Dopo un 2023 col segno meno, il vino italiano spera in un recupero di qualche punto percentuale in questo 2024. Prova a rialzarsi, quindi, il comparto nazionale che sta affrontando un momento decisamente no, come testimoniato anche dal rapporto Il settore vinicolo in Italia, stilato dall'Area studi di Mediobanca. Il 2023 delle cantine italiane (secondo il sondaggio su 253 grandi società) si è chiuso con un -0,2% complessivo dei ricavi dalle vendite di vino rispetto al 2022, frutto di un peggioramento sul mercato interno (-0,7%) mitigato da quello estero (+0,3%). Il settimanale Tre Bicchieri ne aveva parlato nel consueto sondaggio tra i top brand pubblicato a febbraio scorso. Per il 2024, l'outlook degli imprenditori prevede un incremento delle vendite totali del 2,6%, con esportazioni a +3 per cento. Più fiducioso il segmento degli spumanti che, a chiusura d'anno, intravede una crescita del 3,7% delle vendite, con un export a +6,8%, rispetto al segmento dei non spumanti su cui le previsioni indicano un +2,3%, con un export a +2,2 per cento.
Preservata la marginalità dei bilanci
I bilanci 2023 delle imprese vitivinicole italiane - e questo è il dato positivo - hanno evidenziato una tenuta dei parametri di redditività. L'ebit margin ha, infatti, segnato un incremento dell’1,4% sul 2022, con un rapporto tra il risultato netto e il fatturato del 4,2 per cento. Per il resto, il 2023 ha registrato un calo del 4,5% dei quantitativi di vino venduti su tutti i canali. L’inflazione, spiegano gli analisti di Mediobanca, ha eroso il potere di acquisto delle famiglie «penalizzando i vini di fascia intermedia (-10,1% sul 2022) a conferma di una maggiore polarizzazione del mercato». In leggero calo i vini di fascia bassa (-1,7%, con una quota di mercato del 44,2%). Altro trend, che si conferma, è il mercato orientato sempre più ai vini premium (+12,7% i vini di fascia molto alta sul 2022 e una market share del 18,6%) e per quelli sostenibili. In particolare, si è registrato un +1,4% sui vini biologici e 5,4% di market share; +9,6% sui vini vegani e 2,7% di market share; +1,8% i vini naturali e una quota dell’1 per cento.
Tengono i fatturati di chi produce spumanti
Considerando i ricavi, nella speciale classifica per giro d'affari la leadership di vendite nel 2023 è del gruppo cooperativo Cantine Riunite con la controllata Giv (Gruppo italiano vini), con fatturato a 670,6 milioni di euro (-3,4% sul 2022). Al secondo posto, il polo vinicolo Argea (449,5 milioni, -1,2%), poi Italian wine brands con 429,1 milioni (-0,3% sul 2022). Secondo Mediobanca, a risultare particolarmente rilevante sull'andamento dei ricavi nel 2023 non è stata la forma societaria quanto la tipologia di vino commercializzato, soprattutto in relazione alle vendite estere. Per i produttori di vini non spumanti, il fatturato complessivo si è ridotto dello 0,6% sul 2022, sia per la contrazione dei ricavi nazionali che di quelli all’export (-0,7% e -0,5% rispettivamente), per i vini spumanti il calo delle vendite nazionali (-1,1% sul 2022) è stato compensato da una crescita dell’export del 2,5%, preservando il livello complessivo (+0,4 per cento). E anche per il futuro le aspettative di crescita sono legate agli spumanti, come già evidenziato sopra: fatturato a +3,7% rispetto al +2,3% dei vini non spumanti.
Vino italiano sempre più Dop e meno Igp
Nel 2023, il 47,7 per cento del vino italiano è a Dop (Doc e Docg), in aumento dal 38,5% del 2013. I vini Igp sono in calo dal 35% del 2013 al 27% del 2023, non distanti dai vini da tavola (25,3% nel 2023). Il Piemonte è primo (19 Docg e 41 Doc), seguito dalla Toscana (11 Docg, 41 Doc e 6 Igt) e dal Veneto (14 Docg, 29 Doc e 10 Igt). In Toscana, si concentra il 39,3% della produzione di vini Dop; in Piemonte il 94,6% della produzione regionale è Dop. Il valore dei vini Dop e Igp imbottigliati è pari a 4,3 miliardi di euro complessivi in Veneto, seguito dal Piemonte con 1,4 miliardi e dalla Toscana con 1,2 miliardi.
In Toscana la maggiore solidità finanziaria
Le eccellenze regionali spingono i bilanci delle aziende. Alle imprese vitivinicole toscane tocca il più alto ebit margin (16,5%) e il miglior roi (indice riferito alla redditività operativa, al 6,3%). In seconda posizione, ci sono Veneto e Piemonte (entrambe 6,1%). Ed è toscano anche il primato per la maggiore solidità finanziaria «coi debiti finanziari pari ad appena il 18,4% del capitale investito», si legge nel rapporto Mediobanca. Il primato nell'export spetta ai produttori piemontesi (64,5% del fatturato) e ai toscani (60,6%). Considerando l'impatto delle vendite fuori confine, nel 2023 hanno fatto da traino per le imprese del vino friulane (+6,1% le vendite complessive e +22,3% estere), per quelle lombarde (+4,4%; +7,4 per cento) e dell’Emilia-Romagna (+1,6%; +8,6 per cento). Considerando il 2024, a livello regionale, c'è ottimismo per Emilia-Romagna (+4,6%), Puglia (+4,3%) e Piemonte (+4,2 per cento). Previsioni negative, invece, per le vendite delle imprese di Sicilia e Trentino Alto Adige.