L’asfalto del sud della Francia si tinge ancora una volta di vino. Sono due le autocisterne bloccate e svuotate al casello autostradale al confine con la Spagna, bersaglio della rabbia dei viticoltori francesi. Una scena che sembra uscita da un copione già visto: camion fermi, proteste infuocate e una richiesta che torna con forza, quella di proteggere il vino francese dalle pressioni di un mercato internazionale sempre più competitivo. Ancora una volta, infatti, i dimostranti sono arrabbiati perché i produttori di vino francesi non sostengono le uve autoctone, principalmente a causa dei costi di produzione più elevati in Francia rispetto a quelli di paesi come la Spagna.
Prosegue la guerra del vino franco-spagnola
Martedì scorso, i viticoltori del sud della Francia hanno bloccato il casello autostradale principale verso la Spagna, dando il via a una protesta che ha scatenato tensioni su più fronti. «Stiamo estirpando le nostre viti e loro stanno vendendo i loro vini qui», ha dichiarato un vignaiolo francese intervistato dal quotidiano L’Indépendant, sintetizzando il cuore del malcontento. Non è la prima volta che il vino spagnolo, simbolo di una concorrenza giudicata sleale, diventa il bersaglio: nel 2023, un camion carico di Freixenet Cava era stato distrutto (ne avevamo parlato qui), e una cisterna svuotata sull’asfalto. Questa volta, il vino riversato era destinato a un commerciante della Borgogna.
Il Mercosur e la minaccia del vino sfuso
La rabbia dei manifestanti non si limita alla concorrenza spagnola. Uno dei bersagli principali è l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur, che, secondo i viticoltori francesi, rischia di inondare il mercato europeo di vino sfuso a basso costo proveniente dal Sud America. Il sindacato Coordination Rurale, tra i principali promotori della protesta, non usa mezzi termini: «Paralizzeremo e faremo morire di fame Tolosa», ha minacciato un portavoce, preannunciando il blocco delle forniture alimentari provenienti dalla Spagna.
Il blocco autostradale è stato solo una parte delle azioni dimostrative. Nella Francia meridionale, ad Agen, i manifestanti hanno spruzzato liquami negli uffici della previdenza sociale agricola, mentre a Rodez letame e pneumatici sono stati scaricati davanti agli edifici governativi regionali. La protesta è il segnale di un disagio profondo che coinvolge l’intero settore agricolo francese, dalla viticoltura alla gestione delle risorse alimentari.
La risposta della politica spagnola
Le azioni dei viticoltori francesi hanno scatenato una dura reazione da parte dei politici spagnoli. Cristina Maestre, eurodeputata socialista e membro della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha condannato con fermezza gli episodi: «Ancora una volta, i produttori spagnoli pagano il prezzo dell’ira degli agricoltori francesi». Maestre ha chiesto il ripristino immediato dell’ordine pubblico al confine e il risarcimento per le aziende spagnole danneggiate. La parlamentare ha anche puntato il dito contro la mancanza di coerenza nelle proteste francesi: «Perché non ci sono manifestazioni nei porti d’ingresso per i prodotti del Mercosur?». Un’altra eurodeputata spagnola, Rosa Serrano, ha fatto appello a Bruxelles affinché garantisca la libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione Europea, sottolineando che «né le merci trasportate né la sicurezza degli autisti devono essere messe a repentaglio».
Al centro della disputa, però, c’è una competizione internazionale che sembra non lasciare spazio ai piccoli produttori, schiacciati tra i costi di produzione elevati e l’invasione di vini a basso prezzo. Le immagini di cisterne svuotate e caselli bloccati sono diventate il simbolo di un settore in crisi, ma anche di una battaglia che va ben oltre il confine franco-spagnolo. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se l’Europa saprà trovare un equilibrio tra libero mercato e protezione delle economie locali, prima che altre autocisterne si trasformino in laghi sull’asfalto.