A differenza del vino, ormai è da diversi anni che si parla di birra analcolica: in Italia ci fu un primo tentativo intorno al 2006/07 con la Drive Beer sponsorizzata dal pilota di Formula 1 Giancarlo Fisichella; non lo ricordo come un grosso successo. Ma oggi è diverso: ora siamo negli anni del "senza", quindi questo genere di prodotti, le bevande no-alcol, sembra che siano sulla cresta dell'onda.
Ab Inbev, la Corona Cero e le Olimpiadi di Parigi
Lo scorso gennaio, Ab Inbev, il più mastodontico colosso mondiale della birra, una macchina che fattura oltre 50 miliardi di dollari all'anno, che produce 508 milioni di ettolitri di birra, che gestisce più o meno 500 brand commercializzati in tutto il mondo, anche nei Paesi in via di sviluppo, ha messo il cappello sulle prossime Olimpiadi di Parigilanciando la Corona Cero, una Corona analcolica, rendendola la birra ufficiale della manifestazione. Il commento dell'Ad di AB Inbev: «Birra e sport sono migliori insieme, per questo siamo orgogliosi di essere il primo sponsor di birra per le Olimpiadi a livello di Worldwide Olympic Partner. La birra è la bevanda della moderazione e della scelta, ed è perfetto in questo caso iniziare con la Corona Cero».
Tutela della salute o marketing?
In realtà se lanci sul mercato, e punti su, una birra analcolica, stai eliminando proprio la scelta della moderazione. Perché il punto è proprio questo: piuttosto che iniziare ad abituarci a consumare meno (e meglio) stiamo subendo scelte di marketing che ci propongono l'eliminazione di alcune peculiarità di ciò che mangiamo e beviamo. La maggior parte della birra venduta nel mondo è composta da lager che si aggirano intorno ai 5 gradi alcolici: è davvero necessario eliminare del tutto questa caratteristica, snaturando un prodotto? A prescindere da chi non può consumare alcol per motivi religiosi o di salute, ma a chi serve la birra analcolica, se non ad AB Inbev per poter sponsorizzare uno dei più grandi eventi sportivi, seguito a tutte le latitudini, in grado di raggiungere milioni e milioni di potenziali consumatori? E davvero pensiamo che AB Inbev punti a vendere la Corona Cero, oppure questa potenza di fuoco sparata su una platea immensa serve solo a rafforzare l'immagine dei suoi marchi, che ovviamente propongono per la stragrande maggioranza birre alcoliche? Si parla sempre di più dell'avvento di questa nuova era, quella delle bevande no-alcol: i numeri sembrerebbero confermare questa tendenza e le motivazioni sono molte. Riguardano sicuramente la scelta di condurre una vita più salubre, ma anche il rapporto delle nuove generazioni con prodotti che sembrano essere sempre più lontani dal loro mondo. Però cerchiamo pure di essere razionali: sono tendenze in atto da molti anni (per esempio, solo per soffermarci sull'Italia, il consumo di vino da noi è in calo costante dagli anni '60); il resto, come al solito, è solo marketing.