Avremmo potuto usufruire di un comodo servizio di bus navetta che dalla parte bassa del paese ci avrebbe portato sulla sommità del borgo, nei pressi dell'evento. Ma così non ci saremmo persi tra le salite scoscese di Navelli, e tra le sue scalinate, alcune, quelle un po' più defilate, modellate direttamente nella roccia. Case e costruzioni messe su con pietre, legno e malta che si abbarbicano su uno sperone roccioso dominando l'altopiano, uno scorcio ideale per ospitare la quinta edizione di Naturale, Salone del Vino Artigianale. L'austero cortile di Palazzo Santucci, dal 7 al 9 maggio, ha respirato aria di festa, perché nelle fiere in cui i protagonisti sono i vignaioli, il clima cambia, il pubblico cambia, e si parla di vino forse in maniera meno tecnica, ma certamente con molto trasporto ed empatia.
Il Salone: seminari, pubblico e vignaioli
E comunque i momenti dedicati all'approfondimento non sono mancati: i seminari tenuti da esperti del settore (Leonardo Seghetti, Sandro Sangiorgi, Michele Lorenzetti, Emanuele Giannone), hanno fatto registrare il tutto esaurito e hanno dimostrato come l'interesse nei confronti di questi vini vada al di là della semplice curiosità.
Parlavamo del pubblico: numeroso e soprattutto giovane. È un dato di fatto ormai abbastanza evidente: se una ragazzo tra i 20 e i 30 anni si avvicina al mondo del vino, ci sono buone possibilità che l'approccio passi attraverso un vino naturale/artigianale/biodinamico/biologico; così è stato anche a Navelli, dove si scorgevano davvero poche chiome bianche tra la folla. "Il pubblico della nostro salone è sempre più attento” ci conferma Paolo Quaglia di Dinamiche Bio, l'associazione organizzatrice dell'evento “Oltre a chi è venuto a Navelli semplicemente per condividere un momento di festa, abbiamo notato la partecipazione di un crescente numero di appassionati, esperti e consapevoli, persone che hanno già termini di paragone ed esperienze di assaggio". Nei tre giorni della manifestazione le presenze hanno sfiorato quota 2000, una folla che si è riversata nelle sale di Palazzo Santucci per incontrare vignaioli e aziende "che anno dopo anno scegliamo in base a criteri sempre più precisi" continua Paolo "cerchiamo di selezionare realtà che non usino prodotti di sintesi né in vigna, né in cantina, che non filtrino, non chiarifichino, che affidino i loro vini alla fermentazione spontanea e , infine, che vinifichino uve di proprietà".
I nostri assaggi migliori
Berace 2013 | Massavecchia
Siamo in Maremma, 60 km a nord di Grosseto. I vigneti di sangiovese risalgono al 2003; la componente di cabernet sauvignon che entra nel blend viene da un vigneto del 1974, poco distante dalla costa. La macerazione va un po' oltre le due settimane, ed è il castagno il legno utilizzato per l'affinamento. Berace è un po' titubante; all'inizio si nasconde, ma poi piano piano viene fuori con una piacevole nota di arancia sanguinella, che si unisce a un'impronta vegetale. Traccia sapida in bocca che si esalta su un tannino controllato. L'acidità finale garantisce che la bottiglia, a tavola, avrà vita breve.
Massavecchia | Massa Marittima (GR) | http://www.massavecchia.it/
Abruzzo Pecorino Sup. Don Carlino 2015 | De Fermo
Gioca in casa De Fermo, una delle tante aziende abruzzesi presenti alla manifestazione. Il loro Cerasuolo Le Cince ci aveva convinto pienamente nella scorsa edizione della Guida, tanto da meritare i Tre Bicchieri. Qui abbiamo assaggiato il Pecorino Don Carlino, solo un ettaro e mezzo di vigneto a 300m d'altitudine sulle colline alle pendici del Gran Sasso, condotto in biodinamica. Fermentazione spontanea con lieviti indigeni in tonneaux, poi travasi per la pulizia dalle fecce, e poi ancora 8/9 mesi in tonneaux; alla fine del ciclo, il Don Carlino dell'annata 2015 è un vino che regala note di scorza di limone ed erbe aromatiche, soprattutto prezzemolo fresco. Per un attimo si incupisce e emerge una nota terrosa che di nuovo cambia trasformandosi in qualcosa di balsamico. La bocca ha profilo lineare e tagliente, con la scia agrumata che risuona nel finale.
