di lavorare bene, qualcun altro invece...».
Parla con cognizione di causa Arioli perché oltre a partecipare come concorrente, è spesso giurato e sa cosa significa vivere una competizione sia da una parte che dall'altra. «La cosa importante è non aspettarsi nulla e soprattutto non prendersela se non si vince. Anche se so che è difficile e che sono tanti quelli che si dispiacciono. Certo, sono occasioni importanti e soprattutto vetrine privilegiate, ma la cosa da capire è una: non è tanto importante ricevere il premio, ma riceverne tanti, anche piccoli, con costanza, anno dopo anno».
E questo è successo al Birrificio Italiano che non ha mai smesso di prendere premi, anche in questi ultimi anni in cui ha conquistato le giurie soprattutto fuori dall'Italia. «Tornare a vincere in casa è una bella soddisfazione. Soprattutto perché il Birrificio Italiano è conosciuto e apprezzato per le birre facili da bere ma quelle che ci hanno portato sul podio sono quelle sperimentali». Agostino è stato uno dei primi in Italia a produrre birre non convenzionali, come la Scires, ad esempio. «Vengono aggiunte ciliegie dolci prima della fermentazione del mosto. Fermentazione che, fra l'altro, viene fatta a temperature molto basse: un procedimento inusuale che porto avanti dal 1999, in tempi assolutamente non sospetti».
E da allora le cose sono parecchio cambiate. «Dai primi passi che abbiamo compiuto la situazione è diversa, a partire dai numeri: i birrifici si contavano sulle dita di una mano ed erano localizzati quasi tutti al nord. Oggi le realtà interessanti, anche al centro-sud, sono tante. Per chi questo mondo l'ha visto nascere e crescere è davvero appagante».
Caterina Pamphili
29/02/2012