita di valore aggiunto per aziende e comunità. Alle attività, oltre al Comune, al Consorzio di tutela del Brunello, all'Associazione degli apicoltori Asga, all'Associazione tartufai, partecipa anche la Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino, l'ente benefico nato con l'idea di promuovere i beni artistici e culturali del territorio, il turismo, il sociale e l’integrazione. "Le nostre eccellenze sono diffuse in un ampio areale e hanno bisogno di essere messe in rete" dice Franceschelli "ma non basta. L'agricoltura può essere redditizia se si creano dei professionisti della qualità che creano valore aggiunto come succede nel caso del vino. È l'unico modo per contrastare lo spopolamento e impedire lo stravolgimento degli equilibri sociali del nostro territorio".
a cura di Andrea Gabbrielli
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 31 ottobre
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