Uno sorprendente sorpasso per l'industria vinicola australiana: lo chardonnay ha superato lo shiraz nella produzione, per la prima volta in oltre un decennio. Questo cambiamento segna una significativa evoluzione nelle preferenze e nelle dinamiche del settore, posizionando quella bianca come l’uva più pigiata del paese. Secondo il National vintage report 2024 di Wine Australia, la produzione di chardonnay ha visto un aumento del 31%, mentre la produzione di shiraz è diminuita del 14%, raggiungendo il livello più basso dal 2007. Il sud dell'Australia, considerato da sempre il più grande stato produttore di vino, è stato duramente colpito, con una diminuzione del 4% nella sua quota di produzione nazionale. Al contrario, regioni come Coonawarra sono riuscite ad aumentare sia il volume che il valore della loro produzione, beneficiando di condizioni stagionali migliorate e di una solida reputazione.
La rivincita del bianco
Ormai il sorpasso da parte della fazione bianchista è avvenuto in (quasi) tutto il mondo. Siamo forse lontani dall’essere sedotti dai vini corposi e strutturati del passato: i nuovi consumatori cercano bassa gradazione alcolica, facilità di beva e un approccio più “easy". Non sorprende quindi che i vini bianchi abbiano soppiantato i rossi (qui il caso del Bordeaux) in termini sia di produzione che di consumo, riflettendo la tendenza mondiale. Sebbene negli ultimi anni, l'industria vinicola australiana ha affrontato sfide significative - tra cui la perdita della Cina come principale partner commerciale, l'impatto della pandemia globale e i vari eventi climatici - secondo il National vintage report di Wine Australia per il 2024, la produzione complessiva di vino è aumentata del 9% rispetto all'anno precedente, raggiungendo 1,43 milioni di tonnellate. Nonostante questo aumento, la produzione rimane al di sotto della media del decennio di 1,73 milioni di tonnellate, e un dato particolarmente significativo rimane l'incremento del 31% nella produzione di chardonnay.
Troppo vino rosso?
A inizio 2024 i produttori australiani si lamentavano per il “troppo vino rosso”, pari a una quantità di 875 piscine olimpioniche, lasciando l'Australia con un eccesso di offerta strutturale, con prezzi depressi per le varietà rosse, e in calo del 67% dal 2020. Ma ad oggi anche la regione del Riverland, la principale produttrice di shiraz in Australia, ha visto un calo di 22.000 tonnellate. Peter Bailey, responsabile delle analisi di mercato di Wine Australia, ha attribuito questa diminuzione alla domanda mondiale di vino, in particolare quella di alcune varietà a bacca rossa. Inoltre la riduzione del consumo globale di vino ha avuto un effetto a catena sulla domanda nazionale, costringendo molti viticoltori a cambiare strategia per affrontare un mercato che richiede adattamenti rapidi (ne avevamo parlato qui). Sicuramente l'effetto della disputa commerciale con la Cina fa pagare le sue conseguenze: la crisi del vino rosso in Australia è stato l'ultimo tassello della guerra commerciale Cina-Australia, terminata a marzo 2024, ma che dal 2020, per 4 anni ha imposto forti dazi sui vini australiani come ritorsione, bloccando un grande mercato di esportazione, che generava vendite per oltre 1,2 miliardi di dollari all'anno. Come ha affermato Bruce Gregory, enologo di Majella Wines (grande azienda vinicola nel sud dell'Australia), «le tendenze stanno cambiando» e l'industria vinicola australiana sta dimostrando una notevole capacità di adattamento.