De Fermo | Loreto Aprutino (PE) | http://www.defermo.it/Home.html
Rio Camì 2003 (sboccatura 2014) | Casa Caterina
I fratelli Aurelio ed Emilio Del Bono hanno deciso già diversi anni fa di non utilizzare la denominazione Franciacorta sulle loro bottiglie di spumante, pur avendo i vigneti in alcune delle zone migliori del comprensorio. Lunghe soste sui lieviti – le bottiglie rimangono a risposare sulle pupitres per almeno 48 mesi - caratterizzano vini che non hanno nessuna fretta di andare sul mercato almeno fino a quando non rispondono alla personalità e al profilo voluto. Abbiamo assaggiato, da magnum, il Rio Camì 2003, un blanc de noirs (100% pinot nero), sboccato nel 2014: il conteggio della permanenza sui lieviti è abbastanza agevole. I lieviti indigeni svolgono il loro lavoro sia nella prima che nella seconda fermentazione e dopo oltre dieci anni si apprezzano pienamente i risultati della loro fatica. Frutta secca, arancia disidratata, una leggera punta di frutti di bosco sono il biglietto da visita con cui si presenta una bocca piena, rotonda e intensa. Ma a questa complessità, si unisce una freschezza che sulle prime è inaspettata, e che alla fine fa filare via il sorso tra ricordi gessosi e minerali.
Casa Caterina | Monticelli Brusati (BS) | http://www.casacaterinametodoclassico.it/Home/Casa_Caterina.html
Sileno 2012 | Vittorio Stillo – Tarsia (CS)
Ci spostiamo in Calabria, dove Vittorio ha deciso qualche hanno fa di iniziare a prendersi cura dell'azienda di famiglia. Nei sette ettari di vigneto trovano spazio le varietà autoctone, nerello e magliocco, che insieme formano il blend del Sileno.
Le due uve hanno periodi di maturazione differenti e per rispettarne le caratteristiche Vittorio le vinifica separatamente; il nerello fa 12 giorni di macerazione sulle bucce e, terminata la fermentazione, va in legno da 5hl di terzo passaggio. Per il magliocco invece la macerazione è più breve, 9 giorni, e non viene usato legno; solo acciaio. Terminata questa prima fase di maturazione, le masse vengono riunite e sostano in tonneaux per altri 4 o 5 mesi. L'annata 2012 è stata molto calda e nel bicchiere si sente perché andiamo ad impattare con un frutto nero maturo che lentamente lascia spazio a note tostate e di fave di cacao. Ma in bocca poi stupisce perché a tutto questo si aggiunge una nota terragna che dà complessità e acidità a stimolare la beva.
Vittorio Stillo – Tarsia (CS) | http://www.stilloagricoltura.com/contatti.html
Gattaia Pinot Nero 2012 | Terre di Giotto
Michele Lorenzetti, oltre all'attività di consulente enologico nel campo della biodinamica, è anche produttore. Nel 2005 inizia la sua avventura a Gattaia, una striscia di terra di tre ettari sulle colline di Vicchio del Mugello, dove oggi coltiva sauvignon, riesling e pinot nero. E proprio quest'ultimo chiude i nostri assaggi. Macerazione di 10-15 giorni sulle bucce (e sul 50% dei raspi), fermentazione spontanea, maturazione in legni piccoli di secondo e terzo passaggio: è questa la ricetta di Michele per un pinot nero che affascina, che sbuffa di gerani e lamponi e poi si scurisce su china e humus. Tanta freschezza e fragranza, bocca tesa, qualche spigolo di gioventù, finale speziato sul pepe nero.
Terre di Giotto | Vicchio (FI) | http://www.mugellotoscana.it/it/produttori-con-vendita-diretta/item/638-azienda-agricola-terre-di-giotto/5-direct-sale-producers
a cura di William Pregentelli