Anteprima Tre Bicchieri 2020. Vignaiolo dell'anno: Leopardo Felici

15 Ott 2019, 16:00 | a cura di
Amore e infinita cura dei particolari: queste sono le caratteristiche che da sempre contraddistinguono Leopardo Felici. Vignaiolo dell'anno per la guida Vini d'Italia 2020 del Gambero Rosso.

Andrea Felici non ha avuto alcun dubbio: prima di avviare suo figlio Leopardo all'amore per la campagna di Apiro e per il Verdicchio l'ha spedito in giro per il mondo per fargli capire cosa significasse lavoro, sacrificio, un diverso sguardo sulla vita e nel modo di affrontarla. Così Leo - come lo chiamano tutti - è andato Londra a lavorare da sommelier per poi finire all'Enoteca Pinchiorri di Firenze. Nel 2007 torna a casa per occuparsi dell'azienda di famiglia (Azienda Agricola Andrea Felici) in prima persona.

Oggi conosce le sue vigne a menadito, parla un fluente inglese e produce due vini annoverati tra le migliori espressioni dei bianchi marchigiani: il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Andrea Felici e la sua Riserva Vigna Il Cantico della Figura. La sua forza è saper vestire con la stessa disinvoltura sia la tuta da lavoro sia gli eleganti doppiopetto che indossa quando è in giro per il mondo a promuovere le sue creazioni.

Leo, descrivi la tua azienda a chi non conosce te, i tuoi vini, il territorio dove operi

Amore e infinita cura dei particolari: queste sono le caratteristiche che da sempre mi hanno contraddistinto. Sono nato nelle terre del Verdicchio, tra Matelica e Jesi, in un piccolo comune di appena 2000 abitanti chiamato Apiro ed è qui che da generazioni curiamo le nostre vigne, con tutto l’amore del mondo. Il mio obbiettivo è quello di fare vini veri, ovvero capaci di esprimere tutto il potenziale della nostra splendida terra.

Cosa vuol dire per te esser un vignaiolo al giorno d'oggi?

Sono convinto che il vignaiolo di oggi non debba solo limitarsi a gestire il vigneto e a fare il vino, ma deve anche essere in grado di viaggiare, far conoscere il proprio territorio specialmente se i suoi vini provengono da una zona poco conosciuta. Si deve essere ambasciatori della propria terra, oltre che ovviamente del vino.

Il tuo è un lavoro complicato stretto tra una natura sempre più capricciosa e burocrazia piuttosto pressante. Come vedi il futuro di questo mestiere? Sarà ancora così appetibile per le nuove leve?

Di fronte a un cambiamento climatico piuttosto evidente e ad una burocrazia a dir poco asfissiante, non posso di certo dire che sarà un mestiere facile. Tuttavia sono un fermo sostenitore dei giovani che vivono con passione ed entusiasmo la propria professione. Di certo il loro modo di vedere le cose “smart” li aiuterà a capire quanto è importante delegare tutto ciò che è burocrazia per concentrare tutte le loro attenzioni ed energie nel vigneto.

Assecondare il cambiamento climatico intraprendendo un tipo di agricoltura sempre più sostenibile sarà un aspetto chiave per il successo.

Pochi sanno che il tuo approccio agricolo è di tipo biologico e che sei certificato. Illustraci gli aspetti positivi e negativi di tale scelta.

La scelta di intraprendere un tipo di agricoltura biologica è stata dettata da una sfida personale: portare avanti una agricoltura nel rispetto degli equilibri naturali. La decisione di non volerlo certificare sulla bottiglia nasce dall’esigenza di evitare quell’equivalenza, non sempre così veritiera, tale per cui il vino è buono perché biologico.

Uno degli aspetti positivi è quello di lavorare nel rispetto di equilibri naturali sapendo di non contribuire all’inquinamento dell’ambiente. L’unico aspetto negativo rimane il peso burocratico.

Hai ricevuto il tuo primo Tre Bicchieri con la Vini d’Italia 2013 per il Cantico della Figura Ris.2009 e l'hai trasformato in un successo travolgente in poco tempo. Quali le strategie per restare a lungo un punto di riferimento per la denominazione dei Castelli di Jesi?

Se qualcuno nel 2012 mi avesse detto che in così poco tempo avrei raggiunto questi importanti obbiettivi, gli avrei risposto di certo che sarebbe stato impossibile. Oggi guardandomi indietro capisco quanto è determinante il non dare mai nulla per scontato e il non pensare mai di essere arrivati, altrimenti non ci sarà mai margine di miglioramento. Quindi, al di là dei prestigiosi riconoscimenti ricevuti posso dire ancora di non sentirmi affatto un punto di riferimento per la denominazione, anzi ritengo di avere ancora tanto da imparare e da perfezionarmi. Perciò lasciatemi ancora tempo per studiare una strategia che possa dirsi ottimale.

Mercati: Italia o estero?

Estero, senza pensieri! Anche se indubbiamente l’Italia rimane una vetrina sul mondo.

Sei stato il primo a imbottigliare una Riserva di Verdicchio nel tappo a vite. Resti dell’idea che sia la soluzione migliore?

Sin dall’inizio della mia esperienza mi sono promesso di impegnarmi sempre a voler migliorare continuamente ed esaltare il mio territorio attraverso il vino. Un primo grande interrogativo che mi sono posto è stato proprio quello di scegliere tra tappo in sughero e tappo a vite. Purtroppo la qualità dei sugheri non è più quella di una volta, tanto da comportare alterazioni organolettiche che modificano gli aspetti originali del vino. Da qui la scelta di adottare il tappo a vite, una chiusura idonea a garantire e proteggere la qualità dei vini e a tutelare quindi il duro lavoro fatto in vigna. In definitiva mi considero ancora un fermo sostenitore di questa chiusura.

Vignaiolo dell’Anno per Vini d’Italia 2020. Dai un consiglio ai tuoi successori.

Nel mondo del vino dobbiamo sempre ricordarci che non si finisce mai di imparare quindi il primo consiglio che mi sento di dare ai miei successori è quello di mantenere sempre un margine di dubbio in tutto ciò che si pensa di sapere al meglio, perché in realtà possiamo dire di non sapere ancora niente. Dalla mia esperienza di vita e professionale, inoltre, ho capito quanto sia determinante circondarsi di persone che possano sposare a pieno il progetto che si ha in mente, perché da soli si è solo una goccia in mezzo a un oceano. Infine, sono convinto che in questo lavoro gli ingredienti principali rimangono l’umiltà, la passione e una sana ambizione.

Az. Agr. Andrea Felici - Apiro (MC) - Contrada S. Isidoro 28 - -0733 611431 - www.andreafelici.it/

a cura di Pierpaolo Rastelli

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