"Noi i Catarratto Boys e la rinascita del vino di Alcamo". Aldo Viola racconta il movimento dei giovani vignaioli

2 Set 2024, 09:21 | a cura di
Parla Aldo Viola, leader del movimento di giovani vignaioli che sta portando alla rinascita un territorio vitivinicolo per anni poco considerato: “Il vino è un alimento, deve essere puro. Ed esprimere chi lo fa”

Aldo Viola non è solo un viticoltore: è un artista e sperimentatore che dà vita a etichette nuove plasmando la tradizione e la natura per raccontare se stesso, senza troppi fronzoli e convenzioni. Nella sua cantina le macerazioni sono lunghe, non ci sono chiarifiche e neanche stabilizzazioni, la solforosa viene usata pochissimo e solo se strettamente necessario. Le parole chiave del suo vocabolario sono purezza e libertà di espressione.

Aldo Viola: vino nutrimento per corpo e anima

Dopo esperienze e viaggi in Europa, Aldo Viola torna in Sicilia con le idee chiare su cosa, come e dove produrre. Le sue vigne si sviluppano su 16 ettari tra Alcamo e la provincia di Trapani con epicentro nel fertile Feudo Guarini. Focus del suo lavoro: il catarratto. Da queste posizioni, Aldo ci racconta passioni e filosofia del gruppo di “nuovi vignaioli”, gli Alcamo Boys, accomunati dall’amore per il loro territorio e per il Catarratto, vitigno simbolo del territorio.

 Il vino come nutrimento e non come bevanda, come scelta etica. Cosa vuol dire?

Il vino è un alimento: percepisco la sua purezza, riesco a sentire se riesce a darmi l’energia giusta, positiva che fa sì che da bevanda diventi qualcosa di più, nutrimento per il corpo e per l’anima.

 Com’è Aldo Viola in vigna?

Sempre più rilassato, dopo 25 anni vissuti in prima linea. La vigna è una delle cose più difficili da gestire: con i cambiamenti climatici ogni anno siamo in balia degli eventi, l’importante è avere delle sensibilità e degli istinti che ti permettono di cambiare rotta rispetto alla tua idea iniziale, accontentandosi perché capita che l’annata non si presta per ciò che si ha in mente. Bisogna fare il meglio e accettare che si debba attendere se non viene fuori subito il vino desiderato.

 Cosa vuole raccontare con i suoi vini?

Cerco di trasmettere dei messaggi che altrimenti andrebbero persi, una visione integrale di quello che è il lavoro. in vigna: si parte dall’impostazione agricola e arriva alla concretizzazione un pensiero nel vino in bottiglia. L’ingrediente è uno, l’uva, le interpretazioni molteplici. Sta al vignaiolo dare l’interpretazione “giusta”.

Quali le sfide più grandi sulla strada della sostenibilità e quali i benefici?

Sapendo cosa un bicchiere di vino potrebbe contenere di non puro, di non naturale, ho cercato da sempre di fare il vino solo con l’uva. Ed essendo un alimento che entra dentro il corpo, non posso permettere che questo venga avvelenato. Elaborare un vino per me è elaborare un pensiero, personale e figlio di valori, ideali, sensibilità.

 Quali i punti di riferimento nel mondo della viticoltura artigianale?

I grandi blasoni francesi del naturale che da 25 anni fanno questo lavoro: Pierre Overnoy e Jean-Francois Ganevat su tutti. Viaggiando in Francia in quell’epoca ho preso delle vere e proprie “sberle” da questi maestri. Mi hanno aperto nuovi orizzonti, fatto percepire delle cose inaspettate, sensazioni che ho scoperto e apprezzato grazie a loro. Chiunque può fare vino, ma fare dei grandi vini è un altro mestiere! Ogni anno devi dimostrare che sai affrontare l’annata. E avere il coraggio di saltare un’annata se non va…

Come rilanciare la dignità dell’agricoltura e dei vignaioli?

Il punto centrale è che l’agricoltura ha in sé un coefficiente di impegno alto e se fai l’agricoltore non è facile stare in un mondo dove tutto ciò che si produce è business e ha un ritorno economico; lo spirito dell’agricoltore o nasce da qualcosa che ti smuove dentro oppure non c’è. A prescindere dai modelli di impresa.

Qual futuro per il vino naturale e biodinamico?

Partendo dalla purezza di quello che si mette nel proprio corpo, va fatta una scelta di campo radicale per la sicurezza, per la salute di tutti: non ci sono scorciatoie. Non basta fare biologico se poi il prodotto viene conservato usando la chimica. Quello che in molti stiamo facendo è far capire che il vino è un alimento e che va prodotto e conservato in modo che faccia bene alla salute di chi lo beve.

I Catarratto Boys, i giovani vignaioli riuniti intorno ad Aldo Viola ad Alcamo

Lei è il leader degli Alcamo Boys, movimento nato intorno al catarratto… Che prospettive per il territorio?

Prima ero solo, praticamente non c’era un territorio, oggi finalmente siamo più attori in uno stesso areale geografico e si comincia a delineare la possibilità che ognuno, con le differenze, può dare tanto, di più: tanti pensieri, tante visioni. Ciò permette di fare gruppo e scoprire quanto ricco di sfaccettature possa essere un territorio. Più sono le energie presenti con uno stesso obiettivo, più si potrà spingersi sempre oltre alla ricerca di estremi e di interpretazioni differenti. Iniziando prima questo percorso ho avuto modo di trasmettere coraggio e positività agli altri per realizzare qualcosa che non si è mai visto in decenni di storia del vino in questo territorio.

Come vede il suo futuro con la nuova cantina?

Punto a mantenere uno spirito fresco e di ricerca nella convinzione che per essere sostenibile vanno semplificati i processi. Più lineare è il percorso, più è semplice da gestire e più è efficace il risultato finale. La nuova struttura me lo consentirà: è una tappa di crescita mia come vignaiolo, la chiusura di un cerchio.

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