È morto da un paio di mesi Francesco Merloni, il 1° ottobre scorso, all’età di 99 anni: con il padre Aristide e il fratello Vittorio sono stati protagonisti dell’industrializzazione dell’Alta Vallesina con i capannoni di Ariston e Indesit che hanno dato lavoro a buona parte della popolazione locale. Ma cosa c’entra questo con una cooperativa vitivinicola nata nel 1971? Nella definizione “metal-mezzadro” di Roberto Potentini, direttore ed enologo di Belisario, si trova la risposta: i metalmeccanici di quegli anni altro non erano che i contadini usciti dal sistema agricolo mezzadrile.
Belisario: il saper fare dei "metal-mezzadri"
La Cantina Sociale di Matelica e Cerreto d’Esi, quest'anno Cantina cooperativa dell'anno secondo la guida Vini d'Italia 2025 del Gambero Rosso, nasce proprio con l’idea di non disperdere il patrimonio viticolo della valle, evitando gli espianti di filari ritenuti non più indispensabili al reddito di chi ogni giorno doveva recarsi in fabbrica. Negli anni Belisario ha sviluppato e radicato sempre più il proprio ruolo sociale ed economico nella vita dei tanti vignaioli sparsi su un territorio circondato dagli Appennini: oltre a vinificare le uve dei 250 ettari dei 120 soci-conferitori, la cooperativa ha creato una propria squadra specializzata che si prende cura dei vigneti non condotti direttamente, ha acquisito altri 100 ettari di vigneti in alcuni dei cru più vocati e ha ingrandito progressivamente la propria sede in modo da poter aiutare chiunque ne avesse necessità e avere attrezzature moderne per la vinificazione “conto terzi” permettendo ai piccoli vigneron di produrre il proprio vino senza aver una cantina.
Coesione e protezione sociale, la forza della cantina cooperativa
Altro aspetto, meno in luce ma non meno importante, è la funzione “protettiva” che Belisario svolge: nelle annate molto produttive, assorbe le “eccedenze”; nelle annate difficili sostiene e rimpolpa la magra vendemmia. Belisario è a disposizione di tutti. E mai viene meno l’ideale mutualistico fortemente voluto dal presidente Antonio Centocanti, in carica dal 1995. Una mutualità che fa rima con qualità, come dimostra il Cambrugiano: simbolo della denominazione Verdicchio di Matelica fin dalla prima indimenticabile annata 1988.
L'eleganza del Verdicchio di Matelica Cambrugiano
Dal cru omonimo, Cambrugiano 2021 svela nel calice un’elegante veste verdolina orlata di sfumature dorate e profumi di agrumi, fiori di tiglio, buccia d’arancia impreziositi da una delicata idea balsamica; la raffinata dinamica gustativa disegna ampie volute sapide al palato e prolunga il finale in un ornato ricordo di frutta matura e mandorla.