In un mercato che chiede sempre più attenzione ai parametri della sostenibilità, diventata strategica in alcuni mercati esteri, le grandi imprese italiane del vino devono fare di più e migliorare l'attuale situazione, Il messaggio è contenuto nel rapporto sul settore vinicolo dell'Area studi di Mediobanca. Nel 2023, appena il 34,9% delle maggiori imprese vinicole italiane (poco più di una su tre) redige un bilancio di sostenibilità (38,6 per cento i produttori con più di 50 milioni di fatturato). Sono diversi i motivi per cui questo parametro non è alto: la complessità del processo di validazione (per il 26,8% delle imprese), la mancanza di benchmark o di best practice di riferimento (14,3%), la difficoltà a coinvolgere le funzioni aziendali rilevanti e la carenza di competenze specifiche (10,7 per cento), ma anche i costi eccessivi (circa 8 per cento).
Equalitas è lo standard più diffuso nel vino
In poco più della metà dei casi (54,5%), la redazione del bilancio di sostenibilità avviene seguendo gli standard internazionali di rendicontazione del Global reporting iniziative (Gri), rendendo più complessa la raccolta e l'analisi delle metriche contenute, soprattutto quelle che riguardano la componente ambientale. Tra i sistemi di certificazione specifici del comparto vitivinicolo, quello più diffuso tra le imprese, secondo i dati del rapporto Mediobanca, è lo standard Equalitas, seguito da Viva. Per Equalitas un doppio riconoscimento - a quasi dieci anni dalla nascita - dopo la recente citazione del New York Times che lo ha inserito tra gli standard mondiali virtuosi nel settore vitivinicolo, assieme a Hve in Francia, Napa Green negli Stati Uniti.
Donne ancora in netta minoranza
Infine, l'Area studi Mediobanca ha preso in esame anche i temi sociali della sostenibilità delle imprese del vino. A partire dalle caratteristiche del personale dipendente nelle aziende, che riflettono le peculiarità del settore sotto il profilo industriale ma anche sul versante culturale. Nel complesso, come si legge nello studio, la componente femminile è in minoranza: le donne sono il 32,8 per cento della forza lavoro complessiva. Una percentuale che scende al 12,6 per cento complessivo se si considerano le sole posizioni manageriali, ed è al 3,4 per cento se si tiene conto delle manager delle sole società cooperative.