Il consumo di vini rosati è in stallo. Spagna primo esportatore, Italia terzo

25 Lug 2024, 17:59 | a cura di
L'Osservatorio mondiale conferma le difficoltà di un settore che, tuttavia, fa meglio della media dei vini fermi. Giro d'affari export a 2,4 miliardi di euro, cresce il prezzo medio

Rosati globali al rallentatore. L'entusiasmo di dieci anni fa è un ricordo, i consumi sono in sostanziale stallo, la produzione è al ribasso con qualche notizia positiva che arriva dagli scambi internazionali, grazie a lievi incrementi a valore tra 2022 e 2021 (ultimi dati disponibili). Il quadro generale fornito dall'Osservatorio mondiale dei rosati, che copre circa 45 mercati mondiali e che vede in campo il Consorzio interprofessionale dei vini di Provenza (Civp) e France Agrimer (ente controllato dal ministero francese dell'Agricoltura), lascia spazio a varie interpretazioni. Perché se, da un lato, il mondo dei vini rosa non perde terreno come accaduto nel triennio 2019-2021, in un contesto discendente per i consumi globali, dall'altro lato soffre la congiuntura e mostra di non disporre di quella spinta e quella capacità di penetrare sui mercati. Il trend, in sostanza, ricorda un po' a quello rilevato in Italia tra 2023 e 2024 e descritto sul settimanale Tre Bicchieri, che ha parlato di vini rosati come di un'occasione sprecata.

Consumo fermo intorno ai 19,6 milioni di ettolitri

Il consumo di vini rosati nel mondo è stimato in 19,6 milioni di ettolitri, con la Francia che pesa per il 37% sulla quota di vini fermi. Il 2022, di fatto, non riesce a riavvicinare il tetto dei 20 milioni di ettolitri del 2018 e del 2019, dopo di due anni consecutivi di discesa. Secondo l'Osservatorio mondiale, tuttavia, la categoria ha fatto meglio di quanto fatto, in media, da tutti i vini fermi tra 2019 e 2022. Inoltre, nel solo 2022 il +0,5% a volume è migliore del -2,6% di tutti i vini fermi presi nel loro insieme. Europa occidentale e Stati Uniti valgono il 78% del consumo mondiale della categoria, contro l'80% del 2021 e l'83% del 2012.

Calano i mercati maturi, tra cui l'Italia

Il consumo di rosati risulta in calo, nel 2022, in tutti i mercati più importanti. Il trend negativo si sta attenuando in Francia e negli Stati Uniti, ma è in aumento in Germania e Regno Unito. In crescita risultano i Paesi fuori dalle prime cinque posizioni in classifica (che vede in testa la Francia col 37% seguita da Germania e Usa entrambe con l'11%, Uk con 6% e Italia col 5%) ovvero Sud Africa, Spagna, Paesi Bassi, Belgio-Lussemburgo e Argentina. In aumento anche gli altri mercati al di fuori dalla top 10, che pesano per il 23% nel 2022, quota che era del 21% nel 2021 e del 17% nel 2012. In particolare, i driver della crescita sono le aree Peco (Europa orientale e centrale), Oceania, Brasile, Messico e Danimarca. Per gli altri mercati Ue, il trend è diventato negativo nel 2022, scrive l'Osservatorio, mentre Francia, Italia e Stati Uniti confermano nel 2022 il calo dei consumi di rosato degli anni precedenti.

Una bottiglia su due nel mondo è di importazione

Ammonta a 10,9 milioni di ettolitri il quantitativo di rosati venduto fuori confine. Il che significa, considerando i volumi totali consumati, che una bottiglia su due consumata nel mondo è di importazione. Il livello complessivo del 2022 è stabile sull'anno precedente, secondo i dati dell'Osservatorio, mentre è di +26% sul 2012. Francia, Germania e Belgio incrementano le importazioni. Considerando i valori, il Regno Unito occupa il 18% delle quote globali di vino rosato importato e precede la Germania. Considerando i prezzi, se Canada, Svizzera e Stati Uniti pagano meglio per 0,75 litri di rosé (sopra i 3 euro), la Francia importa vino a 0,60 euro.

Spagna primo esportatore a volume, Italia terza

La Spagna, pur perdendo quote nel 2022, resta il primo esportatore di rosati in volume (38% delle quote), seguita dalla Francia (stabile al 18%) poi da Italia e Stati Uniti. Sia la Francia sia l'Italia, scrive l'Osservatorio mondiale dei rosati, nell’arco di 10 anni sono cresciute a un tasso medio annuo del 6,7%. Gli Usa, invece, perdono quote dal 2014 e, dal 2020, a un ritmo accelerato dal 2020, per via di una domanda che sta privilegiando i rosati più secchi come i provenzali rispetto ai blush, che sono più abboccati. In generale, considerando l'arco di un decennio, Francia, Spagna e Italia hanno consolidato la propria leadership. Considerando il giro d'affari, come accaduto nel 2021, la Francia conserva la testa alla classifica con il 46% delle quote, dal momento che esporta maggiormente rosati d'alta gamma, rispetto a Spagna (12% dei flussi a valore), Cile e Canada che vendono per la maggior parte prodotti entry-level (intorno a 0,40 euro/75 cl). Nel 2022, è aumentato il prezzo medio delle esportazioni, in modo marcato per i rosati francesi.

Da notare, infine, come l'export di rosati globali si stia spostando verso face di prezzo via via più alte (premiumizzazione). Il giro d'affari complessivo (secondo i prezzi rilevati a livello doganale) ha toccato i 2,4 miliardi di euro, con un incremento nel 2022 di 300 milioni di euro rispetto al 2021.

Consumo rosati - quote volume 2022 - fonte Osservatorio mondiale rosé - Civp e France Agrimer

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