«Consumato in modo corretto e all'interno dei pasti, nell'ambito di una dieta mediterranea, il vino ha pari dignità di altri cibi come, ad esempio, frutta, noci o pesche. Un alimento che contiene elementi che contrastano l'insorgenza di malattie, comprese quelle cardiovascolari e oncologiche. L'uso di quantità moderate di vino riduce il rischio, ovviamente, rispetto a chi beve eccessivamente ma anche rispetto agli astemi. Vale a dire che un individuo che beve vino moderatamente ha maggiori benefici di un astemio. E questa è un'evidenza scientifica».
Lo ha affermato Attilio Giacosa, presidente dell'Istituto per la ricerca sul vino e la salute (Irvas), esperto di gastroenterologia e docente all'Università di Pavia, intervenuto a Roma alla conferenza stampa di presentazione del Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress 2025, in programma il 27 e 28 marzo nella Capitale.
Un grande studio sperimentale in Spagna
Il rapporto vino e salute sarà tra i temi affrontati dal congresso internazionale, con la scienza che ha deciso di andare oltre i numerosi studi osservazionali realizzati finora in tutto il mondo (con esiti contrastanti), anche alla luce delle accese discussioni su rischi ed effetti dell'alcol. «In Spagna - ha annunciato Giacosa, fondatore e co-editore nel 1991 dell'European journal of cancer prevention - sta nascendo uno studio sperimentale, stavolta di tipo interventistico, che coinvolgerà circa 10mila persone, sono 1.500 quelle finora reclutate, che saranno seguite per molti anni e studiate nelle loro abitudini alimentari. La ricerca servirà a dimostrare ancora una volta che il vino fa bene in chi lo consuma. Questa è una verità scientifica finora emersa negli studi osservazionali, il problema è che dobbiamo comunicare meglio le informazioni, dal momento che, ultimamente, il vino è stato oggetto di affermazioni totalmente prive di fondamento e di senso. Perché il vero problema, come per tutte le cose, è legato all'abuso».

I limiti del concetto di "alcol zero"
«Nessuno penserebbe di scrivere su una forma di Gorgonzola Dop che fa bene o male ma nessuno - ha sottolineato Giacosa - ne mangerebbe mezzo chilo. Pertanto, lo stesso discorso vale per il consumo di alcol. Il vino ha caratteristiche positive importanti rispetto al rischio di determinate patologie e il confronto che sarà fatto nello studio spagnolo terrà conto di chi lo consuma rispetto a chi non lo consuma». Per l'esperto, il concetto di "alcol zero" che comincia a essere propagandato dall'Oms risulta deficitario rispetto a un consumo moderato di vino. Chiaramente, ha tenuto a sottolineare, nessun medico prescriverà al cardiopatico di bere vino. «Ma questa paranoia priva di significato sugli effetti dell'alcol - ha rimarcato Giacosa, che tra 2000 e 2005 è ha diretto l’unità di Gastroenterologia e nutrizione presso l’Istituto nazionale ricerche sul cancro di Genova - ha già raggiunto Bruxelles e anche gli Stati Uniti, dove addirittura accade, all'Università di Harvard, che non si riescano a ottenere finanziamenti pubblici statali per fare delle ricerche scientifiche sugli effetti del vino, perché un finanziatore era un privato». Proprio negli Usa, dove il precedente governo Biden aveva sollecitato l'uso di alert salutistici nelle etichette dei vini, entro il 2025 si attende la pubblicazione delle nuove linee guida del ministero della Salute, che dovranno tenere conto anche dei differenti risultati di un recente studio del Nasem.
Il congresso di Roma (all'Auditorium Antonianum) servirà proprio ad «affermare che il vino è diverso dagli altri alcolici, soprattutto da un punto di vista alimentare. Non si capisce come le evidenze scientifiche di 20 anni fa sui vantaggi del vino, confermate da ricerche anche recenti, sembra che non valgano più. Quindi, così come ci sono voci che hanno promosso informazioni scorrette - ha concluso il professor Giacosa - sarà altrettanto importante diffondere informazioni rigorose, chiare e precise».

Il meeting di Roma
Il meeting, alla sua seconda edizione, è promosso da Wine information council (Wic), Irvas (Istituto per la ricerca sul vino e la salute) e da Wine in moderation (Wim), ed è un appuntamento di riferimento per la comunità scientifica internazionale. Dopo quello di Toledo del 2023, esperti e studiosi si confronteranno sulle connessioni tra alimentazione, stile di vita e prevenzione delle principali patologie croniche della nostra epoca, tra cui obesità, malattie cardiovascolari, diabete e tumori. Al centro del dibattito, l'importanza della nutrizione nella prevenzione delle malattie, con un'attenzione particolare agli effetti della dieta (in primis quella mediterranea) sulla longevità e sulla salute metabolica. Si parlerà anche di corretta metodologia della ricerca scientifica e interpretazione dei risultati finali.
Il nodo della comunicazione
Compito del Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress 2025 sarà quello di concentrarsi anche su una buona comunicazione delle evidenze scientifiche. Come, ad esempio, nello stretto rapporto tra alimentazione, attività fisica (dalla camminata di almeno 30 minuti alla corsa su strada) e sonno. «Non bisogna mai porre l'attenzione su un unico elemento estrapolandolo dal contesto generale, per poi arrivare a sostenere l'opposto. Le malattie sono multifattoriali. Lo stress ossidativo - ha avvertito il professor Giuseppe Poli (Università di Torino) - è un fenomeno biochimico, un equilibrio tra elementi ossidanti e anti-ossidanti. Con l'età prevalgono questi ultimi, i quali favoriscono gli stati infiammatori. E occorre combatterli, in maniera integrata, per evitare sia il rischio sia lo sviluppo e la progressione di malattie».

passeggiata in vigna
Un vino "socialmente sostenibile"
E se il vino è un alleato della salute il compito di comunicarlo al meglio spetta anche ad associazioni come Wine in moderation. Il presidente Sandro Sartor si affida alla scienza per realizzare gli obiettivi dell'associazione: «A questa chiediamo di dirci quando il vino fa male, per poter essere in grado di fare formazione nell'ambito dei parametri e delle conoscenze scientifiche. Non siamo né negazionisti né complottisti. E non siamo contrari a dire che l'abuso fa male, così come in altre circostanze. Ascoltiamo la scienza per organizzare la nostra formazione e l'educazione per poter costruire una cultura del vino. E se i cittadini lo sapranno consumare responsabilmente allora sarà un vino socialmente sostenibile».
Cosa significa consumo moderato? «Basta fare riferimento alle tabelle del Ministero della Salute sui tassi alcolemici che sono pubblicate e note da tempo, con distinzioni in base all'età, al genere, al peso». Infine, per fare una buona comunicazione su questi temi, e in particolare attraverso il vino, «bisogna prendersi un po' di spazio in più rispetto a quello di semplice etichetta in una bottiglia. I produttori di vino, in questo caso, ora hanno a disposizione un Qr code, che fornisce informazioni complete e complesse. Sappiamo bene che trovare una via rapida per parlare di salute è difficile. Ma bisogna saper parlare di cultura della moderazione. E la prima cosa da fare - ha concluso Sartor - è dire basta alla ricerca dei buoni o dei cattivi».