In questo mare magnum di carbonare a 28 euro ci prendiamo la briga - e anche il rischio – di dirvi che esistono ancora dei posti normali. Quei locali in cui una famiglia monoreddito di quattro persone può pensare di andare a cena senza dover scendere a compromessi con l’ordine. Del resto, può capitare che per rientrare nel budget si prendano due antipasti da dividere in quattro oppure un paio di primi e altrettanti secondi da assaggiare tutti insieme. E poi beccarsi pure lo scherno (via social) da parte del ristoratore di turno, infastidito da queste comande da poveracci…
Trattoria a casa di Rita
Ma fortunatamente la ristorazione continua ad essere quel mondo variegato e democratico che tanto ci piace, in cui resistono posti dove ci si accomoda “solo” per mangiare e può farlo chiunque. E Roma si conferma essere quella madre generosa che accontenta i palati di tutti, che nelle sue viscere anche quelle più impervie e meno scrutate delle borgate e delle periferie, nasconde certe trattorie che se i titolari volessero farsi pagare lo storytelling un tanto al chilo, adesso sarebbero miliardari. Una di queste è la Trattoria a casa di Rita, un posto difficile da trovare pure con il navigatore sotto il naso perché no, non è affatto di passaggio. È una trattoria ben lontana dal salotto buono di Roma, quello del centro o dei quartieri “alla moda”; siamo all’Alessandrino a due passi dal Quarticciolo e poco più in là Tor Pignattara, Centocelle, Casilino. Zone di Roma in cui le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, dove a volte è difficile viverci perché bisogna fare i conti con quella quotidianità un po’ balorda che accomuna tutte le borgate del mondo, sempre l’ultimo ricovero degli ultimi. Ma a Rita tutti questi discorsi non interessano molto, perché quando nel 2007 ha avviato la sua trattoria aveva ben chiaro il tipo di cucina che avrebbe voluto fare. “Ho rilevato l’attività diciassette anni fa, ma qua l’osteria esiste dalla metà degli anni ‘30”. Racconta Rita mentre si muove veloce come la polvere tra i tavoli del suo locale che sorge dove meno te l’aspetti: al piano terra di una palazzina del civico 145 di via delle ciliegie. Un vicoletto senza uscita dove l’ingresso del locale è in mezzo a quello di due abituazioni, a chiarirne l’identità ci pensa quel Trattoria scritto in nero su fondo bianco e qualche lucina da accendere col calar del sole.
Cosa si mangia nella trattoria popolare
A Rita piace essere chiara e schietta, e lo è sin dal momento della prenotazione quando ti spiega esattamente come funziona a casa sua. Menu fisso a 20 euro, l’antipasto arriva d’ufficio ed è un mix di fritti, bruschette e polpette. Poi c’è da scegliere un primo e un secondo tra una serie di piatti disponibili, si chiude con un dolcino, acqua e vino inclusi. Chi vuole portarsi la bottiglia da casa è liberissimo di farlo, a chi chiede caffè o amari, Rita – che ha la battuta e la risata sempre pronte – consiglia di andare al bar “Che mica posso fa’ tutto io”. No infatti, ma intanto vi diciamo che quello che fa le riesce molto bene. Parliamo di piatti casalinghi preparati come se a quei tavoli si dovessero sedere i suoi familiari, Rita usa ingredienti semplici dal food cost basso ma su certe cose non vuole sentire ragioni “Io l’olio di semi lo uso solo per la frittura. Per tutto il resto solo l’extravergine di oliva, adesso che è aumentato ne uso un poco di meno ma di certo non lo sostituisco con qualche altro oliaccio”. Rita è così, schietta e sincera e lo è pure quando prende la comanda “Allora, i primi romani ce stanno tutti. Ma quest’altri li facciamo noi e sono più buoni” e segue una lista di 4/5 paste tra le quali colpiscono certi taglioni con menta e pecorino e delle pappardelle con la pajata e i carciofi. Arrivano al tavolo due piatti con almeno un paio di etti di pasta ognuno, condita generosamente, gustosa e quel condimento di menta e pecorino è proprio una bella scoperta. Stesso discorso per i secondi, c’è da scegliere tra trippa, pollo alla cacciatora, coratella, spuntature al sugo. Vada per pollo e trippa, porzioni più ridotte ma ben condite e di gran gusto, insieme arriva pure una cicoria bella piccantina.
I piatti preparati in più per aiutare chi è in difficoltà
Tra una portata e l’altra Rita, che fa la spola tra sala e cucina dove può contare sull’aiuto della figlia, racconta un po’ la sua storia “Sono nata a Nola ma sto a Roma da sempre. Nella vita ho sempre lavorato tanto sin da ragazzina e quando ho avuto la possibilità di prendere questo posto, l’ho fatto perché finalmente potevo lavorare per me”. Mentre racconta, muove le mani e a vederle bene sono quelle di una donna che non si è mai risparmiata e che si è dovuta reinventare più volte. “Questo locale l’ho comprato, ho usato tutti i miei risparmi e ovviamente ho acceso pure un muto. Durante il covid è stata dura perché non lavorando non riuscivo a pagare le rate e quindi mi sono messa a fare le pulizie negli uffici e nelle abitazioni. Avevo paura di perdere tutto ma alla fine ce l’ho fatta”. Sarà perché la sua vita non è stata propriamente una passeggiata, ma Rita non si tira indietro se c’è da aiutare chi è in difficoltà ed ha tutto un modo suo di gestire la spesa del ristorante anche in funzione di questo. “Io uso tutte e due le sale solo nel weekend e allora prendo prenotazioni per 45 massimo 50 personae. Il resto della settimana, lavoro solo in saletta dove faccio sedere una ventina di persone e su questo numero mi regolo con la spesa”. La mattina va al mercato della Certosa, vicino casa sua dove ha pure un piccolo orto, e fa la spesa che si carica in macchina e poi al pomeriggio avvia la linea. “Arrivo qui per le 15, entro in cucina, accendo la radio e comincio a preparare per la cena in base a quei 20 massimo 25 prenotati che prendo”. Ma prepara sempre qualcosa in più perché vicino casa sua ci sono due, tre famiglie che non se la passano bene. “M’ invento che certi tavoli non si sono presentati e porto carne, verdura, pane” racconta Rita che, generosità a parte, detesta gli sprechi infatti a chi non riesce a finire i piatti, lascia - senza che le venga chiesto - pellicola e contenitori di alluminio per sistemare il cibo rimasto e portarselo a casa.
Favino, Zero Calcare e Anthony Bourdain
E infine, balzano agli occhi sparse sulle parteti le tante foto di Totti e della Roma che s’intervallano con quelle di Antony Bourdain. Sulla prima passione è tutto abbastanza chiaro, circa gli scatti del compianto chef statunitense chiediamo a Rita di spiegarci “nel 2016 quando faceva quel programma per la tv americana (Parts Unknown trasmessa dalla CNN, ndr) una parte della puntata dedicata a Roma ha scelto di girarla qua da me. È stato proprio bello, ci siamo divertiti". Ma senza scomporsi tanto, Rita tiene a precisare che la sua trattoria è frequentata da diverse persone famose “Zero Calcare qua ci ha festeggiato il suo compleanno, ma spesso viene a mangiare anche Favino e poi l’altra, come si chiama… quella che ha fatto i Cesaroni. Insomma, so’ diversi i vip, ma io i nomi non me li ricordo perché per me i clienti miei sono tutti uguali”. E se siete d’accordo, crediamo che non ci sia nient’altro da aggiungere.
Trattoria a Casa di Rita - via delle Ciliegie, 145 - Roma