Ci mettiamo qualche istante per capire come attraversare il fiume di motorini davanti a noi. Un paio di traverse e ci infiliamo nell’ascensore dell’Hotel Reverie Saigon, saliamo al primo piano ed eccoci nel salotto di Da Vittorio – Saigon. Luci soffuse, musica jazz di fondo, tavoli super distanziati, tante sale private. In pratica, un altro mondo. Eravamo già stati a pochi giorni dall’apertura, lo scorso ottobre, e ci aveva impressionato, tanto da premiarlo come Apertura dell’Anno nella nostra guida Top Italian Restaurants sulla ristorazione tricolore all’estero.
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Da Vittorio Saigon
La famiglia Cerea ha ampiamente dimostrato di avere una marcia in più a livello internazionale, calandosi perfettamente nella cultura del luogo, traghettando ricette e sapori con gusto e semplicità. Qui in Vietnam la sfida è particolarmente difficile, in cucina troviamo un giovane giramondo: Matteo Fontana, 33 anni, con lui, sous chef Keisuke Nishikawa, in sala: Roberto Cini Mencacci.
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Chef Matteo Fontana
Come sei arrivato qui?
Tutto parte da Ciccio Sultano, dovevo lavorarci 4 mesi, sono diventati 4 anni. Il suo rispetto per la materia prima e la tradizione sono due totem per me. Poi, sono passato da Aimo e Nadia, per poi lanciarmi ad Abu Dhabi, con la famiglia Maccioni sono stato 3 anni mezzo; ci siamo levati tante soddisfazioni e poi l’India. Ho fatto la spola tra New Delhi, Mumbai e Bangalore. Torno in Italia nel 2020 ed entro il contatto con Bobo Cerea, due anni a Brusaporto, ed eccomi qui in Vietnam.
Il primo impatto?
Beh, arrivavo dall’India, che è stata abbasta choccante come esperienza, il ristorante era in un 5 stelle lusso ma nelle vie accanto c’erano dormitori a cielo aperto, differenze mostruose. Qui ho trovato il fascino del sud-est asiatico, una città vibrante, piena di tanti piccoli ristoranti e bar, con una comunità europea diffusa. E qui la classe media c’è. Come spirito di città e vivibilità mi piace molto.
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Il team di Da Vittorio Saigon
E con una cultura gastronomica diffusa
Il cibo è alla base della loro vita, un po’ come a Bangkok. Ci sono tantissimi ristoranti che fanno una sola specialità, penso al pho, la classica zuppa di noodle, il bun cha o il bành mi, il panino con patè di maiale, che varia da famiglia a famiglia e ricette tramandate. Poi, hanno delle erbe aromatiche meravigliose. Tante le similitudini con l’Italia, la cultura del cibo è profonda, ci sono tantissime versioni della stessa ricetta. Ho girato tantissimo, provato davvero di tutto in questi mesi in Vietnam e non ho mai avuto nessun fastidio.
Con le materie prime come ti muovi?
Appena siamo arrivati, abbiamo pensato a come riproporre i paccheri al pomodoro (foto in apertura). Ho girato parecchio e ho trovato delle fattorie biologiche nella zona di Da Lat, ora abbiamo un filo diretto con gli agricoltori, prendiamo un datterino giallo e uno rosso che abbiniamo ai pomodori pelati di Paolo Petrilli, un mix perfetto. Mentre la pasta è la Mancini che abbiamo importato con non poche difficoltà perché non era reperibile sul mercato. Il 70% delle materie prime Da Vittorio sono italiane, qui hanno del pesce molto buono: sogliole, triglie, soprattutto i granchi, mentre meno sula carne, che importiamo dall’Australia. Uno degli ingredienti locali più sorprendenti sono i thien ly flower, fiorellini non ancora sbocciati, molto, molto saporiti.
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Linguina al granchio
Piatto che piace di più?
La linguina al granchio! Prendiamo 3 tipi di granchi diversi, con la testa facciamo la bisque, alla base un pesto di menta, copriamo con gel di limone. E poi i paccheri, all’inizio avevamo paura per la cottura molto al dente della pasta, ma spiegandolo e raccontandolo oggi piacciono tantissimo. E hanno imparato a fare la scarpetta. E poi tra i signature, un piatto che sintetizza lo stile Da vittorio: spaghetto tonno crudo, bagna cauda e pistacchio. Tre ingredienti: semplicità, innovazione e gusto.
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Aragosta, barbabietola, burrata e fiore di Thien Ly
Non c’è nulla di simile in Vietnam sulla cucina italiana
Nella percezione comune qui il ristorante italiano fa pasta e pizza. Dobbiamo educare che la cultura italiana è anche altro, tanta fatica e tanto tempo. Ma stiamo facendo capire che si può fare un’esperienza completa e di livello come sono già abituati a fare nei grandi ristoranti locali francesi o giapponesi. Vediamo soprattutto tante coppie giovani che vengono e tornano, sono curiosi, vogliono scoprire. La nostra missione è portare un messaggio di autenticità.
In chiusura, dove lo mandi un italiano curioso e affamato a Ho Chi Minh City?
Prima tappa Banh Xeo 46a, il bang xeo, una sorta di crepe di farina di cocco, cotta nell’olio, farcita classicamente con gemogli di soia, o gamberi e maiale, servita con un bouquet di erbe e insalate che usano a mo’ d’involtini, un po’ come la nostra scarpetta nel pacchero. Un posto per un bel drink, pre-cena, è Clay, nel distretto di Thao Dien, sul fiume, bellissimo, anche come cucina è valido, ma perfetto per aperitivo o fine serata. Se siete in vena di pizza, la migliore in città è quella Terraviva. Mentre per mangiare un pho fatto veramente bene, bisogna andare da Pho pasteur, accanto alla chiesa rosa. Molto local, molto vero.
Da Vittorio - Vietnam - Saigon - Ho Chi Minh City - Level B1 & 1, 22-36 Nguyen Hue Boulevard & 57-69F Dong Khoi Street - https://www.davittorio.com/en/restaurants/da-vittorio-saigon.html