“L’azienda in vendita si estende per circa 60 ettari. Attualmente vi sono circa 6 ha di vigneto di cui 3.12 di Brunello Docg… Un antico podere di 500 mq da ristrutturare. Trattativa riservata”. A Montalcino e nelle agenzie immobiliari dei dintorni, gli avvisi di questo tipo sono numerosi tanto che, secondo una stima prudenziale, almeno il 10% delle aziende ilcinesi sono in vendita. D’altra parte nell’ultimo periodo i passaggi di proprietà si sono susseguiti nella discrezione più assoluta, salvo poi svelarne i contorni solo a cose fatte.
I passaggi di proprietà a Montalcino dal 2000 a oggi
I pionieri degli investimenti stranieri a Montalcino sono stati i fratelli italo americani Mariani che alla fine degli anni Settanta hanno creato Banfi, un vero e proprio colosso del settore. Poi, molti anni dopo, fu la volta de Il Palazzone acquisito nel 2000 da Richard Parsons, ex ad di Time Warner e Citigroup. Nel 2008 Riccardo Illy acquistò l’azienda Mastrojanni di Castelnuovo dell’Abate. Nel 2011 fu la volta di Louis Camilleri, ceo del colosso Philip Morris International, che acquistò la Tenuta Il Giardinello e nello stesso anno Claudio Tipa (Colle Massari) si assicurò Poggio di Sotto. Nel corso del 2012 Poggio Landi, tenuta della famiglia Cinelli Colombini, fu acquistata dall’imprenditore argentino Alejandro Bulgheroni mentre la Tenuta Oliveto, di proprietà della famiglia Machetti, passò alla Soleya International Corporation di Panama. Nel 2013, Argiano di proprietà della contessa Noemi Marone Cinzano, passò ad un gruppo di investitori brasiliani.
Le ultime acquisizioni
Un mese fa la Fattoria Casisano Colombaio (53 ettari complessivi di cui 22 di vigneto) è stata acquistata dalla Tommasi Family Estates, l’azienda della Valpolicella che da qualche anno si sta espandendo anche in Toscana. Appena qualche tempo prima i proprietari dell’azienda Carpineto, Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, si erano aggiudicati Il Forteto del Drago (53 ettari complessivi di cui 11 vitati) dalla famiglia lombarda Troise. E ancora tre giovani imprenditori veneti, Massimo Bronzato, Stefano Brunetto e Riccardo Caliari, titolari della società Cloros, a settembre 2014 avevano assorbito l’azienda Le Macioche (3 ettari di vigneto). Sulle somme pagate, le bocche restano cucite oppure si fanno delle stime. Per il Forteto del Drago si ipotizzano 7-8 milioni di euro (fonte Winenews.it), mentre per Le Macioche si parla di 4 milioni.
Montalcinio: valori in crescita per terreni e vini
Negli ultimi anni i valori fondiari ilcinesi hanno raggiunto degli incrementi ragguardevoli. Se nel 1987 un ettaro di Brunello valeva circa 50 milioni di lire oggi si aggira tra i 300-400 mila euro. Anche un ettolitro di Brunello sfuso, però, è diventato molto allettante avendo raggiunto, nelle ultime annate, una quotazione di circa 900 euro. Attenzione però, il prezzo dello sfuso dell’annata 2010 – ammesso di trovarne - potrebbe valere quasi il doppio (1600,00 euro). Insomma le ragioni per fare degli investimenti ci sono e sono valide.
