Al Festival della prevenzione della Lilt (Lega italiana per la lotta ai tumori) a Milano la dottoressa Antonella Viola torna a far discutere per le sue dichiarazioni caustiche rispetto al vino. Durante un dibattito su infiammazione silente cronica e tumori, l’immunologa ha dichiarato che il vino «è infiammatorio soprattutto per le donne» e che «dovremmo bere solo acqua, le bevande zuccherate e l’alcool indeboliscono la barriera intestinale e favoriscono l’infiammazione». Una nuova stoccata al consumo di vino. Giustificata o no? Lo abbiamo chiesto alla wine educator Cristina Mercuri, candidata a diventare la prossima Master of Wine italiana.
Mercuri, secondo lei le dichiarazioni della dottoressa Viola creano allarmismo?
Premesso che bisogna capire bene il contesto, credo che quanto detto abbia un fondo di verità. È certamente nocivo, ma la verità sta sempre nel mezzo. Rispetto all’alcol puro il vino ha diverse sostanze utili come il resveratrolo e altre sostanze che migliorano la circolazione. Da biologa, competente nella sua materia ha senso che faccia queste dichiarazioni che possono essere veritiere ma anche parziali in termini assoluti. Sono consapevole che l’alcol faccia male, ma nel mio ruolo di wine educator credo che la moderazione sia la chiave.
Non viene intaccato il mondo del vino così?
Dipende tutto da come vengono comunicate certe cose. Stiamo assistendo alla nascita di movimenti che richiedono prodotti con meno alcol, o l’uso di tecniche di dealcolazione. I giovani vanno in questa direzione, cercando vini più slanciati, meno voluminosi. Una scelta che è legata a una voglia di scoprire e approfondire cosa sta mangiando e bevendo. È proprio la curiosità a guidare i giovani al vino.
Cosa perderemmo a non bere più vino?
In una realtà in cui rinunciamo totalmente al vino perderemmo una parte emotiva, edonistica e di piacevolezza del gusto. Insieme ad esso un importante patrimonio europeo che riguarda Francia, Italia e Spagna. Ne soffrirebbe il nostro piacere ma anche una filiera economica molto importante.
Nel suo lavoro come si protegge dall’alcol?
Nella mia professione degusto il vino senza però berlo. Anche quando faccio da giudice a un concorso in cui assaggio 100 vini al giorno, cerco di “sputare” sempre. In realtà non mi sono granché posta questi problemi perché fuori dal lavoro mi godo la bevuta, la compagnia, la piacevolezza del vino, mentre se lavoro l’alcol ingerito è limitatissimo.
Come ci si difende dagli allarmismi?
Bisogna provare a informarsi attraverso più fonti, ripeto: non penso che le dichiarazioni della dottoressa Viola siano false, ma in base a come vengono comunicate possono generare un certo grado di allarmismo. Sono convinta che se si cerca su internet si possono trovare notizie vere, pettinate dai giornalisti, ma anche articoli scientifici attendibili. È compito di chi comunica di creare e diffondere notizie e informazioni equilibrate e bilanciate, ma anche chi ascolta non deve farsi prendere dall’emotività ma informarsi meglio per avere un quadro più chiaro possibile.