"L'Anteprima dell'Amarone si sposta: nel 2026 sarà a Roma o Milano". L'annuncio del presidente del Consorzio Christian Marchesini

6 Feb 2025, 16:57 | a cura di
Nell'anno delle Olimpiadi invernali si cerca una nuova sede per l'evento di gennaio. Al Valpolicella potrebbe essere dedicata una rassegna a sé a Venezia

Con un secolo di storia sulle spalle, il Consorzio tutela vini della Valpolicella governa oggi un vigneto di 8600 ettari distribuiti in 19 comuni della provincia di Verona, con più di 2400 aziende e 360 imbottigliatori. La denominazione vale complessivamente 6 miliardi di euro, con una crescita del valore fondiario dei terreni vitati del 133% nell’ultimo quarto di secolo. Amarone Opera Prima, edizione del centenario svolta ai primi di febbraio, ha registrato numeri da record: 78 aziende della denominazione ai banchi di degustazione, oltre 400 operatori del settore, 1500 winelover e 106 giornalisti da 26 Paesi. Tra le sfide cruciali c’è quella della segmentazione tra le diverse tipologie di prodotto per evitare confusione tra i consumatori. Di questo e altro abbiamo parlato con Christian Marchesini, presidente del consorzio.

Amarone Opera Prima si è concluso, registrando un bel successo: resterà con questo format o prevedete novità?

Molto probabilmente nel 2026 porteremo l’evento fuori da Verona, anche a causa dello svolgimento delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina che monopolizzeranno gli spazi della città. Non abbiamo ancora scelto la sede. In Italia se la giocano le due città più importanti: Roma o Milano. Se pensiamo all’estero non escludiamo New York, ma è evidente che in questo caso l’ostacolo principale è quello delle risorse.

E l’evento di Cortina conserverà un ruolo?

L’evento di Cortina resta preparatorio. Abbiamo deciso di puntare su Cortina perché pur essendo una località turistica della regione Veneto, era più facile trovare lì i vini della Toscana. Serviva una iniziativa della Valpolicella per portare a Cortina le referenze del territorio, in particolare i nostri rossi, non soltanto il Prosecco e il Pinot Grigio.

Valpolicella vineyards

Potrebbe essere utile che il consorzio realizzi un focus specifico sul Valpolicella superiore? Per esempio, una rassegna oppure una vera e propria anteprima?

È un percorso che abbiamo cominciato con un evento a Venezia. Quella iniziativa potrebbe diventare un appuntamento più direttamente legato all’approfondimento della tipologia del Valpolicella Superiore. Ma un evento in più diventa anche una questione di risorse. Aspettiamo un cambio di passo da parte delle istituzioni.

In che senso?

Serve una scelta autorevole a livello ministeriale con riguardo ai progetti legati agli Ocm promozione. In sede di progettazione bisognerebbe dare un peso e un valore diversi ai consorzi rispetto alle singole aziende. Il contributo a fondo perduto al 50% non è sufficiente, bisognerebbe arrivare almeno all’80% quando si parla di consorzi. Bisogna reinterpretare le logiche della promozione in rapporto alle esigenze dei consorzi. È un paradigma da cambiare. Nel frattempo, il contesto diventa più difficile: una volta un bicchiere di vino rosso era perfino consigliato nell’ambito della dieta mediterranea, riconosciuta universalmente come la migliore. Oggi c’è una comunicazione che spaventa: se bevi un bicchiere di vino sembra che muori.

La tendenza del mercato va verso vini sempre meno alcolici. Può trasformarsi in una minaccia per l’Amarone?

No, non credo che la tendenza possa toccare l’Amarone. Il nostro vino top ha una proiezione mondiale: parliamo di 14-15 milioni di bottiglie vendute ogni anno a dimostrazione del fatto che tanti consumatori ritornano sempre all’Amarone, al di là delle mode. Semmai dobbiamo essere bravi a dare sempre più valore al nostro vino di pregio. La sfida della leggerezza si può giocare sul Valpolicella e sul Valpolicella Superiore. Di recente, Contrada Palui ha messo sul mercato un Valpolicella a 11,5 gradi alcol. Ho fatto i complimenti al titolare dell’azienda Hans Karl Pichler: è una strada interessante.

amarone

Il Valpolicella superiore è un vino fino ad oggi sottovalutato nella rosa delle offerte della denominazione: potrebbe diventare sempre più capace di rappresentare il territorio? Può aiutare a fare chiarezza tra le diverse tipologie?

Come consorzio insistiamo già da qualche anno su questo obiettivo. Serve una corretta segmentazione tra le varie tipologie offerte dalla nostra denominazione, non devono esserci sovrapposizioni. Ogni azienda del nostro territorio dovrebbe intraprendere questo percorso se non l’ha ancora fatto. Siamo troppo complessi, dobbiamo comunicarci meglio ai nostri consumatori

Forse alcune aziende hanno bisogno di ricevere un indirizzo preciso: potrebbero essere utili delle modifiche al disciplinare?

Certo, le modifiche si potrebbero fare: per esempio, si potrebbero fissare dei limiti massimi sull’alcol. Ma se poi ciascun produttore si fossilizza sulla sua posizione diventa difficile cambiare. Il mercato è in movimento: dice sì adesso, ma fra qualche anno potrebbe essere diverso.

Nel 2026 scade l’attuale organigramma del consorzio. Sta già pensando a ricandidarsi?

Non so neanche cosa farò domani mattina, mi pare troppo presto per pensare al 2026. Posso solo dire che faccio il presidente da 11 anni e sono il più longevo della storia della denominazione. Vedremo a tempo debito.

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