Scoperta una cantina di 1800 anni fa a San Gimignano: ecco come si produceva vino nell'antichità

5 Ago 2024, 14:23 | a cura di
Durante la 17esima campagna di scavi presso la villa romana di Aiano risalente al IV secolo è stata ritrovata una cantina di 1800 anni fa. Un ritrovamento che parla della produzione e del commercio del vino nell'antichità

Una cantina di 1800 anni fa è stata scoperta nella provincia di Siena. Un ritrovamento eccezionale avvenuto durante la 17esima campagna di scavi presso la villa romana di Aiano, datata tra il IV e il VII secolo d.C., che si trova nel territorio di San Gimignano, area vocata per la produzione di Vernaccia. «Coordinando una ventina di studenti e ricercatori belgi e italiani, la campagna, ha di fatto rimesso in luce la cella vinaria della villa, ambiente dove si produceva e conservava il vino, fonte prima d'esistenza della villa in Valdelsa», dice Marco Cavalieri, ordinario di Archeologia romana e antichità italiche e direttore della ricerca archeologica. 

Un'antica cantina di San Gimignano

I ritrovamenti suggeriscono che gli spazi della cantina erano preposti a una produzione di quantità di vino consistente. Tra i ritrovamenti è stato registrata «un’ampia sala di circa 30 metri per 9, scandita da sei pilastri assiali che delimitano due navate, al momento sala tra le più vaste della villa, sono stati rinvenuti e parzialmente indagati una trentina di "dolia defossa" (grosse giare interrate per la conservazione del vino). In base alla loro posizione e alle dimensioni della stanza, è possibile supporre che in origine ne esistessero una cinquantina disposti su quattro file, dato che fa intendere una produzione non solo per consumo locale». Negli ultimi due anni sono state rinvenute anche due vasche rettangolari orientati in senso nord-sud che presentavano delle pareti rivestite di intonaco idraulico e sul fondo erano fornite cuvette (recipiente concavo adibito alla raccolta della feccia e scale per la discesa sul fondo. 

Le vasche «servivano per la fermentazione del mosto» - spiega Cavalieri -. «La presenza del torchio è stata ipotizzata sulla base delle tracce ancora visibili. Analisi chimiche effettuate su campioni prelevati all'interno dei doli hanno consentito di confermare che i recipienti erano rivestiti all'interno di resina di pino e pece, sostanze usate nella produzione antica del vino».

Confermata l'estensione della villa romana

La a ricerca archeologica non solo ha permesso di mettere in luce nuovi tasselli riguardo alla storia enologica durante il periodo romano, ma conferma che la superficie della villa si attesterebbe attorno ai 10mila metri quadri. Un’ipotesi che era stata avanzata dal 2005 dall'Universitè Catholique de Louvain in collaborazione con l'amministrazione comunale di San Gimignano.

«La villa romana di Aiano non smette mai di stupirci» ha detto il sindaco Andrea Marrucci. «Ringrazio ancora una volta il professor Cavalieri, il suo gruppo di scavo e l'Università di Lovanio e la Soprintendenza di Siena, per la campagna di scavo e di studio approfondito che il prossimo anno taglierà il traguardo dei 20 anni. Oggi, finalmente, quanto emerso dagli scavi e dagli studi trova una degna e specifica collocazione nel nuovo Polo Museale di Santa Chiara, arricchendo in modo significativo la nostra sezione archeologica, cosi' come, pensando alla futura valorizzazione, fruizione e promozione del sito, è importante l'attivazione dell'Art Bonus per la villa di Aiano, la cui proposta progettuale è consultabile sul sito dedicato del ministero della Cultura».

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