In un modo super competitivo come quello vitivinicolo, un marchio continua a dominare la scena dei vini e degli champagne più preziosi al mondo (nonostante gli ultimi bilanci negativi). È il gruppo del lusso Lvmh, Louis Vuitton Moët Hennessy, la creatura di Bernard Arnault che ha conquistato il podio - e non solo quello - della classifica delle etichette con il maggior valore nel 2024. Una ventata di positività per la conglomerata francese, che a luglio ha chiuso in rosso anche a causa del calo dei guadagni di brand iconici dello Champagne.
Il gruppo Lvmh si beve la classifica
A rivelarlo è l’ultimo rapporto di Brand Finance, società di consulenza leader nella valutazione dei marchi che ha esaminato cinquemila etichette appartenenti al mondo del vino per classificarli in base alla forza del marchio e al suo valore, ossia al vantaggio economico netto che il proprietario di un marchio otterrebbe concedendo il brand in licenza. Ebbene, sono proprio Moët & Chandon, Chandon, Veuve Clicquot e Dom Pérignon - e cioè le quattro case francesi appartenenti al portafoglio di Lvmh - ad occupare le prime quattro posizioni della top ten 2024, consolidando la posizione senza rivali del colosso del lusso in questo mercato lucrativo.
La top four
Al vertice della classifica c’è proprio la francese Moët & Chandon, che con un valore del marchio di 1,4 miliardi di dollari e un aumento del 9% rispetto all'anno precedente, anche quest’anno ha continuato a regnare come il brand con maggior valore nel settore del vino e dello champagne. Un risultato raggiunto grazie alla capacità del marchio di rimanere attuale pur mantenendo il suo status di prestigio e, perché no, grazie ad ambassador del calibro di Roger Federer, capaci di fare leva sulla percezione del valore e della familiarità del brand.
Seguono al secondo, terzo e quarto posto Chandon (valore del marchio in calo dell'1% a 1 miliardo di dollari), Veuve Clicquot (valore del marchio in aumento del 2% a 959,2 milioni di dollari) e Dom Pérignon (valore del marchio in aumento del 7% a 799,8 milioni di dollari), saliti tutti di una posizione. Il merito è della spinta post-pandemica dell’industria degli spumanti, che a detta del direttore di Brand Finance, Henry Farr, «ha rafforzato i marchi di champagne di Lvmh, ottenendo ottimi risultati finanziari». La prova che una crescita del business dello champagne del colosso francese è ancora possibile, con solide performance in Europa e Giappone che hanno mitigato l’impatto della ventata sfavorevole proveniente dagli Stati Uniti.
Al quinto posto un brand cinese
Se Lvmh si conferma nel podio, non si può dire lo stesso per la cinese Changyu. Il secondo marchio più prezioso dell'anno scorso è infatti sceso nel 2024 alla quinta posizione dopo un calo del valore del marchio del 33% a 706,8 milioni di dollari, nonostante abbia mantenuto il punteggio più alto del Brand Strength Index pari a 81,5 su 100. Una flessione che secondo l’Alcoholic Drinks Report 2024 di Brand Finance potrebbe essere legata a un cambiamento delle dinamiche del mercato vinicolo cinese e al calo della percezione dell’esclusività di Changyu, probabilmente a causa dell'afflusso di marchi di vino concorrenti in Cina.
Italia fuori dalla classifica
Nessun italiano nella restante parte della classifica. A differenza del 2022, quando Martini arrivò alla posizione numero otto con un valore di 400 milioni di dollari, proprio come lo scorso anno nessuna big tricolore è apparsa nelle prime 10 posizioni, dove invece fa la sua comparsa l’australiano Yellow Tail. Con una crescita impressionante e un aumento del 138,7% del valore del marchio rispetto al 2023, l’azienda vinicola della Casella Family Brands si è catapultata dal dodicesimo posto del 2023 al settimo di quest'anno, sostituendo la connazionale Penfolds (0,7 miliardi di dollari) salita di una posizione alla numero sei. Fissa all’ottava posizione la statunitense Beringer (0,5 miliardi di dollari), seguita ancora dalle australiane Jacob's Creek (0,3 miliardi di dollari) e Lindeman (0,3 miliardi di dollari).
Lvmh in testa nonostante un 2024 nero
Insomma, anche quest’anno Lvmh e la sua Moët & Chandon continuano a dominare la classifica di Brand Finance, arrivando addirittura a eguagliare i risultati del 2022 e a recuperare il 10% perso lo scorso anno. Un risultato non scontato per la holding controllata dalla famiglia Arnault, in un 2024 tutt’altro che positivo. È stato proprio il segmento dei wine & spirits e in particolare quello dello Champagne - dove Lvmh annovera brand iconici come Moët & Chandon, Krug, Veuve Cliquot, Ruinart, Dom Pérignon, ma anche Château d’Yquem o Domaine des Lambrays - ad aver tradito il gruppo del superlusso, mandando in rosso il titolo in borsa dopo il deludente bilancio del primo semestre dell’anno. Un comparto che seppur ancora il più prezioso del mondo, ha chiuso nel giro di sei mesi con una perdita a due cifre (- 12%), in linea, sostengono dal gruppo, con la normalizzazione della domanda post Covid di Champagne. L'inizio di un periodo negativo o un ritorno alla normalità?