Se nel 2023 la raccolta dell'uva era iniziata il 25 agosto, quest’anno i viticoltori della Basilicata hanno dato il via alla vendemmia già il 10 del mese per le varietà a bacca bianca, cominciando a tagliare i primi grappoli di Moscato nell’areale di Venosa, in provincia di Potenza. Questo anticipo è frutto di una combinazione di fattori climatici che hanno influito significativamente sulla stagione vitivinicola. Tuttavia, la siccità ha creato una situazione complessa e differenziata a seconda delle aree, mostrando una realtà mista di prospettive sulla raccolta.
Un anticipo senza precedenti
Apre le danze della regione Cantina di Venosa, che ha avviato già la raccolta del Moscato, battendo ogni record degli ultimi anni. Questo anticipo è stato determinato da un inverno insolitamente mite, una primavera calda e priva di precipitazioni significative e una stagione estiva altrettanto torrida e secca. «Il germogliamento è avvenuto circa dieci giorni in anticipo rispetto al normale», spiega Donato Gentile, enologo di Cantina di Venosa. «Questo ha portato a una raccolta anticipata delle uve bianche, mentre per le varietà a bacca rossa, come l’Aglianico, le vendemmie principali sono previste per fine settembre e la prima decade di ottobre», aggiunge Francesco Perillo, presidente della cooperativa. Il fenomeno dell’anticipo della vendemmia è diventato una consuetudine negli ultimi anni, causa innalzamento delle temperature medie, ma mai si era verificato così presto in tutta la Penisola.
Gli impatti variabili della siccità
Nonostante l'anticipo, la siccità ha avuto effetti variabili sui diversi areali della Basilicata. L'assenza di piogge ha avuto effetti positivi sulla qualità delle uve bianche, che si presentano particolarmente sane e senza segni di patologie. «L'assenza di piogge ha evitato le malattie della vite e ridotto la necessità di interventi in vigna, portando a uve di qualità eccezionale», afferma Gentile. Tuttavia, la siccità ha avuto impatti misti in altre aree della regione. Nel Vulture, ad esempio, la situazione è più promettente rispetto al 2023 (ne avevamo parlato già qui). Si stima un raccolto che sarà significativamente superiore a quello dell’anno passato, con un incremento previsto del 20% rispetto ai volumi del 2022. «Non ci sono stati problemi di peronospora e i casi di oidio sono attualmente assenti», riferisce Francesco Perillo, presidente dell’ente di tutela dell’Aglianico Docg.
Le sfide della siccità e le risposte differenziate
Il territorio della Basilicata è caratterizzato da una notevole varietà di condizioni pedoclimatiche, il che ha portato a risposte diverse alla siccità registrata in quest'ultimo anno. Elena Fucci, che guida ormai da 25 anni la sua azienda a Barile, coltiva esclusivamente Aglianico, ai piedi del monte Vulture, su terreni situati tra i 600 e i 650 metri sul livello del mare. Questo terreno, frutto di stratificazioni vulcaniche, ha dimostrato di essere più resistente alla scarsità d'acqua: «Il nostro terreno favorisce il drenaggio, limitando gli effetti negativi della siccità. Quest’anno forse qualche giorno in anticipo raccoglieremo, vediamo come saranno le temperature dalla fine di agosto», spiega Fucci. Inoltre, negli ultimi 10 giorni nella zona di Barile e nei vigneti di contrada Solagna sono stati registrati 30 millimetri di pioggia e una buona escursione termica tra giorno e notte, il che fa ben sperare per la varietà a bacca rossa per i prossimi mesi. Per la sua cantina e per il Titolo, etichetta di punta dell'azienda, la vendemmia inizierà con la raccolta per i rosati i primi di ottobre e proseguirà con i rossi alla fine dello stesso mese.
L'azienda vinicola Elena Fucci, situata in una delle zone più alte della Basilicata, a sud del Monte Vulture, beneficia di condizioni climatiche che favoriscono una maturazione più equilibrata delle uve. Nonostante le sfide poste dalla siccità, la Basilicata si prepara a una vendemmia 2024 che potrebbe rivelarsi particolarmente favorevole. La speranza è che questa annata possa segnare un ritorno a volumi produttivi migliori e che la qualità delle uve possa rappresentare un vantaggio decisivo per i vini lucani, in particolare per l’Aglianico del Vulture, che continua a essere il fiore all'occhiello della regione.