Bottiglie vendute a prezzi sempre più alti in tutto il mondo, valore dei terreni alle stelle, ma la realtà ha un altro sapore. Sono 40 i lavoratori vittime di sfruttamento in agricoltura nelle Langhe, così riporta l’agenzia stampa Agi. Il gip del Tribunale di Asti ha emesso una ordinanza di misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale o imprenditoriale nei confronti di nove persone (quattro macedoni, quattro albanesi e un tunisino) responsabili di caporalato e di aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori non in regola con il soggiorno in Italia. Per 30 dei 40 lavoratori (provenienti soprattutto dal Gambia, Senegal, Egitto e Marocco) è stato chiesto ed ottenuto il nulla osta al rilascio del permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo. Tra questi vi erano anche quelli che avevano trovato riparo in accampamenti di fortuna lungo il fiume Tanaro.
L'inchiesta di Al Jazeera
Non si tratta di un caso isolato, basta notare i tanti articoli sul tema riportati negli ultimi mesi. Da Aprile le autorità locali hanno scoperto oltre 30 casi ci caporalato tra i filari delle Langhe, la formula è più meno sempre la stessa. I migranti vengono reclutati da intermediari – anche loro spesso migranti - e forzati a lavorare in condizioni disumante per le cantine italiane. Proprio in questi giorni ha fatto rumore l’inchiesta di Al Jazeera rilanciata da Alessandro Morichetti su Intravino. La giornalista Ottavia Spaggiari ha intervistato direttamente alcuni lavoratori in vigna ed il quadro che emerge è devastante. Il tutto, fa notare l’inviata, in una zona – patrimonio Unesco dal 2014 – dove un ettaro di vigna può arrivare a costare fino a 1,5 milioni di euro e dove una bottiglia di Barolo costa mediamente 50 euro, fino a sfiorare i mille euro in rari casi.
Tre euro l'ora
«Non potevamo prendere pause nemmeno per andare in bagno o bere acqua. Se rallentavamo o parlavamo tra noi venivamo subito minacciati di essere bruciati», dichiara Sajo, 36enne dal Gambia. I suoi turni di lavoro durano 12 ore al giorno, weekend inclusi, per una media tra i 3 e i 4 euro l’ora. Nessun tipo di contratto e soldi pagati in nero. La prima parola italiano che ha imparato dai suoi supervisori è stata “anduma!” ovvero andiamo, ripetuta in maniera costante. Un altro lavoratore, Balla sempre dal Gambia, ha raccontato diversi episodi di razzismo, oltre a pagamenti tardivi e spesso più bassi di quanto promesso.
Gli attivisti per i diritti dei lavoratori ritengono che questi casi siano solo la punta del’iceberg stimano in numero tra i 4 e 5mila i lavoratori a lavoro nelle vigne in Lagna, con almeno due-terzi a rischio sfruttamento. Il presidente del Consorzio Barolo Barbaresco Matteo Ascheri si è detto preoccupato del potenziale impatto dello scandalo sul brand Barolo. «Se una cantina commette un illecito scredita tutte le altre cantine. È un grosso problema».