Un'azienda al femminile cerca una donna per fare vino ma l’annuncio è fuorilegge: “Discriminatorio verso l’altro sesso”

14 Ago 2024, 16:27 | a cura di
Il caso paradossale della cantina ilcinese, Ciacci Piccolomini D'Aragona, che da anni impiega solo donne: "Sarebbe bello che le donne entrassero di più nei consorzi"

Mentre l'Italia ancora discute sulla declinazione femminile delle professioni, c'è chi, nel cercare di dare spazio alle donne nella propria attività, si scontra con le regole di equità di genere. Succede a Montalcino, dove Donatella Cinelli Colombini qualche mese fa ha pubblicato un annuncio di lavoro per trovare una cantiniera. Annuncio che viola una disposizione di legge che mira a tutelare la differenza di genere, discriminando gli uomini.

Impossibile non pensare, però, come la realtà con cui abbiamo che fare ogni giorno racconta di una grande disparità a sfavore delle donne, si tratti di minori spazi professionali, di disomogeneità retributiva, di ostacoli per raggiungere ruoli apicali. Nonostante questo, in Italia è proibito fare annunci di lavoro discriminatori, anche quando sono rivolti a una categoria che vive una condizione svantaggiata. «In Italia è illegale fare una precisazione di genere, nelle offerte di lavoro – racconta Donatella Cinelli Colombini – ma non abbiamo avuto nessun richiamo perché la nostra agenzia di recruiting ci ha avvertito subito che il nostro annuncio non andava bene».

La presenza femminile nel mondo del vino

Il mondo della produzione di vino è ancora molto maschile, «Riccardo Cotarella mi confermava che nell'associazione enologi le donne sono il 14%, cosa che corrisponde sia ai dati che abbiamo noi che alle statistiche». Le donne sono invece la stragrande maggioranza in altri settori: commerciale, marketing, comunicazione e ospitalità. Quale è il motivo? «Come dice il professor Russo, il cervello degli uomini e quello delle donne sono diversi, come lo sono le strutture fisiche». Questo cosa significa? «Che ci sono lavori più adatti alle donne, tutti quelli di relazione, anche perché le donne sono mediamente più scolarizzate». Ma questo non significa che non ci siano margini di crescita in altri settori: «Noi abbiamo cercato di dimostrare che sono uno stereotipo». E non da ora, ma dal 1998, quando ci fu la prima donna a ricoprire questo ruolo, tradizionalmente maschile. Lo racconta Violante Gardini Cinelli Colombini, neo presidente del Movimento turismo del vino e figlia di Donatella Cinelli Colombini alla guida della prima cantina al femminile d'Italia.

Come mai questa scelta?

Tutto nasce da un problema che mia mamma ha trasformato in opportunità. Quando nel 1998 cercava un cantiniere per cominciare il suo progetto, chiamò la scuola di enotecnici, senza trovare nessuno.

Possibile?

Erano altri tempi: all'epoca, nella nostra realtà, chi faceva quella scuola al 99% aveva già la sua azienda o l'aveva qualcuno di sua conoscenza. Oppure era qualcuno che non aveva voglia di studiare, era scontato che fosse un uomo perché era un lavoro muscolare. Lo dicevo... erano altri tempi. In ogni caso non c'era nessuno disponibile.

E allora?

Chiese se ci fossero dei curriculum di donne.

E...?

Ne uscirono 9. Tra questi Barbara Magnani, una ragazza molto in gamba che nel frattempo ha anche aperto una enoteca, ma è ancora il coordinatore della nostre cantine. Ora abbiamo bisogno di un'altra figura che possa sbocciare con noi.

Avete deciso di puntare su una forza lavoro tutta femminile.

Nel 1998 c'erano già 200 cantine a Montalcino, tutte buonissime, C'era bisogno di un'idea diversa che facesse ricordare quel che avevamo. Così l'azienda Casato è diventata Casato Prime Donne.

La situazione è cambiata nel frattempo?

Sì, molte ragazze hanno deciso di fare questo lavoro, e anche nelle facoltà di enologia ci sono tante studentesse di grande talento, molte fanno anche percorsi all'estero.

Ma come la mettete con questa storia della discriminazione?

Il fatto non sussiste, penso che sia una cosa normale che la legge preveda che non si diano indicazioni sul genere, ma penso che bisogna vedere la realtà per come è. E poi questa è la nostra storia aziendale e vorremmo portarla avanti. È anche una questione di sostenibilità a tutto tondo, intesa come la voglia di far crescere il territorio.

Vi sono arrivati curriculum di uomini.

Sì, dieci volte tanto, ma vorremmo seguire il nostro ideale aziendale. Per questo ci piacerebbe trovare una ragazza che possa crescere nel nostro team. Puntiamo molto sui giovani, sappiamo che ci sono tanti di talento che potremmo integrare nel nostro gruppo. Abbiamo tanti progetti, non solo su Montalcino ma anche sulla doc Orcia e sul bianco su cui sperimentiamo molto.

La vostra azienda agricola ha due anime diverse, la Fattoria del Colle e Casato Prime Donne. Quante persone impiegate?

30, che crescono nei momenti di picco. In cantina sono tutte donne.

Ma c'è differenza tra uomo e donna in questo lavoro?

Secondo me sì: il palato di una donna è diverso, e incide nell'assaggio del vino. E poi quando le donne hanno un obiettivo si uniscono, e cercano di raggiungerlo a qualunque costo, con una forza d'animo molto forte. Poi c'è la capacità organizzativa, il lavoro, la famiglia, ci sono tante cosine da considerare e si riesce a portarle avanti guardando anche alle soddisfazioni personali e professionali. Poi le donne hanno più fantasia, idee, per questo vanno così bene nel marketing e nell'enoturismo, ma sarebbe bello che le donne entrassero di più nei consorzi, in posizioni di rappresentanza territoriale perché possono dare tanto.

Quali sono gli ostacoli maggiori?

La gestione della famiglia: soprattutto in campagna hai maggiori difficoltà a ottenere certi risultati professionali se non hai i nonni vicino. Ci sono meno strutture rispetto alla città, e devi avere per forza una baby sitter.

L'avete trovata poi questa cantiniera?

Non abbiamo ancora deciso perché l'unica persona che ci è piaciuta davvero tanto, aveva preso un altro impegno per la vendemmia. L'avremmo voluta per la raccolta, ma incontrare una persona che dice «ho dato la mia parola», ci è piaciuto molto, è un segnale di serietà.

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