Il Taurasi e gli assaggi per la guida Vini d’Italia 2024
Chi ha definito il Taurasi "Barolo del Sud" probabilmente ha caricato i produttori irpini di un fardello troppo pesante; a loro volta, i produttori, hanno quindi iniziato a caricare i loro vini con abbondante, troppo, legno e, nonostante la cosa sia stata fatta notare da tanti commentatori, ancora non hanno smesso di farlo.
E quindi anche quest' anno ci siamo trovati davanti a batterie difficili da degustare: nascondersi dietro al fatto che l'aglianico abbia bisogno di tempo per risolvere al meglio le sue durezze, ormai non è più sufficiente e non funziona più come scusa, soprattutto in un mercato veloce, dove il consumatore, a meno che non sia un ultraappassionato, non vuole più aspettare di bere un vino che ha tenuto dieci anni in cantina. Alleggerire uso del legno ed estrazione senza snaturare si può: suonare al campanello di Montefalco per chiedere delucidazioni in merito.
I vini campani 2024: gli assaggi di Fiano di Avellino e Greco di Tufo
A questa, ennesima, nota dolente, fa da contraltare la grandezza del Fiano e del Greco, sempre più calibrati e con una qualità media che ci è sembrata in discreta crescita. Per quanto riguarda le annate, Fiano di Avellino 2022 batte, e di molto, Greco di Tufo 2022; più precisi e delineati i primi, scattano e sorpassano agilmente i secondi, un po' appesantiti e rallentati dal caldo dell'annata. Dove però riscontriamo il massimo del godimento è sulle Riserve: basta un anno, e a volte un uso calibrato del legno, per concedersi bianchi sfaccettati e profondi, di grande purezza.
Tante altre note positive: se i Campi Flegrei sono una scommessa già vinta, le prossime fiches vogliamo puntarle sulla mediterraneità solare del Cilento e sulla presa vulcanica del Vesuvio, entrambi distretti che entreranno sotto i riflettori nel prossimo futuro. Nel Sannio, tutto in ordine: al solito è affidata alla Falanghina il compito di ritagliare alla zona il suo spazio sul palcoscenico regionale, anche se ci è capitato di assaggiare Aglianico sempre più a fuoco, in cui si punta più sulla parte succosa, matura e fruttata che sulle componenti tanniche.