Gli spumanti superano i vini fermi nei consumi fuori casi degli italiani. A dirlo è una ricerca presentata dall’Osservatorio Uiv e da Niq Italia nel corso del Simei (la fiera della tecnologia del vino in corso a Milano). Un sorpasso storico e impensabile fino a poco tempo fa, considerato che i fermi e frizzanti hanno sempre costituito l’ossatura del vigneto Italia con circa i 4/5 della produzione. Adesso, invece, il panel interrogato da Nielsen Italia ci dice che i consumatori di spumanti rappresentano il 63,4%, mentre quelli di vino fermo il 61%. In particolare è lo Charmat secco a guidare la crescita (68%; per la metà Prosecco), seguito da Metodo Classico (17%), Charmat dolce (9%) e Champagne (6%).
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Consumi di vino sempre più legati all’aperitivo
Il sorpasso delle bollicine è uno specchio dei tempi che si riflette anche nelle mutate occasioni di fruizione, con l’aperitivo ad essere diventato il vero dominus del consumo di alcolici, a discapito dei pasti principali. Sorprende che le mutate abitudini non riguardino solo GenZ o Millennials, ma anche le altre generazioni: 45-54enni (aperitivo e pasti entrambi al 31%), over 55 sempre più tentati.
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Cresce l’interesse per la mixology
Al consumo di bollicine, si aggiunge quello in crescita dei di cocktail che va di pari passi all’utilizzo dei social. Il 37% dei consumatori afferma, infatti, di sceglierne la tipologia in base alla fotogenicità social. Tra i top 10 cocktail consumati nell’horeca, 4 contengono vino spumante, di cui 3 sono spritz; l'Hugo in particolare, essendo molto popolare nella fascia 18-24, offre l'opportunità di coinvolgere un segmento d'età che registra bassa affinità con la categoria vino.
«Stiamo assistendo – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini - a una rivoluzione dei consumi che per diversi motivi sta riscontrando una forte accelerazione. Serve mettersi in gioco per attivare il ricambio generazionale: nei prossimi vent’anni ci saranno nel mondo 400 milioni di giovani consumatori, con cui il vino potrà e dovrà dialogare per fare parte dell’esperienza, non solo esserne protagonista».
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I consumi a casa pendono verso i vini fermi
Se bollicine (e i cocktail) conquistano il fuori casa, il consumo domestico vede molto in vantaggio i vini fermi e frizzati (93%) sugli sparkling (61%). A bere di più sono gli over 55, senza più figli a carico in casa e, spesso, (6 volte su 10) con un reddito sopra la media nazionale. Un universo di 11,3 milioni di famiglie tricolori che è al tempo stesso l’identikit del consumatore casalingo di vino lungo lo Stivale con il 59% della spesa totale della categoria nella grande distribuzione e italiana. Protagonisti di una spesa enologica pari a 1,83 miliardi di euro l’anno, i Boomer (con una coda di GenX) lasciano quasi le briciole agli altri due grandi cluster individuati: le famiglie con figli (7,8 milioni) non arrivano al 24% della spesa complessiva, mentre le famiglie under 55 senza figli a carico si fermano a meno del 18%.
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Le famiglie con figli spendono meno per il vino
«Assistiamo a una tendenza che si va affermando – rileva Eleonora Formisano di NIQ Italia - la prima tribù è in crescita sempre più evidente, le altre invece faticano, in particolare i segmenti a basso reddito. Una polarizzazione dei consumi di vino basata su discriminanti divenute strutturali, come l’età e la disponibilità economica”. Ed è proprio la spesa media annuale che fa la differenza ed evidenzia la fatica degli italiani che, in generale per alleviarne il senso dell’esborso, hanno aumentato la frequenza d’acquisto (+3,3%) ma diminuito i consumi di vino (-2%). E che in particolare vedono le famiglie con figli spendere per gli acquisti di bevande in media 5 volte meno rispetto alle coppie over 55.