Scusa, Milano, hai mica le vertigini? La città più alta d’Italia, l’unica dotata di un vero skyline, il cielo lo solletica e lo seduce. Ci lavora, ci dorme, ma preferisce non mangiarci. Il capoluogo lombardo vanta sette dei dieci più alti edifici d’Italia (la Torre Unicredit, le tre torri di City Life – Isozaki, Hadid e Libeskind -, il Palazzo Lombardia, la Torre Solaria, la Torre Diamante) ma nessuno di essi ospita un ristorante al rooftop, e nemmeno un bar, se per questo. E così il primato del desco più alto d’Italia spetta a Torino, che grazie alla lungimiranza di Intesa San Paolo ha piazzato dal 35° al 37° piano del suo grattacielo, alla quota di 167,25 metri, una bellissima serra bioclimatica che ospita il ristorante stellato Piano 35 (due forchette Gambero Rosso) con la consulenza di Marco Sacco del Piccolo Lago di Mergozzo (in cucina c’è Christian Balzo) e più in alto ancora il lounge bar curato dal figlio di Marzo, Simone Sacco.
Eppure Torino non ha la selva di pinnacoli che vanta Milano. Città, questa, che negli ultimi quindici anni ha fatto del suo sviluppo verso l’alto una prova di virilità verso il resto del Paese, così come si vanta di avere la scena gastronomica più vivace d’Italia: non è forse vero che è a Milano che qualsiasi chef dotato di un minimo di ambizione vuole sbarcare? Eppure nessuno ha pensato di unire i puntini, scegliendo di fare abbracciare due dei più grandi fattori di trasformazione di Milano in una metropoli di respiro europeo: un iconico sviluppo edilizio e un altrettanto iconico sviluppo gastronomico. Altezza sarà pure mezza bellezza ma non è certo mezza bontà. Non a Milano.
Certo, ci si è messo il Covid. Il 12 febbraio 2020, proprio poche settimane prima che l'Italia chiudesse per pandemia, il Gambero Rosso fece un reportage con tanto di video sull'apertura, prevista nel giro di alcuni mesi, del nuovo ristorante con vista in cima alla Torre Galfa, un edificio di 109 metri in Melchiorre Gioia. Poi arrivò l'apocalisse e di quel progetto non si è saputo più nulla. Resta Mi View, al ventesimo piano della Torre JWC al Portello, da qualche tempo gestito dalla società di Artigiano in Fiera, che ha dato un po’ di continuità a un progetto gastronomico che con questo edificio ha flirtato a lungo, senza grandi risultati.
Dapprima la storia travagliata di Unico, una sfilza di bravi chef a succedersi in cucina, Fabio Baldassarre, Fabrizio Ferrari, Felix Lo Basso, ma continui stop and go anche per i sospetti di infiltrazioni camorristiche e un amore mai scoccato con la città, poi un lungo fermo e la riapertura con il nuovo brand. Mi View è un buon ristorante, lo chef Christian Spagnoli fa un discreto lavoro, la vista è comunque affascinante. Ma il JWC è alto 78 metri, è decisamente bruttino, tutt’altro che iconico, e il centro è lontano. Insomma, Milano merita di meglio. E sì, sappiamo che immaginare una cucina a duecento metri d’altezza pone molti problemi progettuali, ma Milano è la città delle sfide, che diamine! E poi se Torino ce l’ha fatta, perché non dovrebbe riuscirci la cugina maggiore, ad appena 55 minuti di treno di distanza?
Le terrazze più belle di Milano
Così, quando qualcuno mi chiede dove fare una cena panoramica a Milano, le risposte sono sempre quelle: al Ceresio 7 con la sua vista newyorkese, alla Terrazza Gallia con il suo sguardo inconsueto sul corpaccione simil-babilonese della stazione Centrale, alla terrazza di A’ Riccione al Brian&Barry Building che domina la San Babila in piena trasformazione. Gli amanti del Duomo lo sbirceranno da Spazio Romito o dal Giacomo Arengario mentre le anime inquiete troveranno requie nella vista molto “urban” della torre Prada. I modaioli si arrampicheranno al dodicesimo piano dell’hotel Melià a Porta Nuova, per bere qualcosa al Radio Rooftop Bar. Di indirizzi dove mangiare tra il sesto e il decimo piano ce ne sono molti, alcuni sono veri luoghi segreti che pettinano i tetti della Milano centrale. Ma sono certo che un ristorante di qualità, con un chef stellato, in cima a uno dei gradini più alti dello skyline darebbe alla città un nuovo motivo di orgoglio e rilancerebbe un hype un po’ appannato negli ultimi tempi. Sicura, Milano, che vuoi perdere questa partita?