Nel Regno Unito i consumatori sono sempre più attratti dalla birra a bassa gradazione alcolica

27 Set 2024, 09:37 | a cura di
Il Regno Unito per via di un cambiamento dei gusti e delle abitudini dei consumatori unito a una revisione delle tasse sull'alocl, diventa l'ottavo mercato per volumi della birra a bassa gradazione alcolica

Nel paese delle “pinte” si sta registrando una esplosione di vendite di birra con un basso grado alcolico. Secondo i dati Iwsr (fornitore globale di dati e approfondimenti sulle bevande) nell’arco di un anno il volume commerciale di questa tipologia è passata dai 650,000 ettolitri nel 2022 al 1.3 milioni di ettolitri del 2023. 

Uno dei grandi mercati della birra "low-alchol"

La crescita del settore nel Regno Unito è risultato uno dei maggiori a livello globale, seguito dallo stato sudamericano del Venezuela, dove le vendite sono aumentate di 325.000 ettolitri l'anno scorso e Romania e Giappone che si classificano congiuntamente al terzo posto. Il Regno Unito, attualmente rappresenta l'ottavo più grande mercato globale per volume di vendite in questa categoria di bevande secondo ISWR.

Nel futuro, fa sapere Patrick Fisher, senior market analyst di Iwsr, «I tassi di crescita per la categoria dovrebbero normalizzarsi», prevedendo che i volumi di vendita di birra a basso contenuto alcolico andranno a «rimanere sostanzialmente piatti tra il 2024 e il 2028».

 

Nuove leggi e cambiamento di gusti

Le ragioni di questo vertiginoso aumento nel 2023, oltre che in un cambio delle abitudini dei clienti, sono da ricercare anche nella revisione post-Brexit delle tasse sull’alcol avvenuta nell’agosto 2023. Nel decreto si stabilisce che bevande con gradazione al di sotto del 3,5% vengono tassate ad un’aliquota inferiore rispetto a bevande con gradazione maggiore. 

«Secondo il nuovo sistema, i birrai devono pagare 21,01 sterline al litro di alcol puro tra il 3,5 per cento e l'8,5 per cento ABV, mentre le birre al di sotto di questa soglia vengono addebitate 9,27 sterline al litro. Non ci sono dazi sui prodotti inferiori all'1,2 per cento ABV» scrive il Financial Times.

La risposta dei produttori e dei pub

I produttori brassicoli hanno quindi approfittato di tariffe più basse per lanciare prodotti nuovi o rinnovati, andando incontro anche all’evoluzione dei gusti. La richiesta per prodotti senza o con una ridotta quantità di alcol è salito negli ultimi anni, portando colossi come Guiness e Heineken a creare una linea di prodotti “Low” o “Alcohol-free”.

Secondo la British Beer and Pub Association «Il taglio delle accise e la domanda di questi prodotti hanno spinto i produttori a investire in prodotti con un quantitativo inferiore di alcol».

La British Beer and Pub Association ha sottolineato a Drinksbusiness come  l'87% dei pub serve almeno una birra a basso contenuto alcolico o senza alcol e sebbene la maggior parte di questi sia ancora in bottiglie e lattine, il numero di questa tipologia servita alla spina è quadruplicato dal 2019.

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