Non è solo una questione di dosaggi. E il tragico riscaldamento globale c'entra, ma solo parzialmente. Il gusto dello Champagne è in netta evoluzione, non solo quello del vino più gioioso al mondo. Tutte le etichette immesse al commercio sono assai più pronte, fresche e bevibili rispetto a pochi anni fa. Hanno meno struttura, meno concentrazione, meno densità. A volte anche una finezza invidiabile. Ci pensavamo mentre stappavamo due prime assolute prodotte da note maison: un Blanc de Blancs e un Blanc de Noirs.
Champagne Cuvée 150 Pommery
Euro 140
Sboccatura: primavera 2023
Lo chef de cave Clément Pierlot mostra una mano sicuramente più leggera e sottile rispetto al suo precedessore Thierry Gasco. Di buona finezza e purezza aromatica la cuvée che celebra i 150 anni dalla nascita del primo Brut della storia, voluto da Madame Pommery nel 1874. Si tratta di un Blanc de Blancs prodotto da 10 villaggi grand cru tra la Cote de Blancs, Valle della Marna, Montagna di Reims, con una piccola percentuale delle uve del Les Clos Pompadour. Tiratura 854 bottiglie, tanto carattere. Si offre nitido e molto fragrante su toni di gelsomino e mandorla fresca, essenziale e preciso. L’affondo al palato ha energia e profondità minerale. Progressione netta e un finale di menta, pepe bianco e zest di limone. Base 2016, solo acciaio, riposa 6 anni sui lieviti, il dosaggio è Extra Brut. Abbinamento? Carpaccio di ricciola, zenzero, scorza di limone, giro di olio buono.
In attesa dell’uscita della Cuvée Louise 2008 (non è stata prodotta la 2007), abbiamo riassaggiato la Cuvée Louise Nature 2006 che sembra scontare, soprattutto al palato, tutta la ricchezza dell’annata. Stilisticamente è diametralmente opposto rispetto alla Cuvée 150.
Champagne Blanc de Noirs Grand Cru 2018 Bruno Paillard
Euro 100
Sboccatura: novembre 2022
Agrumato e gessoso il profilo del primo Blanc de Noirs in casa Paillard. Le uve di pinot nero provengono da quattro Grand Cru: Verzenay, Mailly, Verzy e Bouzy, tre di questi hanno esposizione maggiore a nord. Solo una piccola parte, 15%, fermenta in barrique usate, per poi affinare sui lieviti per circa 3 anni. Le prime sensazioni sono di bergamotto e mandarino, con un profilo di fragoline di bosco e rosa sotto traccia. La bocca è ancora compatta, ma già espressiva su toni di tè verde, una salinità ben marcata e una distensione lenta e continua. Ha una leggera diluizione nello sviluppo legato al millesimo, ma il finale è armonico e con un lieve registro speziato gustoso. Abbinamento? Canticchiava con un petto d'oca affumicato, ma lo vediamo bene anche con un riso cantonese gamberi e maiale o un filetto di salmone affumicato. La stessa leggerezza, in tutt'altro contesto, l'abbiamo ritrovato anche nell'eccezionale Nec Plus Ultra 2008. E il merito non è solo dell'annata, ma di un aggiornamento stilistico in linea con i tempi. Leggerezza, leggerezza, leggerezza.