Il momento storico
Ma perché si vende proprio oggi? Secondo Fabrizio Bindocci, presidente del Consorzio del Brunello “Per molte aziende nate negli anni Settanta e primi anni Ottanta, è terminato un ciclo economico aziendale. Poi l’età avanzata dei proprietari o l’assenza di figli o di eredi in grado di proseguire l’attività, non fa altro che accelerare il processo”. Oggi poi, non è più sufficiente essere buoni agricoltori come trent’anni fa, bisogna essere buoni venditori, buoni comunicatori e molto altro ancora: non tutti ce la fanno. Giuliano Dragoni, una vita passata a Col d’Orcia, allarga la visuale: “Molte aziende alla metà degli anni Duemila hanno fatto investimenti importanti (cantine, ristrutturazioni immobiliari, reimpianti, ecc.) appena qualche tempo prima della crisi del 2008 quando le banche hanno stretto i cordoni della borsa, chiedendo il rientro dei fidi. Oggi sono aziende che hanno il fiato corto e sono in vendita”.
Il parere delle agenzie immobiliari specializzate
Sul fronte delle agenzie immobiliari Franco Guerri dell’Agenzia Toscana Immobiliare di Pienza avverte che molte delle aziende in vendita, nemmeno passano attraverso gli annunci: “A funzionare è soprattutto il passaparola. In sostanza c’è un mercato parallelo, specialmente nel caso di acquirenti del settore di altre regioni, oltre ad una maggiore richiesta di privacy”. Molte hanno deciso di vendere perché il mercato è sempre più difficile e competitivo e sono in difficoltà. Ma non sono tutte rose e fiori, ci sono anche delle complicazioni: “Gli ostacoli alle vendite” dice Guerri “sono l’appesantimento della burocrazia e ultimamente anche il Pit (Piano di indirizzo territoriale) sta contribuendo a rendere difficile l’ampliamento dei vigneti, sempre molto richiesto”.
Anche Pierpaolo Giglioni dell’agenzia Tuscanitas di Montepulciano, che ha una specifica attività di vendita di aziende vitivinicole, sostiene che molti sono tentati. Il motivo? “Le quotazioni hanno raggiunto dei valori molto elevati e si preferisce realizzare prima che gli equilibri economici cambino ancora”. E poi aggiunge “ È molto più facile trovare un’acquirente per un’azienda di grandi dimensioni e con un brand consolidato piuttosto che per una piccola cantina, poco conosciuta. Il brand, infatti, svolge un ruolo sempre importante”.
Giancarlo Luciani (Luciani Immobiliare di Montalcino) che gioca in casa, parla di futuro roseo: “Acquistare è un ottimo investimento economico che attrae non solo produttori da altre regioni ma anche investitori stranieri, soprattutto americani. Ad interessare sono le nostre aziende di medio taglio perché in rapporto all’investimento sono quelle con le richieste più equilibrate e dove l’offerta è maggiore”. Luciani conclude dicendo che “la rivalutazione del valore dei terreni continuerà anche perché Montalcino ha una superficie limitata e l’offerta non sarà infinita e quindi il prezzo è destinato per forza a salire”.
Giacomo Buonavita della Great Estate Immobiliare di San Casciano dei Bagni nota che “I prezzi di Montalcino tengono rispetto a quelli di altre zone come il Chianti Classico o Montepulciano dove il brand delle aziende ha un appeal minore. D’altra parte però ogni proprietà è diversa dall’altra pertanto la vendita può anche richiedere due anni. Il trend di richieste è positivo e nel nostro caso chi vende non ha l’esigenza di realizzare subito”.
Previsioni sulle prossime trattative
Scorrendo gli annunci, spesso appositamente vaghi per non riconoscere immediatamente il nome delle aziende, le valutazioni e i prezzi variano a seconda delle dimensioni e vanno da 1,6 milioni di euro a 5,5 milioni e oltre. La prossima trattativa conclusa molto probabilmente sarà l’azienda Cerbaiona di Nora e Diego Molinari, uno dei brand più apprezzati dalla critica - l’americano Antonio Galloni ha giudicato il loro Brunello 2010 con 100/100 - che da qualche tempo è sul mercato. L’unica certezza è che grandi, medie o piccole, le cantine del Brunello sono in buona parte appetibili. È solo una questione di fare l’offerta giusta. Come dicevano gli anziani, la terra è un investimento che non tradisce mai.
a cura di Andrea Gabbrielli
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 9 aprile
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