Buchette del vino. A Firenze è polemica per questa tradizione ritrovata

10 Ott 2023, 16:29 | a cura di
C’è chi urla alla concorrenza sleale. Ma l’associazione che tutela le finestrelle smonta il caso: “Solo invidia. Sono tutte legate a delle attività preesistenti e non fanno somministrazione di notte”.

Doveva avere molti meno cavilli burocratici la Firenze del ‘500, quando cioè nacquero le buchette del vino. Nella Firenze del 2023, invece, quella tradizione tornata a vivere qualche anno fa, sta suscitando non poche polemiche. A lamentarsi per il ritorno delle piccole finestre utilizzate per la somministrazione di vino sono soprattutto i gestori dei locali fiorentini che parlano di concorrenza sleale per la mescita, ma soprattutto per il mancato rispetto delle regole Unesco. “Il fenomeno va gestito e governato: la sera ci sono assembramenti di persone che ostacolano anche il passaggio pedonale" ha dichiarato alla Nazione il presidente di Confcommercio Firenze Aldo CursanoTanti gestori si sentono beffati perché pagano tasse e offrono spazi e servizi adeguati".

Ristorante Pietrabianca, Firenze

L’associazione: “Solo invidia”

Nella polemica è intervenuta la stessa associazione delle Buchette del vino che, dal 2015 si occupa della salvaguardia e valorizzazione di queste particolarissime finestrelle. “È una tipica polemica alla fiorentina, destinata a finire molto presto” è pronto a scommettere il presidente dell’Associazione Matteo Faglia, che al Gambero Rosso spiega come l’iniziativa delle buchette abbia attirato orde di turisti e curiosi da tutto il mondo e riacceso i riflettori su una tradizione altrimenti dimenticata. “A Firenze ci sono km di code per qualunque cosa: dal campanile di Giotto alle gelaterie fino ai taxi. Non saranno di certo dieci buchette del vino a cambiare la drammatica situazione di questa città”.

Per quanto riguarda l’aspetto commerciale, Faglia spiega come non sia l’Associazione ad occuparsene, ma aggiunge “La somministrazione dalle buchette di solito non avviene di notte; quindi, non c’è nessun conflitto con il regolamento Unesco. Inoltre, le dieci finestrelle utilizzate sono collegate a delle attività preesistenti, ripristinate a spese degli stessi esercenti, anche perché al momento non sarebbe possibile comprare nuove licenze nel centro storico. Per cui, se davvero ci fossero problemi o conflitti, dovrà essere lo stesso Comune a trovare una soluzione. Come spesso succede, chi apre una strada nuova e ha successo diventa bersaglio di chi si trova fuori dal giro o si sente minacciato. O più banalmente è invidioso. Noi, dal canto nostro, siamo felici di aver riportato in vita una tradizione dimenticata”.

Cosa dice il regolamento Unesco di Firenze

Ma cos’è il regolamento Unesco a cui fa riferimento la Confcommercio? Approvato negli anni scorsi dal consiglio comunale e aggiornato lo scorso aprile, vieta la somministrazione di alcol su strada dalle 21 alle 6, per impedire assembramenti e schiamazzi nelle ore notturne. A questo si aggiunge il divieto di svolgere attività di somministrazione direttamente su suolo pubblico o da sporti prospicienti la pubblica via. Le buchette, quindi, rappresentano un vero caso borderline. Intanto, la stessa Associazione delle buchette del vino fa sapere che il lavoro di censimento e recupero delle finestrelle non si ferma. Oggi sono più di 300 su tutto il territorio regionale, 180 solo a Firenze mentre quelle tornate a svolgere la loro funzione di somministrazione una decina (su cui campeggia la targa dell’associazione).

Il mese scorso, nella Sala Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa, è stata allestita anche una mostra dedicata a queste buchette che caratterizzarono per oltre quattro secoli il commercio del vino in città. Ma come si fa adesso a coniugare il ritorno di una tradizione unica e la convivenza con le regole attuali? Nel 1500, quando ebbe inizio la tradizione, fu il Granduca di Toscana Francesco I a autorizzare le famiglie nobili a vendere il vino prodotto presso la propria abitazione, in quantità non superiore a un fiasco alla volta. Se è vero che dalla storia si impara...

 

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